Mia moglie ha recuperato due grandi buste di oggetti depositati in cantina che non abbiamo mai, o quasi mai, usato in ventinove anni di vita familiare. Sorpresa, abbiamo recuperato pentole, servizi di piatti, una friggitrice, vassoi di vetro lavorato in simil cristallo, qualche oggetto artistico. E’ il terzo repulisti che facciamo dopo aver letto che raccolgono materiale per allestire alloggi per i migranti.
Ci siamo guardati negli occhi e abbiamo condiviso la necessità e l’opportunità di contribuire. Abbiamo alleggerito gli scaffali dove c’erano ammucchiati servizi di bicchieri e tazze e una pazzesca quantità di oliere e saliere, ciotole per la prima colazione. Se decidiamo di passare ai vestiti e al settore coperte e lenzuola, la pesca sarà ancora più lucrosa. Penso che abbiamo conservato giacconi e pullover come nuovi, alcuni mai usati, precisiamo niente roba di lusso, non è il nostro target, ma come famiglia che si può definire di piccole/medie possibilità, abbiamo riserve di beni di ogni genere acquistati in surplus, rispetto a ciò che realmente ci serve ed usiamo, eccetto le cosiddette “riserve strategiche” ovvero le scarpe e gli abiti per i grandi freddi o quelli delle “occasioni importanti” che, meno male, sono quasi del tutto scomparse .
Vogliamo parlare dei libri? Scaffali riempiti di ogni genere di testi dalle opere complete di Lenin, alle enciclopedie storiche,a quelle scientifiche e specialistiche, narrativa, saggistica, fumetti, libri di viaggio, le vecchie cassette audio, poi i Cd, Dvd, ed ora tutto nei lettori e negli smartphone, dove entrano tonnellate di immagini e suoni, scritti, più di quanti riusciremo mai a vedere, ad ascoltare e soprattutto a leggere. La proprietà di beni intellettuali come sono i libri e i film è un altro modo di rappresentare le differenze sociali, noi abbiamo quantità industriali di potenziali conoscenze ma non sappiamo cambiare nemmeno la più piccola particella di realtà; fuori nel mondo c’è un’umanità priva di ogni cosa, miliardi di persone che soffrono e in mezzo a loro ci sono tanti migliori di noi che semplicemente le condizioni di vita materiale impedisce di esprimersi, perfino di vivere!
La favola dello sviluppo che ci sta stritolando si concretizza in una massa abnorme di beni prodotti per soddisfare i desideri indotti da chi li realizza e non per fornire all’umanità in modo giusto ed equilibrato cosa e quanto veramente serve.
Il debito finanziario mondiale è tre volte il Pil mondiale, la liquidità che gira vorticosamente intorno al mondo ogni giorno, è come uno tsunami che arriva e crea un’effimera percezione di arricchimento collettivo, che da Shanghai o il Guandong, da Wall street o da qualche “isola del tesoro” paradiso fiscale, se non dalle austere casseforti svizzere o del Lussemburgo di Jean-Claude Juncker, domina l’economia e la piega agli interessi dei costruttori di moneta artificiale. Quest’abbondanza di denaro facile è una pacchia per gli investitori di tutto il mondo: infatti possono comprare qualunque cosa (azioni o obbligazioni) prendendo a prestito tutto il denaro che vogliono. Chi ne paga le conseguenze sono i piccoli, ex risparmiatori che s’indebitano davanti al miraggio di arricchimenti facili e spendono e spandono, fin a quando improvvisamente chi dà le carte intima che “la festa è finita” e così da un momento all’altro le azioni si svalutano, le garanzie e i fidi bancari cessano e tutta questa gente (come ora accade in Cina) si trova improvvisamente con le pezze al culo. Cosi l’onda finanziaria dei migliaia di miliardi di fondi, contratti, “equity” ma nient’affatto “fidaty”, ricomincia a girare da un’altra parte e contamina l’economia successiva.
A nessuno viene in mente che il capitalismo industriale che costruiva treni, ponti, dighe, case dei lavoratori, oggi ha lasciato il passo ad una forma di capitalismo industriale accattone, che costruisce oggetti di consumo che si distruggono in pochi anni che si finanzia in un mercato del denaro facile e volatile ed ha bisogno di veder crescere di continuo la domanda altrimenti fallisce e quindi ecco che le nostre case si devono per forza riempire di ogni possibile oggetto, quando non è più sufficiente il bisogno indotto e poi il desiderio umano si passa a quello animale. Le bestie domestiche consumano molto di più di quanto un migrante della Sierra Leone potrà mai immaginare, è la legge del mercato e non ci si può riparare. Ora ci si accorge che non è più possibile continuare così ma ciò non significa che quest’economia distruttrice di risorse e di coscienze lasci il posto ad un’altra compatibile con la vita e la giustizia umane oltre che con l’ambiente. Imperterritamente i “maghi” di tutte le borse mondiali, continuano a sfornare montagne di carta per gonfiare sempre di più un mondo che è vicino all’esplosione.