Cucina

Cheese Bra 2015, 7 motivi per non perdere la fiera sulla produzione lattiero-casearia, tra produzioni italiane e chicche introvabili

Il tema di questa edizione “Alle sorgenti del latte” è la montagna. Conferenze, dibattiti e laboratori saranno incentrati soprattutto sulla biodiversità delle singole realtà montane, sulle problematiche della lavorazione e sulle “case history” di giovani che hanno scelto di vivere e lavorare tra le vette e gli alpeggi, cambiando stile di vita e tenendo vive le antiche tradizioni del proprio paese

di Giulia Cacopardo

Cheese è la fiera, organizzata ogni due anni, da Slow Food a Bra, in provincia di Cuneo è quest’anno si terrà dal 18 al 21 settembre. Per partecipare basta recarsi a Bra, l’evento è a ingresso libero e si svolge per le vie della città. Giunta alla sua decima edizione, Cheese coinvolge produttori di tutte le parti del mondo ed è un’occasione per imparare tanto su ciò che c’è da sapere della produzione lattiero-casearia, assaggiare e acquistare prodotti di altissima qualità, in alcuni casi introvabili.

Ecco 7 “buoni” motivi per non perdersi Cheese 2015.
Passeggiando per le vie Marconi e Principi di Piemonte ci si può fermare presso gli stand dei Presìdi (quest’anno saranno 50 provenienti da 14 paesi diversi). Sempre attento alla tutela delle razze autoctone, dei prodotti artigianali e delle tecniche tradizionali, il Progetto dei Presìdi ha inserito come new entry di questa edizione, i formaggi di capra orobica lombarda e lo skyr, un formaggio fresco islandese, ma numerosissime sono le curiosità da scoprire per chi non è mai stato a Cheese, come l’oscypek polacco, il latte di cammello dei pastori karrayyu dell’Etiopia, il formaggio di capra argentino o il caciofiore romano prodotto con caglio vegetale.

Oltre alle particolarità dei Presìdi, è possibile assaggiare e acquistare i prodotti della tradizione casearia regionale italiana, europea e statunitense presso il Mercato dei Formaggi oppure lungo la “Via degli Affinatori”.

Presso la Gran Sala dei Formaggi, sotto il porticato di Corso Garibaldi, sarà ospite di questa edizione la produzione della Spagna: in particolare, i formaggi dell’Asturia saranno abbinati a sidro e a etichette spagnole o italiane.

Tra i 37 Laboratori del Gusto (con prenotazione e a pagamento), si segnalano quelli dedicati a insoliti abbinamenti come whiskey e formaggi irlandesi, grappe, formaggi e sigari toscani oppure erborinati e gin, vodka o rum e, infine, formaggi in abbinamento con birre artigianali di montagna. Si può trovare sul sito dell’Associazione www.slowfood.it il programma completo dell’evento.

Ci saranno anche punti in cui gustare le Cucine di strada (pani ca’ meusa, arancini e panelle palermitani, panzerotti di Lecce, focaccia di Recco e olive all’Ascolana…) – o fermarsi per uno spuntino: i Food Truck, la Piazza della Birra e quella della Pizza. Uno spazio sarà anche riservato ai prodotti gluten free, grazie alla collaborazione con l’Associazione Braidesi uniti per la celiachia.

A proposito di pizza, novità di quest’anno sarà uno spazio didattico, in cui genitori e bambini potranno conoscere le materie prime e i segreti della buona pizza, e i Laboratori di Pizza.

Il tema di questa edizione “Alle sorgenti del latte” è la montagna. Conferenze, dibattiti e laboratori saranno incentrati soprattutto sulla biodiversità delle singole realtà montane, sulle problematiche della lavorazione e sulle “case history” di giovani che hanno scelto di vivere e lavorare tra le vette e gli alpeggi, cambiando stile di vita e tenendo vive le antiche tradizioni del proprio paese e della famiglia. E’ per questo che la Piazza della Biodiversità – altra novità di questa edizione – presenterà prodotti di montagna provenienti da tutto il mondo: oltre ai formaggi, anche mieli, ortaggi, legumi, tuberi, frutta, erbe spontanee delle vette di tutto il pianeta, insieme a molte specialità gastronomiche montane, preparate sul posto dai cuochi Slow Food.

Sul tema della biodiversità montana si è espresso Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus e responsabile scientifico di Cheese: i contributi europei sono l’unico sostegno che giustifica l’alpeggio da un punto di vista economico: se i pastori dovessero basarsi solo sul mercato, i pascoli sarebbero frequentati solo da pochi eremitici sognatori. Però è chiaro che non si può andare avanti così all’infinito. Cosa faremo a quel punto con le aree marginali? Formaggi e burro d’alpeggio sono così buoni grazie alla biodiversità dei pascoli, curati dalle vacche che li brucano, a loro volta portate lassù da chi ancora ha il coraggio e la tenacia di credere nella bellezza di tutto questo. Non va dimenticato che una montagna curata e un pascolo attivo sono un grande aiuto a valle in caso di maltempo. Il pastore che va in alpeggio è anche una sentinella importante per l’ambiente.

E’ questo uno spunto di riflessione su ciò che ci sta dietro quel che mangiamo. Se da un lato i contributi europei “salvano” le produzioni montane (almeno per ora), dall’altro Slow Food è costretta a lanciare una campagna di raccolta firme contro la possibilità di utilizzare latte in polvere per la produzione casearia in Italia, voluta dall’Ue. Era il 2000 quando Slow Food si era mossa in difesa dei formaggi a latte crudo. Ancora una volta – dopo 15 anni – l’Associazione sta ponendo impegno per preservare il patrimonio di biodiversità italiana, i prodotti made in Italy e il know-how artigianale, questa volta promuovendo una raccolta di firma a favore della legge italiana 138 dell’11 aprile 1974. La raccolta firme, sulla piattaforma Change.org, dovrà concludersi entro il 29 Settembre, data di messa in mora da parte dell’Ue, affinché l’Italia si adegui alle indicazioni europee.

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