La Lega Nord si sgonfia, il Pd risale ma continua ad essere tallonato dal Movimento Cinque Stelle. Ma il Partito democratico rovescia la tendenza dell’estate e comincia a risalire: con lui anche la fiducia nel governo. Merito, secondo Nando Pagnoncelli, dei dati positivi dell’economia e del lavoro e della riforma del Senato, sulla quale gli italiani intervistati dall’istituto Ipsos hanno un atteggiamento favorevole, anche se al netto del “neo” dell’elettività. La rilevazione di Ipsos, pubblicata dal Corriere della Sera (margine d’errore intorno al 3%), stima il Pd al 33,1 per cento, in aumento dell’1,6 per cento rispetto al giugno scorso. Più sensibile è l’aumento di “popolarità” sia del presidente del Consiglio Matteo Renzi sia del suo governo: il capo del governo passa dal 32 al 37% in due mesi, nello stesso periodo l’esecutivo è passato dal 33 al 36.

Quanto ai partiti Ipsos Pagnoncelli indica anche il flusso elettorale che compone la fetta di elettorato del Pd che, spiega il sondaggista, “continua a registrare un piccolo ma costante cambiamento della composizione interna”. In particolare rispetto alle Europee resta la “fedeltà elevata” (oltre due elettori su 3 rimangono), ma perde circa un milione di elettori. In uscita le preferenze viaggiano verso l’astensionismo e verso il M5s. Così il Pd perde segmenti di elettorato a sinistra e ne guadagna al centro, dal centrodestra e da un altro tipo di astensionismo.

Ipsos assegna al Movimento Cinque Stelle una quota ormai diffusa tra gli istituti di sondaggio (altri lo danno tra il 25 e il 26). Il M5s consolida il suo consenso e, aggiunge Pagnoncelli, “appare tutt’altro che una bolla generata dalle reazioni alle inchieste giudiziarie”. Anzi, tra i fattori che lo premiano la percezione di una parte di elettorato di trovare lì la tutela di interessi solitamente identificati con questioni “di sinistra”, come per esempio la proposta di reddito di cittadinanza. I Cinque Stelle, insomma, recuperano parte dei voti che il Pd perde per strada.

La cosa certa è che la corsa della Lega Nord è finita: il Carroccio ha frenato a secco: Ipsos la dà al 13,7 per cento, in calo dell’1 rispetto a giugno, ma con una flessione di 4 rispetto a luglio. Il senso, insomma, è che apparentemente più di lì non va. Secondo Pagnoncelli tutto questo è dovuto dalle polemiche con i vescovi (che in un Paese come l’Italia non aiutano), dalle immagini dei profughi che cominciano a colpire l’opinione pubblica più di prima e anche dal cambio di atteggiamento della politica internazionale, come la svolta di Angela Merkel in tema di accoglienza. Così la battaglia lancia in resta di Matteo Salvini ha perso un po’ senso. O comunque rischia di confondersi tanto che nel centrodestra la sua leadership è ora percepita al pari di Giorgia Meloni, leader dei Fratelli d’Italia (partito dato al 3,5 per cento). Salvini e Meloni, tra i leader, vengono dati al 28 per cento di popolarità, secondi a pari merito, davanti a Luigi Di Maio e Beppe Grillo del Moviemento Cinque Stelle (rispettivamente al 27 e al 26).

Questo tuttavia rimette, sì, in carreggiata Forza Italia, ma non la spinge certo ai fasti di un tempo. I berlusconiani si fermano al 12,8 per cento. Lo stesso si può dire delle forze politiche alla sinistra del Partito democratico. I voti in uscita dal partito di governo non vanno certo a ingrossare le urne (virtuali) di Sel che resta al 3,5 per cento né di altri eventuali soggetti (Rifondazione è addirittura sotto all’1 per cento, altre liste mettono insieme non più dell’1,4%). Secondo Ipsos, infine, il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano riuscirebbe a entrare in Parlamento solo se davvero si alleasse con l’Udc con Area Popolare (3,7%).

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