A poche ore dalle elezioni greche, Kostas Vaxevanis, il giornalista greco finito in carcere nel 2012 per aver diffuso la Lista Lagarde degli illustri evasori ellenici, pubblica quegli elementi che non erano visibili nella lista tramite codici della HSBC Bank che coprivano, sino a ieri, i nomi dei greci associati a depositanti milionari. Hervè Falciani aveva confermato nei giorni scorsi ai pm ellenici ciò che aveva detto in precedenza: che sotto la lista vi era un reticolo di persone protette da un sistema bancario ombra, creato per spostare dalla Grecia alla Svizzera fiumi di denaro nero.
La lista consegnata da Falciani ai pm comprende quattro file. Ogni file include i nomi e numeri di conto collegati con otto account manager di HSBC. Nomi che scottano come Lanara, madre dell’ex ministro di Nea Dimokratia Varvitsiotis, anche membro della commissione di inchiesta sulla Lista. Imprenditori come Matathia, Asimakopulos e Papapolyzos. E anche due nomi molto significativi per i destini finanziari greci: il consulente di Samaras quando era premier, Stavros Papastavrou, e l’uomo d’affari greco-israeliano Sabby Mionis.
Papastavrou, interrogato dai magistrati greci lo scorso 1 settembre, ha professato ancora la sua estraneità ai fatti nonostante sia presente nella Lista con 5,5 milioni. Ha detto che quel denaro è legato alle attività di un suo cliente, appunto Mionis. Quest’ultimo, la cui famiglia è stata molto vicina a quella di Simon Peres, è fondatore di TC Advisors, in precedenza anche a capo di Capital Management, una società delle Bahamas, con sede principale a Ginevra: fornisce servizi di gestione a un gruppo di fondi comuni di investimento.
Nel dicembre del 2014 Mionis ha fallito nel suo tentativo di mettere un bavaglio al giornale greco Dimokratia, per 18 articoli pubblicati dal 2012 al 2013 sulla sua presenza nella Lista Lagarde. Un tribunale del Regno Unito lo aveva condannato anche a pagare le spese processuali per 50mila sterline. Tra l’uomo e il quotidiano greco c’era un accordo di riservatezza, ma gli articoli dopo lo scoppio della Lista, vennero ugualmente pubblicati.
Ma cosa c’entra Mionis con l’ex braccio destro di Samaras e più in generale con l’intero sistema di potere che ha comandato in Grecia negli ultimi trent’anni? Nella lista si segnala, come è noto, la prestanome Maria Panteli, presente con l’enorme cifra di 500 milioni di euro: inizialmente fu sospettata dai pm di agire come copertura ad un armatore greco. Ma poi Nikos Lekkas, vice capo dello SDOE (la polizia finanziaria ellenica), disse che il suo account era collegato alla 89enne madre dell’ex primo ministro, George Papandreou.
Margaret Papandreou ha sempre negato le accuse. E a suo favore spiccarono proprio le parole dello stesso Mionis, che assicurò non solo di non aver mai incontrato un solo membro della famiglia fondatrice del partito socialista Pasok, ma che il conto in questione apparteneva a un fondo di investimento della Irish Stock Exchange, usato per conto di EFG International, un gruppo finanziario greco con sede in Svizzera. E la signora Panteli era solo una semplice impiegata ma con il non trascurabile potere di firmare i documenti per conto di Mionis. Ventiquattr’ore ore dopo però Lekkas ritrattò tutto, sostenendo di non aver mai collegato Papandreou con l’account Panteli.
In quelle settimane morirono due persone legate alla Lista: l’ex ministro dell’interno socialista Leonidas Tzanis, presente nell’elenco, trovato nell’ottobre del 2012 impiccato con un cavo televisivo nella sua abitazione di Volos; e il mercante d’armi internazionale Vlassis Karambouloglu, coinvolto nella vendita dei missili TOR-M1 in Grecia e trovato morto a Jakarta in una stanza d’albergo all’inizio del 2013. Era un fedelissimo dell’ex ministro della Difesa socialista Akis Tzogatzopoulos, a sua volta “occhi e braccia” di Andreas Papandreou senior (padre padrone della Grecia post colonnelli) e affidabile interlocutore di multinazionali tedesche. E, ad oggi, l’unico ad essere in carcere.