“Le probabilità che lei possa ammalarsi di toxoplasmosi sono…, se vive con un gatto rischia…, se mangia verdure crude non sterilizzate può succedere…, la possibilità che il bambino sia affetto da sindrome di Down sono…, la percentuale per altre malattie genetiche è…., i problemi del parto indolore e i rischi sono… etc etc”. Una ragazza trentenne incinta è entrata in uno stato ansioso dopo il colloquio, più o meno di questo tenore, con la ginecologa. Per affrontare i pericoli la dottoressa l’ha messa di fronte a varie ipotesi fra cui scegliere: mangiare verdure solo dopo il lavaggio con bicarbonato? Allontanare il gatto? Non fare troppa attività fisica e le scale? Fare esami come il Bi test, la translucenza, l’ecografia morfologica, la villocentesi, l’amniocentesi? Esami genetici? oltre ovviamente a numerosi esami del sangue ed ecografie? La ragazza ora si sente preoccupata e soprattutto vive la sua gravidanza non come un evento fisiologico ma come un periodo di malattia.
Come conseguenza dell’aumento esponenziale delle denunce sta sparendo il ginecologo paternalista che ti diceva di stare tranquilla, che avrebbe provveduto a tutto lui e che si assumeva la responsabilità di suggerire quali esami attuare in base alle tue specifiche caratteristiche. Ora sempre più emerge la figura del ginecologo che ti sbatte in faccia le fredde statistiche per informarti dettagliatamente senza omettere alcun rischio costringendoti ad attuare scelte difficili: quanti esami fare, valutare i pro e i contro di un screening genetico o dell’amniocentesi, scegliere consapevolmente i rischi e i vantaggi del parto indolore prospettando già se attuare o meno l’episiotomia o, in certi casi, anche il cesareo.
La gravidanza diviene in questo modo sempre più assimilabile ad una malattia in cui la donna diviene paziente e deve prendere decisioni difficili e forse, visto il suo stato di fragilità emotiva, emotivamente impossibili.
Ogni attività della vita presenta dei rischi che sono impossibili da scongiurare. Se decido di andare a fare una vacanza dovrei confrontarmi con le statistiche degli incidenti stradali o aerei, dei rischi legati all’immersione in mari esotici, della possibilità di essere punto da un’ape o una zanzara portatrice della malaria. Nessuna agenzia di viaggi però ci sciorinerà mai questi dati ma anzi ci prospetterà solo le bellezze della meta.
L’impossibilità psicologica di accettare che un figlio possa nascere con qualche problema si traduce in una pressione enorme della giustizia sulla medicina con un cambiamento dei comportamenti di ogni medico.
La medicina difensiva richiede di informare la donna incinta di ogni, sia pur sparuto, rischio, di demandarle la responsabilità su quali esami attuare o non attuare e di eccedere, esagerando con costi sanitari elevatissimi, nelle indagini per poter dire un domani al giudice: “Questo esame era stato fatto o quantomeno consigliato”.
In questo modo sempre più la gravidanza si sta tramutando in una malattia e il vissuto emotivo della donna incinta diviene ansiogeno. Numerosi studi hanno dimostrato come esista una comunicazione fra madre e feto per cui quest’ansia rischia di divenire fonte di gravi disagi nei futuri bambini che saranno, presumibilmente, sempre più insicuri. Sarebbe opportuno chiedersi quali siano i pro e i contro della proliferazione abnorme di villocentesi e amniocentesi o dell’enorme numero di esami e ecografie.
Personalmente sono contento che i miei due figli siano nati con l’ausilio di un ginecologo paternalista che si assumeva le responsabilità e ci faceva stare, inconsapevoli di alcuni rischi, ma sereni. Capisco che però ora il mondo della medicina è in profondo cambiamento di fronte all’immancabile incriminazione se qualcosa nella gravidanza va storto. Il governo dovrebbe urgentemente promulgare una legge ad hoc per le problematiche mediche. Non è infatti concepibile che il chirurgo venga incriminato per omicidio colposo tutte le volte che c’è un problema e rischi il carcere. Porre in essere una conciliazione o una causa civile ha una sua logica in termini risarcitori ma non ha senso, se non in casi eccezionali, un intervento penale.
Luciano Casolari
Medico psicoanalista
Società - 20 Settembre 2015
Medicina difensiva: la gravidanza è una malattia?
