Nessuna diffamazione. Si può dire senza avere problemi che Carlo De Benedetti “è stato molto discusso per certi bilanci Olivetti e per lo scandalo legato alla vicenda di apparecchiature alle Poste italiane”. E aggiungere che “fu allontanato dalla Fiat, coinvolto nella bancarotta del Banco Ambrosiano e finì dentro per le vicende di Tangentopoli”. Queste frasi non sono state infatti considerate diffamatorie dal tribunale di Milano e Marco Tronchetti Provera, che per averle pronunciate era stato querelato proprio dall’editore del gruppo Espresso, è stato assolto. Nell’ottobre 2013 il numero uno di Pirelli aveva pure affermato di non parlare la stessa lingua di De Benedetti “come è normale possa succedere tra un cittadino italiano e uno svizzero”. Il tutto per rispondere all’ingegnere che in riferimento alla sua gestione di Telecom gli aveva dato dell’“incapace”.
Tronchetti Provera è stato assolto con formula piena dal giudice Monica Amicone “perché il fatto non costituisce reato”. Respinta la richiesta della procura di una condanna a una multa di mille euro. E respinte le argomentazioni del legale di De Benedetti, il professor Carlo Federico Grosso, tese a dimostrare che le frasi sotto accusa alterassero la verità dei fatti e costituissero “un gravissimo attacco diffamatorio”. Per questo Grosso aveva chiesto un risarcimento dei danni di 500mila euro, da devolvere in beneficenza. Tullio Padovani, difensore di Tronchetti Provera, ha invece ribadito durante l’arringa quanto già sottolineato nel corso dell’udienza dello scorso aprile, quando a testimoniare era stato chiamato lo stesso De Benedetti. Per esempio che l’ingegnere uscì dal caso della bancarotta del Banco Ambrosiano solo con una sentenza di assoluzione in Cassazione (definita oggi “un miracolo giudiziario, senza spiegazione razionale”), dopo ben due condanne in primo e secondo grado.
Padovani è tornato anche sulla vicenda Olivetti, per la quale nel 1999 De Benedetti patteggiò una pena di tre mesi di reclusione e 15 milioni di lire di multa, il tutto convertito in 51,7 milioni di multa. Una sentenza poi revocata nel 2003 per la depenalizzazione del falso in bilancio e che De Benedetti, in aprile, sosteneva di non riuscire a ricordare. “La verità storica è assolutamente più negativa di quella raccontata da Marco Tronchetti Provera, che non ha detto quello che avrebbe potuto legittimamente sottolineare – ha aggiunto il suo difensore -. Definire ‘discussi’ i bilanci Olivetti è un blando, tenero e moderato eufemismo. Appare evidente come le dichiarazioni del dottor Tronchetti corrispondevano al vero essendo state tutte puntualmente riscontrate e confermate”. Non è mancata una critica all’operato della procura, colpevole secondo Padovani di “aver mandato a giudizio Tronchetti Provera per questi fatti senza un solo atto di indagine, come se la querela di Carlo De Benedetti fosse un atto facente fede”.