Il gip di Genova Roberta Bossi si è riservato ogni decisione. Si è conclusa così, dopo circa un’ora, l’udienza fissata per discutere l’opposizione all’archiviazione richiesta dal pm di Genova Airoldi nei confronti di Tiziano Renzi, padre del premier Matteo Renzi, indagato per la bancarotta della Chil Post, la società di marketing da lui guidata che ha sede nel capoluogo ligure. Il 9 giugno il gip non aveva accolto la richiesta della Procura, che a fine marzo aveva chiesto che il padre del premier fosse scagionato, per fare ulteriori approfondimenti.
Il giudice ha ascoltato il legale del creditore che si è opposto alla richiesta di archiviazione e poi il pm che ha ribadito la propria richiesta di archiviare perché le indagini non hanno portato a prove concrete sulla responsabilità di Tiziano Renzi nel dissesto finanziario della Chil Post.
Il gip adesso ha tre possibili decisioni, che potrebbe rendere note già alla fine della prossima settimana: il gip infatti potrebbe accogliere la richiesta di archiviazione oppure negarla, ma potrebbe anche chiedere un supplemento di indagini. Indagini che, al momento, non vedono alcun coinvolgimento sotto alcun aspetto di Marco Lotti, padre del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti. Secondo il quotidiano Libero, il padre del braccio destro del premier avrebbe firmato con altri funzionari della Bcc di Pontassieve la concessione di un mutuo da oltre 650 mila euro per la Chil Post che venne deliberato il 22 luglio 2009.
Aggiornamento dell’1 agosto 2016 – In data 30 luglio 2016 l’inchiesta per bancarotta a carico di Tiziano Renzi, nell’ambito del fallimento della Chil Post, è stata archiviata. Nelle motivazioni del gip del tribunale di Genova Roberta Bossi si legge che Renzi padre “non operò come socio occulto dopo la cessione del ramo d’azienda della Chil Post”. La bancarotta “fu determinata da altri” e “la cessione del ramo d’azienda non ha determinato la diminuzione del patrimonio ai danni dei creditori”.