“Le probabilità che lei possa ammalarsi di toxoplasmosi sono…, se vive con un gatto rischia…, se mangia verdure crude non sterilizzate può succedere…, la possibilità che il bambino sia affetto da sindrome di Down sono…, la percentuale per altre malattie genetiche è…., i problemi del parto indolore e i rischi sono… etc etc”. Una ragazza trentenne incinta è entrata in uno stato ansioso dopo il colloquio, più o meno di questo tenore, con la ginecologa. Per affrontare i pericoli la dottoressa l’ha messa di fronte a varie ipotesi fra cui scegliere: mangiare verdure solo dopo il lavaggio con bicarbonato? Allontanare il gatto? Non fare troppa attività fisica e le scale? Fare esami come il Bi test, la translucenza, l’ecografia morfologica, la villocentesi, l’amniocentesi? Esami genetici? oltre ovviamente a numerosi esami del sangue ed ecografie? La ragazza ora si sente preoccupata e soprattutto vive la sua gravidanza non come un evento fisiologico ma come un periodo di malattia.
Come conseguenza dell’aumento esponenziale delle denunce sta sparendo il ginecologo paternalista che ti diceva di stare tranquilla, che avrebbe provveduto a tutto lui e che si assumeva la responsabilità di suggerire quali esami attuare in base alle tue specifiche caratteristiche. Ora sempre più emerge la figura del ginecologo che ti sbatte in faccia le fredde statistiche per informarti dettagliatamente senza omettere alcun rischio costringendoti ad attuare scelte difficili: quanti esami fare, valutare i pro e i contro di un screening genetico o dell’amniocentesi, scegliere consapevolmente i rischi e i vantaggi del parto indolore prospettando già se attuare o meno l’episiotomia o, in certi casi, anche il cesareo.
La gravidanza diviene in questo modo sempre più assimilabile ad una malattia in cui la donna diviene paziente e deve prendere decisioni difficili e forse, visto il suo stato di fragilità emotiva, emotivamente impossibili.
Ogni attività della vita presenta dei rischi che sono impossibili da scongiurare. Se decido di andare a fare una vacanza dovrei confrontarmi con le statistiche degli incidenti stradali o aerei, dei rischi legati all’immersione in mari esotici, della possibilità di essere punto da un’ape o una zanzara portatrice della malaria. Nessuna agenzia di viaggi però ci sciorinerà mai questi dati ma anzi ci prospetterà solo le bellezze della meta.
L’impossibilità psicologica di accettare che un figlio possa nascere con qualche problema si traduce in una pressione enorme della giustizia sulla medicina con un cambiamento dei comportamenti di ogni medico.
La medicina difensiva richiede di informare la donna incinta di ogni, sia pur sparuto, rischio, di demandarle la responsabilità su quali esami attuare o non attuare e di eccedere, esagerando con costi sanitari elevatissimi, nelle indagini per poter dire un domani al giudice: “Questo esame era stato fatto o quantomeno consigliato”.
In questo modo sempre più la gravidanza si sta tramutando in una malattia e il vissuto emotivo della donna incinta diviene ansiogeno. Numerosi studi hanno dimostrato come esista una comunicazione fra madre e feto per cui quest’ansia rischia di divenire fonte di gravi disagi nei futuri bambini che saranno, presumibilmente, sempre più insicuri. Sarebbe opportuno chiedersi quali siano i pro e i contro della proliferazione abnorme di villocentesi e amniocentesi o dell’enorme numero di esami e ecografie.
Personalmente sono contento che i miei due figli siano nati con l’ausilio di un ginecologo paternalista che si assumeva le responsabilità e ci faceva stare, inconsapevoli di alcuni rischi, ma sereni. Capisco che però ora il mondo della medicina è in profondo cambiamento di fronte all’immancabile incriminazione se qualcosa nella gravidanza va storto. Il governo dovrebbe urgentemente promulgare una legge ad hoc per le problematiche mediche. Non è infatti concepibile che il chirurgo venga incriminato per omicidio colposo tutte le volte che c’è un problema e rischi il carcere. Porre in essere una conciliazione o una causa civile ha una sua logica in termini risarcitori ma non ha senso, se non in casi eccezionali, un intervento penale.
