Un circuito di strade che attraversano in lungo e in largo la città di Bologna, ma su cui transiteranno solo le biciclette. Inaugura sabato 19 settembre la prima tangenziale per le bici d’Italia, il progetto organizzato dalla rete di associazioni l’Altra Babele, Salvaciclisti, Arci, Montesole Bike Group, Cirenaica e Vitruvio, in collaborazione con il Comune di Bologna, per promuovere una nuova forma di mobilità: quella delle due ruote senza motore. Un’infrastruttura che percorre l’intera circonvallazione della Dotta, appena oltre le mura medievali, e s’interseca con una lunga rete di strade e stradine che collegano il centro alla periferia, creando uno spazio riservato a chi, per spostarsi, preferisce pedalare.
“L’inaugurazione – racconta Simona Larghetti, di Salvaciclisti – l’abbiamo chiamata Bologna Bicipolitana, in riferimento all’esperienza di Pesaro, che ha creato un percorso ciclabile sul modello della metropolitana, con tanto di “linee” e fermate. Qui, però, abbiamo la prima infrastruttura vera e propria, studiata come fosse una qualsiasi rete stradale, ma riservata alle bici. Che in questo modo, di fatto vengono finalmente inserite tra i mezzi di trasporto, con pari dignità rispetto alle moto o alle auto”.
A inaugurare la tangenziale delle bici di Bologna, altro primato emiliano romagnolo dopo Dynamo, la prima velostazione d’Italia, che aprirà il 25 settembre, sarà nientemeno che il campione di ciclismo Felice Gimondi, uno dei sei corridori ad aver vinto tutte e tre le più importanti competizioni del settore: Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta di Spagna. Per celebrare, poi, la nuova infrastruttura, Bologna ha pensato a un ricco calendario di appuntamenti, che culmineranno il prossimo week end in occasione della Settimana europea della mobilità sostenibile. Teatro della festa sarà piazza Maggiore, cuore della città, dove ciclisti, aziende, commercianti e sponsor si incontreranno per parlare delle due ruote, tra banchetti per gonfiare le gomme e incontri tematici, flash mob, workshop e l’asta delle bici usate sCatenati.
“Quello della tangenziale delle bici è un primo passo importante non solo per Bologna, ma per il nostro paese – commenta soddisfatto Vito Bernardo, presidente dell’Altra Babele – certo di cose da fare ce ne sono ancora, servono diversi interventi accessori per migliorare la fruibilità delle strade per ciclisti, ma ciò che conta è che si mette un punto fermo che sancisce un tema importante: la bici è un mezzo di trasporto, e i cittadini possono iniziare a usarla al posto dell’auto”. L’esempio bolognese, del resto, sta già ispirando altre città, come Roma, che pensa a un raccordo anulare per ciclisti. “Vorremmo esportare il modello emiliano romagnolo – conferma Larghetti – in Europa del resto tanti paesi hanno più infrastrutture per biciclette che per auto, come l’Olanda, la Finlandia o l’Ungheria, solo in Italia non ci sono realtà simili. Serve un cambiamento culturale, e speriamo che la nostra tangenziale possa innescarlo”.
E davanti a chi critica la presenza delle strade per ciclisti a ridosso di quelle dove circolano le automobili, con conseguente condivisione dello smog emesso dalle marmitte, le associazioni scuotono il capo. “Studi internazionali dimostrano come si respiri più smog all’interno degli abitacoli delle auto piuttosto che all’esterno, perché le particelle inquinanti tendono a permanere e negli ambienti chiusi si condensano, mentre all’esterno si disperdono – spiega Larghetti – quindi non è vero che le strade riservate alle bici non debbano correre parallelamente alle altre. Anzi, pedalando si respira meglio, in più si fa esercizio fisico”. In più, aggiungono i Salvaciclisti, “così come è stata realizzata, con un particolare tipo di materiale che permette all’acqua di filtrare e quindi di arrivare agli alberi ai lati delle strade, senza danneggiarli, la tangenziale rispetta anche l’ambiente”.
Il prossimo passo bolognese, quindi, sarà quello di implementare ancora la rete di strade che forma la tangenziale. “Servono più radiali, e bisognerà pensare di creare corsie per ciclisti anche nelle strade a scorrimento rapido. Il che non deve essere inteso, però, come un modo per togliere spazio alle macchine, ma come un sistema per condividere la strada, e fare chiarezza in termini di organizzazione stradale”. Bologna, spiega Andrea Colombo, assessore alla Mobilità cittadino, “sta lavorando anche per dotarsi, entro i prossimi due anni, di un bici plan, cioè un vero e proprio piano ciclistico, una cosa poco diffusa in Italia”.