L’Ufficio Parlamentare di Bilancio approva con riserva le stime governative contenute nel Documento di Economa e Finanza rilevando eventuali rischi sulle previsione programmatica del Pil per il 2016 a causa di una stima troppo ottimistica sugli effetti della manovra. “L’Upb – si legge nella lettera di validazione inviata al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan dal presidente Upb Giuseppe Pisauro – tenuto conto dell’incertezza che caratterizza le previsioni macroeconomiche, ha valutato la plausibilità delle stime sulla base di un intervallo di valori accettabili per le grandezze macroeconomiche oggetto di validazione”. Il Consiglio dell’Upb, pertanto, “valida le previsioni tendenziali per gli anni 2015-16 trasmesse dal Mef l’11 settembre, in quanto esse si collocano nell’intervallo accettabile allo stato delle informazioni disponibili”.
Tuttavia Upb rileva dei rischi sulla stima del Pil 2016. “Il quadro macro economico tendenziale del Mef appare nelle sue componenti essenziali in linea per gli anni 2015-16 con le stime di previsori del panel Upb. In tale biennio il principale fattore di rischio riguarda la crescita del Pil 2016 che, pari all’1,3%, si colloca al limite più elevato dell’intervallo delle stime dei previsori del panel Upb”, si legge nell’allegato alla lettera di validazione. “Concorrono a questo risultato spese per i consumi delle famiglie (1,1%) appena al di sotto del limite superiore (1,2%) dell’insieme delle spese e dei previsori della pa (0,9%) superiori a quelle assunte dagli istituti del panel (0,8%). Dato il livello di partenza dello scenario di crescita tendenziale, stime particolarmente ottimistiche degli effetti della manovra di finanza pubblica rischierebbero di collocare la previsione programmatica 2016 al di fuori dell’intervallo di validazione”. E “i segnali di rischio insiti nel tendenziale divengono maggiormente evidenti negli anni successivi“, per i quali il Tesoro si attende una crescita dell’1,3% contro l’1,2% stimato dall’Ufficio Parlamentare. Inoltre “variabili internazionali (commercio, cambio, petrolio) meno favorevoli di quelle ipotizzate potrebbero indebolire il quadro macroeconomico stimato dal Mef nel 2016 per quanto riguarda la crescita e negli anni successivi per quanto riguarda l’inflazione”.