Articolo Precedente
Migranti: piccola antropologia dell’indignato
Articolo Successivo
TransUmando, ultima tappa ad Arezzo per la rievocazione del ritorno dei butteri dal mare alla montagna
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
Nei telefoni di Abedini i dati che interessano agli Usa: così Sala è tornata libera. Meloni, il blitz da Trump per chiudere il caso prima del punto stampa di oggi
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
Operazione Groenlandia? L’idea è di Biden. La “sparata” di Trump anticipata in un documento
Mondo
Los Angeles brucia da 3 giorni: almeno 5 morti. Evacuata Hollywood: “130mila fuori di casa”. Distrutte le ville di Paris Hilton e Billy Crystal
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Il rientro di Cecilia Sala in Italia segna uno di quei momenti sempre più rari, eppure necessari, nei quali il senso delle istituzioni e sentimenti comuni di preoccupazione e solidarietà rafforzano la nostra identità nazionale e convivenza civile". Così Francesco Pionati, in un editoriale sulla conclusione della vicenda della giornalista italiana, dove il direttore di Radio1 e Giornale Radio Rai sottolinea come "per una volta, le polemiche sono state sedate, provvidenziale, il silenzio stampa chiesto e ottenuto dalla famiglia. Per una volta tutto ha funzionato come doveva e ogni protagonista della vicenda, dal governo all'opposizione, dalla famiglia alla stampa fino all'intelligence, ha fatto quel che doveva senza sbavature, ispirato probabilmente dalla forza d'animo non comune dimostrata dalla collega arrestata in Iran".
"Certo - prosegue Pionati - riprenderanno presto discussioni e scontri legittimi sui temi caldi dell'attualità politica, ma ancora per un po' festeggiamo una bella giornata per tutti gli italiani segnata non a caso dall'applauso unanime del Senato alla notizia della liberazione. Riassume Pierferdinando Casini: 'Non ho votato e non sostengo questo governo, ma dico brava alla Meloni per il successo che ha ottenuto. L'Italia viene prima delle nostre divisioni'".
Gaza, 9 gen. (Adnkronos) - Funzionari di Hamas a Gaza sostengono che gli attacchi israeliani di oggi hanno ucciso almeno 12 persone, tra cui tre ragazze. Secondo quanto riferito dall'agenzia di protezione civile della Striscia, tre ragazze e il loro padre sono rimasti uccisi quando un attacco aereo ha colpito la loro casa nel campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza.
In un altro attacco, otto persone sono state uccise quando la loro casa è stata colpita nella città di Jabalia, nel nord di Gaza. Secondo l'agenzia di difesa civile, diverse altre sono rimaste ferite in quell'attacco.
Roma, 9 gen. (Adnkronos Salute) - Dopo otto anni in azienda come Vaccines Policy & Communication Director, Marina Panfilo entra nel Leadership Team di Msd Italia nel ruolo di Executive Director Policy, Communication & ESG Strategy. Nel corso dei suoi oltre 40 anni di carriera nell’industria farmaceutica multinazionale - si legge in una nota - Panfilo ha egregiamente ricoperto diversi ruoli direttivi a livello nazionale e internazionale, spaziando dal Business Development al Market Access, fino ad arrivare alla funzione Policy & Communication. Proprio di quest’ultima area ha volentieri accettato di prendere la guida, decidendo di ricoprire una posizione delicata e, al tempo stesso, strategica sulla quale Msd ripone da sempre una particolare attenzione, a partire dalla sua presidente e amministratrice delegata, Nicoletta Luppi.
Si tratta di un ruolo centrale che implica non solo la promozione di iniziative politiche a livello europeo, nazionale e regionale, ma che richiede anche la capacità di instaurare e mantenere un dialogo costruttivo con i principali stakeholder del sistema istituzionale e sanitario italiano. Grazie al prezioso lavoro di professioniste e professionisti in ambito policy, comunicazione e Esg, Msd si è distinta negli anni come azienda di valore, ottenendo importanti riconoscimenti quali ad esempio quello di ‘Best in Media Communication’ da parte di di Eikon/Fortune e, più recentemente, quello di ‘Campione di sostenibilità’ da parte di Forbes per il suo impegno nella Csr.
“La leadership di Marina sarà essenziale per garantire che la nostra voce venga ascoltata e rappresentata - commenta Luppi - Sono assolutamente convinta che l'esperienza consolidata e le competenze di Marina nel settore farmaceutico ci permetteranno di avanzare con determinazione verso il nostro obiettivo primario: tutelare e migliorare l'accesso dei Pazienti alle cure e alla medicina preventiva. La sua visione strategica e la sua passione per la materia saranno essenziali nel guidarci attraverso le sfide future”. Aggiunge Panfilo: “Sono orgogliosa di continuare a far parte della ‘famiglia Msd’ alla quale sono particolarmente affezionata e della quale faccio parte dal 2017. Msd è un’azienda che porta innovazione nella scienza per la salute delle persone, nella cultura aziendale, nella comunicazione, nelle strategie imprenditoriali e investe nella Ricerca & Sviluppo più di qualunque altra azienda del settore. Ma, a fare la differenza e a essere motivo di orgoglio è soprattutto una cultura che mette al centro il suo capitale umano e un grande impegno nel promuovere fattivamente i valori della diversità, dell’equità e dell’inclusione in cui da sempre crede. A rendere unica Msd - conclude - è il valore che genera per la società e l’economia italiana, nonché l’attenzione verso i dipendenti e le loro famiglie e io sono onorata di farne parte”.
