Non solo il presidente della Repubblica. Anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando incontrerà i familiari delle vittime della strage di Viareggio. L’incontro si baserà sulla richiesta delle associazioni dei parenti dei 32 morti della sciagura del giugno 2009 di evitare che il processo in corso a Lucca (33 imputati tra cui i vertici di Ferrovie dello Stato e Rete Ferroviaria) cada in prescrizione, sorte a cui pare segnato almeno a partire dall’appello (se non prima: le contravvenzioni alle norme per la sicurezza sul lavoro sono già cadute). Una richiesta che i familiari delle 32 vittime del fuoco che divorò la stazione della città della Versilia e le strade circostanti ha avanzato a tutti i partiti durante la manifestazione organizzata davanti a Montecitorio e al Quirinale. Tra i parlamentari che le associazioni, guidate dalla presidente Daniela Rombi, hanno incontrato anche Ettore Rosato, capogruppo del Pd alla Camera, e David Ermini, responsabile Giustizia del partito.
La data dell’incontro tra i viareggini e Orlando non è ancora stata annunciata, ma potrebbe essere proprio giovedì 24 settembre, quando il capo dello Stato Sergio Mattarella li ascolterà al Quirinale. “Ci sono dei margini perché le richieste dei familiari vengano accolte – spiega a ilfatto.it Rosato – Naturalmente mi riferisco solo al primo grado”. Ermini, deputato toscano di Figline, aggiunge che “il ministro Orlando li riceve volentieri. Cosa può fare? Non certo mettere pressione ai giudici di Lucca perché velocizzino il calendario delle udienze. Ma se c’è un’attenzione particolare da parte dell’opinione pubblica anche fuori da Lucca, sono sicuro che riusciremo ad arrivare a una sentenza di primo grado. E’ vero, i reati poi si estinguono comunque dopo, per effetto di quella legge sulla prescrizione che pure stiamo cercando di cambiare, la ex Cirielli, che è stata drammatica. Ma una sentenza di primo grado può essere importante per l’aspetto civile”.
Una sentenza di primo grado, se anche si concludesse con una condanna a una pena detentiva, non manderebbe nessuno in carcere. Ma costringerebbe il condannato a risarcire le parti civili. “La condanna in primo grado rende immediatamente esecutivo il risarcimento provvisionale, di cui si può eventualmente discutere l’importo in sede civile” spiega a ilfattoquotidiano.it Filippo Antonini, legale di alcuni dei familiari. Una cifra considerevole che sicuramente, in un processo come quello per Viareggio, si attesterebbe su numeri a sei zeri. Ma questo non interessa ai familiari. “Per andare in pari dovrebbero ridarmi mia figlia così com’era, ma non è possibile – ribadisce la Rombi, che nella strage ha perso la figlia Emanuela, 21 anni – Non mi accontento dei soldi, questo processo deve arrivare fino in fondo, a sentenza definitiva”. Tanto che Daniela, come altri, ha rifiutato un risarcimento stragiudiziale pur di costituirsi parte civile nel processo.
Ma neppure il disegno di legge, adesso all’attenzione della Camera, dopo la prima lettura in Senato, potrebbe accontentarla. Il ddl Ferranti, voluto per porre fine alla ex legge Cirielli del governo Berlusconi, che ha portato nel 2012 (ultimo dato ufficiale disponibile) a dichiarare prescritti 123mila processi, prevede che il corso della prescrizione si interrompa in caso di condanna dopo la sentenza di primo grado, così come dopo quella di appello. Ma questo non tocca la strage di Viareggio. Come recita l’articolo 6 del disegno di legge, infatti, “le disposizioni di cui alla presente legge si applicano ai fatti commessi dopo la data della sua entrata in vigore”.