Al processo contro il muratore di Mapello, unico imputato per l'omicidio della 13enne di Brembate di Sopra, testimonia Keba Gambirasio: "Non ho notato nulla di strano prima della scomparsa di mia sorella". In aula anche Ilario Scotti, il primo a scoprire il cadavere: "Sembrava un mucchio di stracci"
Nuova udienza al Tribunale di Bergamo del processo a Massimo Bossetti, unico imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio. Dopo la testimonianza dei genitori della 13enne di Brembate di Sopra, questa volta è stata la sorella Keba Gambirasio a presentarsi davanti ai giudici: “Se fosse successo qualcosa di preoccupante lo avrei saputo. Se avesse avuto qualche approccio me lo avrebbe detto”. La sorella maggiore di Yara, rispondendo alle domande degli avvocati del muratore di Mapello, unico imputato per il delitto, ha detto che la tredicenne era “agile, anche muscolosa. Era sveglia”. Ha ricordato che Yara aveva un diario scolastico e che, talvolta, mentre facevano i compiti, lei sbirciava sulle pagine ma ha detto di non aver mai visto nulla di particolarmente rilevante. “Non lo ho mai visto” prima dell’arresto del giugno scorso, ha risposto Keba al pm Letizia Ruggeri e degli avvocati del muratore che le hanno chiesto se avesse mai incontrato il muratore.
A salire sul banco dei testimoni anche Ilario Scotti, impiegato con l’hobby dell’aeromodellismo, che casualmente ritrovò per primo il corpo di Yara Gambirasio nel campo di Chignolo d’Isola, il 26 febbraio 2011, esattamente tre mesi dopo la scomparsa. Scotti ha spiegato che dopo aver recuperato il suo aereo modello, vide quello che “sembrava un mucchio di stracci”. “Mi avvicinai e mi accorsi che era un cadavere – ha ricostruito – Rimasi in quel posto per il timore di non riuscire a vederlo più. Chiamai il 113: mi dissero, ha le scarpe? Nere risposi. Pantaloni? Neri. Non si muova da lì, mi risposero”. Dalla scomparsa di Yara fino al ritrovamento del suo cadavere, Scotti ha raccontato di essere stato una decina di volte nel campo per far volare i suoi aeromodelli, di mercoledì e di sabato. Quel sabato fu il cattivo funzionamento di uno dei suoi aerei che fece sì che scoprisse il corpo della ragazza. Scotti ha anche ricordato un particolare strano di quel 26 febbraio: un uomo che dopo la scoperta del cadavere lo ha guardato a lungo prima di sparire. “Era poco più alto dell’utilitaria da cui è sceso, aveva una età di 50/55 anni. E’ salito su un panettone di cemento a bordo del campo e mi ha guardato per 10-15 minuti. Ho colto qualcosa di strano: guardarmi va bene ma per 15 minuti…”. L’uomo se n’era poi andato quando aveva sentito le sirene delle forze dell’ordine.