Roma, 9 gen. (Adnkronos Salute) - Dopo otto anni in azienda come Vaccines Policy & Communication Director, Marina Panfilo entra nel Leadership Team di Msd Italia nel ruolo di Executive Director Policy, Communication & ESG Strategy. Nel corso dei suoi oltre 40 anni di carriera nell’industria farmaceutica multinazionale - si legge in una nota - Panfilo ha egregiamente ricoperto diversi ruoli direttivi a livello nazionale e internazionale, spaziando dal Business Development al Market Access, fino ad arrivare alla funzione Policy & Communication. Proprio di quest’ultima area ha volentieri accettato di prendere la guida, decidendo di ricoprire una posizione delicata e, al tempo stesso, strategica sulla quale Msd ripone da sempre una particolare attenzione, a partire dalla sua presidente e amministratrice delegata, Nicoletta Luppi.
Si tratta di un ruolo centrale che implica non solo la promozione di iniziative politiche a livello europeo, nazionale e regionale, ma che richiede anche la capacità di instaurare e mantenere un dialogo costruttivo con i principali stakeholder del sistema istituzionale e sanitario italiano. Grazie al prezioso lavoro di professioniste e professionisti in ambito policy, comunicazione e Esg, Msd si è distinta negli anni come azienda di valore, ottenendo importanti riconoscimenti quali ad esempio quello di ‘Best in Media Communication’ da parte di di Eikon/Fortune e, più recentemente, quello di ‘Campione di sostenibilità’ da parte di Forbes per il suo impegno nella Csr.
“La leadership di Marina sarà essenziale per garantire che la nostra voce venga ascoltata e rappresentata - commenta Luppi - Sono assolutamente convinta che l'esperienza consolidata e le competenze di Marina nel settore farmaceutico ci permetteranno di avanzare con determinazione verso il nostro obiettivo primario: tutelare e migliorare l'accesso dei Pazienti alle cure e alla medicina preventiva. La sua visione strategica e la sua passione per la materia saranno essenziali nel guidarci attraverso le sfide future”. Aggiunge Panfilo: “Sono orgogliosa di continuare a far parte della ‘famiglia Msd’ alla quale sono particolarmente affezionata e della quale faccio parte dal 2017. Msd è un’azienda che porta innovazione nella scienza per la salute delle persone, nella cultura aziendale, nella comunicazione, nelle strategie imprenditoriali e investe nella Ricerca & Sviluppo più di qualunque altra azienda del settore. Ma, a fare la differenza e a essere motivo di orgoglio è soprattutto una cultura che mette al centro il suo capitale umano e un grande impegno nel promuovere fattivamente i valori della diversità, dell’equità e dell’inclusione in cui da sempre crede. A rendere unica Msd - conclude - è il valore che genera per la società e l’economia italiana, nonché l’attenzione verso i dipendenti e le loro famiglie e io sono onorata di farne parte”.
Damasco, 9 gen. (Adnkronos/Afp) - Gli scontri tra gruppi sostenuti dalla Turchia e le forze guidate dai curdi hanno causato la morte di 37 persone nella regione settentrionale di Manbij, in Siria. Lo ha reso noto l'Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede in Gran Bretagna, che ha parlato di "feroci battaglie, nelle ultime ore, nella zona di Manbij, tra le Forze democratiche siriane (guidate dai curdi) e le fazioni dell'Esercito nazionale (sostenute dalla Turchia), che combattono con copertura aerea turca". L'osservatorio ha affermato che gli attacchi "hanno ucciso 37 persone in un bilancio preliminare", per lo più combattenti sostenuti dalla Turchia.
