La vittoria di Syriza e l’elezione di Alexis Tsipras a primo ministro greco hanno suscitato molte aspettative e speranze in tutta Europa. La stessa vittoria dei NO nel referendum del 5 luglio scorso aveva rafforzato questa speranza. La sottoscrizione del diktat imposto dall’Unione Europea ha quindi rappresentato una forte delusione e le divisioni nate in Syriza in seguito a quella firma costituiscono un ulteriore fattore di sconcerto e disorientamento.
Riteniamo sbagliato addossare a Tsipras e a Syriza la responsabilità di questa situazione. Il diktat dell’Unione Europea ha segnalato in modo brutale quali sono gli attuali rapporti di forza tra le classi a livello europeo. La responsabilità principale di questa situazione non può certo essere addossata sulle spalle di chi più di tutti ha provato a rovesciare le politiche di austerità. La responsabilità di questa situazione ricade sulle nostre spalle – sulle spalle delle sinistre e del movimento operaio di tutta Europa – e ci obbliga ad un salto di qualità nella costruzione di un movimento di lotta italiano ed europeo contro le politiche neoliberiste e questa Unione Europea a trazione tedesca.
L’errore che abbiamo fatto – noi per primi – è stata di sopravvalutare la possibilità della sola Grecia di rovesciare una situazione così pesantemente compromessa. Il nostro stesso slogan “cambia la Grecia, cambia l’Europa” si è rivelato non realistico, ha generato illusioni ed è all’origine di larga parte della delusione odierna.
Si tratta quindi di riprendere la lotta a partire dalla piena consapevolezza delle pesantezza della situazione ma anche del fatto che abbiamo perso una battaglia ma non la guerra. Dobbiamo quindi ripartire da una situazione più difficile di quella che ci eravamo immaginati sei mesi fa evitando di farci guidare dagli stati d’animo o da nuove illusioni.
Come sostenevamo nelle nostre tesi congressuali del Congresso di Perugia nel 2013: “L’Unione Europea così com’è stata costruita è strutturalmente un’Europa neoliberista a trazione tedesca, che sta distruggendo il livello di civiltà conquistato nel secondo dopoguerra ed è concreta la possibilità che questa gestione della crisi la porti ad implodere e disgregarsi. Allo stato attuale, senza metterne in discussione le fondamenta, ovvero i trattati vigenti e ruolo della Bce, il patto di stabilità e crescita e il fiscal compact, è inesistente la possibilità di modificare dall’interno l’Unione Europea, puntando sull’ipotetica costruzione di una “Europa politica”, come vengono proponendo il Pd e la socialdemocrazia europea. Il sistema di governance europea esiste, si fonda sul dogma monetarista, e non prevede democrazia nelle scelte di politica economica ma, appunto, piloti automatici. Questa constatazione, fermo restando il giusto intento, che qui ribadiamo, di conseguire una dimensione europea del conflitto di classe e del processo di trasformazione, mette però in discussione il punto di analisi che ci aveva caratterizzato e che individuava nell’Unione Europea uno spazio aperto alla possibilità di determinare politiche di fuoriuscita dal neoliberismo.”
Questa analisi risulta confermata da quanto accaduto in Grecia.
Nella situazione di divisione che ha determinato per il governo greco la perdita della propria autonoma maggioranza parlamentare, riteniamo corretto che Tsipras abbia deciso di rassegnare le dimissioni e di avviare il percorso per arrivare a nuove elezioni. Proseguire l’attività governativa basandosi sull’appoggio delle forze che hanno portato al disastro la Grecia avrebbe cancellato ogni possibilità di porre in discussione le politiche di austerità.
Esprimiamo quindi il nostro pieno sostegno a Syriza e a Tsipras ed auspichiamo che possano vincere le elezioni greche di domenica 20 settembre, dando vita ad una maggioranza parlamentare autosufficiente e quindi ad un governo in grado di contrastare nel concreto i contenuti antisociali presenti nel memorandum, di ristrutturare il debito e di continuare la battaglia contro questa Europa naoliberista e i suoi trattati. Per questo auspichiamo che le divisioni di oggi possano essere ricomposte nel nome della comune lotta contro l’austerità e il neoliberismo.
Riteniamo parimenti necessario avviare immediatamente il percorso di costruzione del soggetto unitario della sinistra in Italia. Contro questa Unione Europea e le politiche liberiste non bastano le lamentele: serve un vero e proprio Comitato di Liberazione Nazionale ed Europeo. Solo una forte sinistra antiliberista e un grande movimento di lotta da costruirsi in ogni paese e in tutta Europa può rovesciare questa Unione Europea e costruire un’Europa dei popoli.