L’ultima notizia grottesca relativa all’Ama, azienda municipalizzata che si occupa dei rifiuti a Roma, riguarda non tanto la minaccia di Marino di affidare una parte della gestione ai privati (minaccia che andrebbe sul serio agita, non sbandierata salvo poi non farne nulla, ma d’altronde l’Ama è marcia fino al collo e risanarla sembra impossibile), quanto la questione dei 41 assunti con data retrodatata da Gian Francesco Regard, ex capo dell’ufficio legale e condannato in primo grado insieme all’ex ad Franco Panzironi nel processo che li vede coinvolti.
La questione è questa: Marino – e tutti noi – vorrebbe giustamente cacciare i 41 a cui, pur non avendo condanne, è stato riconosciuto un “ingiusto vantaggio patrimoniale”. In pratica sono stata infilati in Ama per manifesta raccomandazione, senza concorsi né valutazioni di merito, e per di più con data retrodatata. Cosa serve ancora all’azienda per procedere al licenziamenti? Ebbene, nell’Italia dei diritti acquisiti, che non si toccano neanche quando il diritto è stato acquisito illegalmente, l’Ama, che dovrebbe difendere i lavoratori assunti regolarmente nonché la sua efficienza, mette le mani aventi e consiglia prudenza. Sentite un po’ perché: anche se la sintonia con il sindaco è legale, “i licenziamenti verranno fatti solo se ci saranno estremi di legge che consentano di non avere impugnazioni e successive sconfitte“. In altre parole niente procedimenti per il rischio di (ovvie) contro azioni legali, un controsenso assoluto. Temono l’apertura di un fascicolo della Corte dei Conti per danno erariale nel caso – udite udite – perdano, mentre evidentemente non tengono conto del danno erariale di avere 41 lavoratori assunti illegalmente (che poi sono molti di più i cv sospetti, addirittura 800 quelli assunti nell’era Alemanno).
Ma l’ultima considerazione è la più surreale di tutte: i possibili licenziandi tengono moglie e figli, quindi meglio usare cautela, come se tutti quelli che sono stati danneggiati da questa storia – i non assunti e mai assunti perché non raccomandati nonché tutti i cittadini romani – non tenessero anche loro moglie e figli. L’articolo del Corriere che oggi riporta in dettaglio la vicenda a firma di Ernesto Menicucci parla di un “pasticciaccio” “non brutto come quello di via Merulana ma in ogni caso complicato”. A noi pare un pasticcio più che brutto, agghiacciante, come tutte la vicenda di Parentepoli in Ama e in Atac, che personalmente seguo da tempo con particolare “passione”. Le due municipalizzate sono state imbottite di raccomandati incapaci a far nulla ma nonostante i processi e tutto ciò che è emerso le centinaia di persone assunte sono ancora lì, a ingrossare i bilanci di aziende al collasso.
Se Marino vuole usare l’arma dei privati per far cambiare opinione agli interni ben venga. Ma che serva a qualcosa e, appunto, non venga brandita invano, confermando l’immagine di un sindaco che si agita molto ma che poi fa una certa fatica a sconfiggere le lobby di questa città.
P.s: nel mio quartiere è stata finalmente introdotta la raccolta differenziata porta a porta – segno di civiltà di una città molto più di altri parametri – con tanto di sacchetti e cassonetti dell’androne. Piccolo particolare: il materiale è stato consegnato all’inizio dell’estate, ancora nulla è partito. Ma che messaggio si dà ai cittadini?