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Europa e Usa sono due facce della stessa medaglia, l’Occidente. Hanno comuni interessi e devono avere comuni obiettivi se non vogliamo indebolirci: lavoreremo bene con l’amministrazione Trump. Europa e America devono rimanere alleate: è il nostro destino, è la nostra forza". Così, in un'intervista al Corriere della Sera, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, riferendosi alle ingerenze di Musk nelle politiche interne dei Paesi europei. "A oggi Musk - sottolinea - è un privato cittadino e un grandissimo imprenditore, quando sarà al governo è ovvio che dovrà misurare le sue dichiarazioni".
"Poi, per quanto riguarda il sistema di comunicazioni satellitari della sua azienda - aggiunge Tajani - è un altro discorso, una scelta tecnologica che deve fare lo Stato italiano. Io non ho preclusioni a prescindere, una cosa è Musk, altra la sua azienda. Se è in grado di fornire i migliori servizi, perché dire no a priori? Vedremo, ci saranno valutazioni, si sceglierà il meglio per garantire i servizi necessari alle nostre amministrazioni".
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Sono stati giorni difficili, abbiamo lavorato di continuo, li abbiamo trascorsi dedicando al caso ogni sforzo. Oggi possiamo dire che c’è stato un lavoro di squadra fra governo, intelligence, diplomazia e anche con la famiglia che è stata bravissima a gestire la situazione e il silenzio stampa. E c’è stato un intervento diretto della premier, che ha partecipato a tutte le riunioni. Poi la situazione si è sbloccata per davvero l’ultima notte. La discrezione, il lavoro incessante portano risultati". Lo ha detto al Corriere della Sera il ministro degli Esteri Antonio Tajani parlando del ritorno in Italia, dopo la detenzione in Iran, di Cecilia Sala, spiegando che gli stessi sforzi, "massimi", riguardano "ogni cittadino italiano. E se è possibile anche i risultati, come in Iran si vide nel caso Piperno. La Farnesina si impegna per ogni italiano all’estero in difficoltà, questo era un caso particolarmente delicato".
"Conosco il papà di Cecilia, è chiaro che ho condiviso la sua preoccupazione di padre, ma ripeto: per noi tutti gli italiani che hanno bisogno di aiuto sono uguali - prosegue il vice premier - C’è stato un dialogo continuo, e ripeto, la nostra intelligence, la diplomazia, il governo hanno fatto il massimo. Essere un Paese come il nostro che ha rapporti con tutti i Paesi dell’area del Medio Oriente, anche con quelli di cui non condivide politiche e azioni, rende possibile agire con efficacia anche di fronte a grandi difficoltà. Non a caso noi abbiamo tenuto aperti i rapporti politici con l’Iran, abbiamo tenuto aperta l’ambasciata in Siria, dove andrò domani dopo che si sarà riunito il Quintetto. Ribadirò alle nuove autorità siriane l’importanza di un processo politico inclusivo che garantisca le libertà fondamentali di tutti i siriani e riconosca e valorizzi il ruolo dei cristiani come cittadini con pienezza di diritti, e annuncerò anche il primo pacchetto di aiuti per la cooperazione".
Quanto a un eventuale promessa di "scambio" per la liberazione dell’ingegnere iraniano Abedini, Tajani ribadisce che "sono due cose separate, lo hanno spiegato anche le autorità iraniane. Il caso Abedini è trattato dalle autorità giudiziarie italiane, vedremo cosa succederà. Poi, eventualmente, sarà di competenza del ministro della Giustizia. Cecilia Sala era invece una cittadina italiana accusata di aver violato le leggi locali, e su quello abbiamo lavorato. Abbiamo visto un’opposizione responsabile. Ovviamente abbiamo tenuto aperti canali di informazione, e il sottosegretario Mantovano ha riferito al Copasir. Ma sì, ciascuno ha fatto la propria parte".
Riguardo l'influenza sulla liberazione della Sala della visita lampo della premier Giorgia Meloni da Trump, il 4 gennaio, Tajani dichiara che "ha avuto un effetto politico che è stato affiancato dal lavoro politico, generale, costruito per far capire che l’Italia parlava con gli Stati Uniti, ma non c’è stata una conseguenza diretta sulla liberazione di Sala. È possibile che l’accelerazione per la liberazione della giornalista sia anche avvenuta in questi giorni prima dell’insediamento ufficiale di Trump, che la tempistica sia stata favorevole. Quella era una missione della premier. Io andrò negli Usa quando la nuova amministrazione si sarà insediata, incontrerò il mio omologo Rubio, lavorerò ai miei dossier. Se sarò al giuramento di Trump? Quella è una cosa interna americana, non di governo. Ci sarà tempo, tratteremo tutti i dossier aperti a tempo debito a partire da quello sui dazi".