Di fronte al pericolo di una escalation del conflitto in Siria, legata anche alla presenza militare russa nel Paese, Washington e Mosca tentano un primo abbozzo di collaborazione. Ma mentre vengono avviati i primi contatti, gli Usa denunciano la presenza di caccia militari russi dispiegati nella base siriana di Latakia
Stati Uniti e Russia tornano a parlarsi. Di fronte al pericolo di un’esplosiva escalation del conflitto in Siria, legata anche alla presenza militare russa nel Paese, Washington e Mosca tentano un primo abbozzo di collaborazione. Ma mentre vengono avviati i primi contatti, gli Usa denunciano la presenza di caccia militari russi dispiegati nella base siriana di Latakia. Una mossa che rischia di far abortire il confronto sul nascere.
Il segretario di Stato Usa, John Kerry, aveva rivelato in settimana l’esistenza di una proposta giunta da Mosca per l’avvio di colloqui a livello militare. Ora è arrivata la telefonata tra il numero uno del Pentagono, Ash Carter, e il suo collega russo, Sergei Shoigu, che di fatto fa ripartire il dialogo interrotto a causa della crisi di Crimea e del conflitto nell’est dell’Ucraina. L’obiettivo è quello di individuare strategie comuni sia per porre fine a una sanguinosissima guerra civile sia per combattere la minaccia dell’Isis in Siria. Il tutto cercando di arrivare a una soluzione comune sull’atteggiamento da tenere verso il regime di Bashar Al Assad e la possibile transizione politica a Damasco. Secondo il segretario di Stato Usa, Assad deve lasciare, ma non necessariamente subito, piuttosto dopo un negoziato. La sua uscita di scena non deve avvenire “in un giorno o mese preciso”, ma al termine di “un processo” in cui “tutte le parti in causa” si mettano d’accordo.
Il Pentagono ha quindi parlato della telefonata tra Carter e Shoigu – durata oltre un’ora – come di una “discussione costruttiva“. “La conversazione – ha confermato il ministero della difesa russo – ha dimostrato che sulla maggior parte dei problemi affrontati le opinioni delle parti sono vicine o coincidono”. Poi da alcune fonti del Pentagono è arrivata l’ennesima doccia gelata: l’arrivo dei jet militari russi a Latakia che dimostrerebbe come Putin sia più che mai intenzionato a sostenere Bashar al Assad nella lotta all’Isis. La mossa di Mosca risalirebbe comunque a prima della telefonata Carter-Shoigu, e i due avrebbero parlato anche di questi nuovi sviluppi. E del fatto che nelle due ultime settimane la Russia ha già inviato in Siria fino a duemila uomini, elicotteri militari e carri armati.
A dare un impulso a un percorso di disgelo nei rapporti tra Stati Uniti e Russia potrebbe comunque essere nei prossimi giorni un possibile faccia a faccia tra Barack Obama e Vladimir Putin a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Incontro che potrebbe avvenire il 28 settembre quando i due leader si ritroveranno entrambi al Palazzo di vetro dell’Onu.
Intanto l’amministrazione Obama si appresta a ‘rottamarè la sua strategia in Siria, per gli osservatori vicina al collasso. Casa Bianca e Pentagono – rivela il Wall Street Journal – starebbero riconsiderando quello che finora era stato l’obiettivo primario: creare attraverso l’addestramento dei ribelli moderati una forza militare su larga scala in grado di contrastare con efficacia l’Isis. Sul tavolo dei vertici della Difesa Usa ci sarebbe adesso una proposta destinata a mettere in soffitta il programma da 500 milioni di dollari che prevede formazione ed equipaggiamento dei ribelli. Programma che verrebbe soppiantato da un altro piano: creare delle piccole unità speciali siriane, sempre attraverso addestramento ed adeguato equipaggiamento militare, che avranno il compito principale di indicare agli Usa le aree in cui condurre i raid aerei.