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Ricomincia un anno scolastico.

La scuola è uno dei campi in cui si generano più facilmente conflitti tra genitori e figli. Le aspettative dei genitori, che siano espresse o meno, hanno un peso sull’impegno e sul risultato scolastico del figlio. Per un genitore è difficile trovare la giusta dimensione tra il suo essere una figura di riferimento, il lasciare spazio e il dare indicazioni o imporre scelte per esempio per quel che riguarda l’indirizzo di studi da seguire.

E’ un problema che si pone soprattutto nel passaggio tra la scuola media e la scuola superiore, momento in cui spesso i ragazzi non hanno le idee chiare su quello che vogliono fare o magari ce l’hanno ma non riescono a esprimerle in modo chiaro, spesso si inseriscono i genitori con i loro progetti, le loro aspettative, le loro convinzioni, a volte le loro frustrazioni. Approfittando dell’incertezza impongono le loro scelte con conseguenze importanti nel rapporto del figlio con la scuola, per esempio il rischio di allungare il suo percorso scolastico o di favorire l’abbandono degli studi.

A volte non riescono a percepire il figlio come un individuo autonomo ma lo vivono piuttosto come un prolungamento di sé perciò tendono a dare per scontato che egli abbia i loro stessi gusti e le loro stesse preferenze. Lavorando a scuola capita di incontrare situazioni di questo tipo.

Antonio viene con il padre che lo porta al colloquio perché lo vede in difficoltà sia come inserimento nella classe, sia come rendimento scolastico. Parlando poi con il ragazzo viene fuori che a lui questa scuola proprio non piace, non si trova bene con le materie scientifiche, lui avrebbe voluto prendere il liceo artistico, ma il padre, ingegnere non aveva voluto. Lo vedeva piuttosto seguire le sue stesse orme.

Trovarsi in un contesto che non gli apparteneva lo faceva sentire inadeguato con ripercussioni importanti su tutto ciò che riguardava la scuola. Questo papà faceva fatica a percepire il figlio come individuo autonomo, da qui l’istinto di intervenire e prendere decisioni per il suo bene. Le intenzioni erano buone, ma poco calate nella realtà e nei bisogni di Antonio.Il ragazzo da parte sua, aveva le sue difficoltà ad esprimere in maniera definita il suo punto di vista. Aveva paura delle reazioni del padre e non voleva deluderlo.

Intendiamoci, un errore nella scelta scolastica non può, da solo, generare danni irreversibili, piuttosto si inserisce in un equilibrio delicato, come elemento di stress in più. Se è un meccanismo che si verifica spesso, possiamo immaginare che un ragazzo si trovi spesso in situazioni che non gli appartengono, in cui non si riconosce e che questo alimenti la sua insicurezza.

Come genitori dobbiamo fare tutto il possibile per favorire il meglio per i nostri figli, ma nel fare questo dobbiamo considerarli come persone, osservarli, ascoltare quello che hanno da dire, riuscire a distinguere tra quello che ci vogliono dire per farci contenti e quello che invece rappresenta davvero se stessi.

Se un padre esprime pareri negativi su chi non sceglie il liceo classico, e poi chiede al figlio che scuola gli piacerebbe, è probabile che il ragazzo risponda quello che egli vorrebbe sentirsi dire, cioè il liceo classico, ma è anche molto probabile che sia una risposta accondiscendente e non sincera.

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