Alla stazione di Milano, il treno per Rho – Fiera Expo 2015 lo si distingue subito: al mattino, è affollato, strapieno, posti in piedi e nessuno che si lamenta: roba da ‘Occhi stanchi, ma nel cuore il sereno’. Mica è lunedì che si va al lavoro o a scuola; è domenica, fa bello e si va all’Expo.
Poi lo sbarco, la fiumana umana che si dirige ai tornelli, le lunghe file affrontate senza malumori. Il clima è quello di un film bello e forte di Ettore Scola, “Una giornata particolare”, con Sofia Loren, madre di famiglia e casalinga insoddisfatta con fascistissimo marito, e Marcello Mastroianni, annunciatore radiofonico epurato per inclinazioni omosessuali, che restano soli in una casa popolare romana, perché tutti, proprio tutti, sono andati a vedere la parata in onore del Fuehrer sui Fori Imperiali. La gente che s’avvia ha l’aria e lo spirito d’andare a una festa: neppure avverte la costrizione a farlo, perché è contenta ed eccitata di farlo.
Ora, qui, intendiamoci, non c’è nessuna costrizione, se non quel vago sentire – mediatico, prima ancora che politico – per cui se non vai all’Expo sei uno che rema contro. Io, invece, sono un po’ prevenuto: ho ostilità per esposizioni –a maggior ragione se universali -, fiere e pure sagre. Avevo giurato a me stesso che qui non ci sarei venuto: mi ci porta un impegno di lavoro.
La gente –noto- pare disposta ad affrontare tutto, disagi e file e caldo, che in altri momenti sarebbero insopportabili, in letizia e con un sentimento d’aspettativa e, quasi, di orgoglio, per essere partecipi dell’evento… Non è la stessa cosa della folla che sciama allo stadio, dove c’è aspettativa dell’evento, orgoglio di bandiera e letizia di esserci, ma sopra tutto c’è una patina di ansia, perché chissà come andrà…E neppure della folla d’un corteo, che manifesta un disagio, sfoga una rabbia, esprime un’idea…
Nonostante la ressa, tutto funziona bene: treni in orario; indicazioni adeguate –del resto, basta seguire il flusso-: ovunque l’occhio si posa, c’è un richiamo d’interesse, anche se io percorro il decumano senza una sosta per raggiungere il mio evento. Certo, mi colpisce che fra le installazioni più spettacolari vi siano quelle di Paesi che, se la rassegna avesse un vincolo di democrazia, non avrebbero diritto di accesso: tipo il Kazakistan e l’Azerbaigian, che, del resto, di questi tempi sono grandi amici nostri.
Bimbi eccitati, genitori tolleranti, nonni ancora baldanzosi. Magari la sera, a fine giornata, per il deflusso, la scena sarà un po’ diversa, ma sarebbe naturale. Io, comunque, non lo saprò mai: me ne vado prima, all’ora che l’entusiasmo –fra tante esibizioni di cibo- diventa appetito e trova il suo giusto sfogo.