Il ministro per le Riforme: "Con un altro sistema per eleggere i senatori c'è il rischio di scollamento con le istituzioni territoriali". L'ex segretario del Pd insiste: "Vedano loro se vogliono modificare la Costituzione con Verdini". Il leghista: "L'intesa con la minoranza? Non c'è mai stata, è una grande commedia"
Sì al dialogo, no ai veti. Le parole del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi ormai si stanno trasformando in un mantra, da settimane se non da mesi. Ma questa volta hanno il sapore dell’avvertimento e il destinatario è Pierluigi Bersani. La Boschi si dice fiduciosa che si arriverà all’approvazione entro il 15 ottobre. “Sicuramente non ci sono veti da parte della maggioranza, a maggior ragione non ci devo essere da parte della minoranza – dice il ministro – Ridurre tutto il dibattito alla modalità di elezione dei senatori credo che svilisca il senso di una riforma storica. Non si può rimettere tutto in discussione per un singolo comma do un singolo articolo non sarebbe serio anche per tutto il lavoro che c’è ancora da fare: la legge di stabilità la riforma della giustizia, il completamento della riforma della pubblica amministrazione”. Secondo la Boschi un metodo di elezione dei futuri senatori rischia di “rompere l’equilibrio che c’è con il Titolo V”. “Il punto – aggiunge la Boschi – è lo scollamento tra i senatori e le istituzioni territoriali: è ovvio che se hai un criterio di scelta dei senatori completamente diverso da quello immaginato e costruito finora è difficile immaginare che siano rappresentanti delle istituzioni e dei cittadini del territorio”.
Per la Boschi “se il Pd perde questa sfida perde credibilità ed il rischio è di consegnare il Paese al M5s e alla Lega. Per questo chiedo che prevalga il senso di responsabilità, la saggezza da parte di persone che da sempre si impegnano per il partito”. E rivolgendosi alla minoranza Pd Boschi ha affermato: “Vadano a mangiare una pizza tutti assieme, decidano cosa fare, si mettano d’accordo, non se ne può più di questi avanti e indietro”.
La trattativa sull’articolo 2 della riforma costituzionale (quello sull’elettività del Senato) sembrava chiusa e a un passo dall’accordo. Niente di più lontano, apparentemente. Ancora oggi l’ex segretario, intervistato dal Corriere della Sera, ha ribadito che il pallino è in mano ai renziani: “Ci pensino, se vogliono fare la riforma della Costituzione con noi o con Verdini. Vedano un po’ loro. Io non posso correre dietro a tutti e ripetere tutti i giorni, da tre mesi, la stessa cosa. Quel che temo è che stiano cercando pretesti, magari perché hanno qualche discussione fra di loro”. E sul confronto interno al partito sulla riforma del Senato “cosa è successo dovrebbe chiederlo a loro. Per me un’intesa che dica ‘decidono gli elettori’ può essere scritta in qualsiasi comma dell’articolo 2. Mi sta bene tutto. Purché lo si faccia senza ambiguità, senza seconde intenzioni o trucchi verbali”. Bersani spiega che si parla “di intese che si fanno e che si rompono, quando invece io non ho avuto nessun contatto diretto”.
Per il predecessore della Boschi, il senatore della Lega Nord Roberto Calderoli, “ci troviamo davanti a una grande commedia: l’intesa non sta scricchiolando, l’intesa non c’è mai stata siamo di fronte a una commedia in cui il gatto Renzi e la volpe Boschi tentano di convincere gli antagonisti a votare una riforma”. La cosa certa è che se il governo non mostra la volontà di cambiare la riforma, “sarà sommerso da milioni di emendamenti, cifre a 7 zeri…” afferma a L’intervista di Maria Latella, a SkyTg24. Quella con gli emendamenti, spiega, “è la mia Resistenza” perché c’è un rischio “fascismo” in questa riforma, al di là della questione eleggibilità.