I componenti dell'Odg lombardo si rifiutano di partecipare alla tre giorni tra assemblee di rito e incontri a Cascina Triulza più cena esclusiva a causa di una questione legale che riguarda la tassa annuale non pagata da praticanti e morosi. Il presidente Iacopino assicura che l'appuntamento costerà "quanto solitamente costa una riunione a Roma". Cioè 100mila euro circa
Due notti nell’hotel Michelangelo, quattro stelle in zona stazione Centrale, e una cena di rappresentanza presso la sala Belvedere di palazzo Pirelli, trentunesimo piano del grattacielo con vista mozzafiato sulla Lombardia. Il Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti fa le valigie e va in trasferta a Milano, in vista del convegno del 23 settembre a Expo dal tema “Giornalismo d’inchiesta e alimentazione”. Ma chi rappresenta il consiglio regionale lombardo decide di non partecipare: al centro una questione legale che riguarda le quote di iscrizione.
Questo l’evento: tre giorni tra assemblee di rito e incontri a Cascina Triulza e una cena esclusiva, con invito non solo per i 144 componenti del consiglio, le autorità locali e il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina ma anche tutti i componenti del Consiglio e del Collegio dei revisori dell’ordine della Lombardia con rispettivo accompagnatore. Che però hanno risposto “no, grazie” con una decisione presa all’unanimità lo scorso mercoledì. Paga tutto l’Ordine, che solitamente per una riunione tra viaggi, alberghi, gettoni e rimborsi dei pasti spende circa 100mila euro a ogni appuntamento per un conto annuo che, a luglio, il presidente dell’Odg Lombardia ha stimato in una cifra compresa tra gli 800mila e il milione di euro sulle pagine di Prima Comunicazione.
“Il saldo del consiglio previsto a Milano sarà non superiore a quanto solitamente costa una riunione a Roma, soprattutto grazie alla lungimiranza di chi ha bloccato per tempo le stanze dell’hotel Michelangelo, abbassandone il prezzo a 130 euro a notte. Documenterò tutto”, spiega a ilfattoquotidiano.it il presidente nazionale Enzo Iacopino. Nella struttura alberghiera, prenotando oggi, se ne spenderebbero circa 300.
Il “risparmio” non è quindi stato accantonato ma investito nella serata di gala con vista sulla Lombardia da una delle terrazze più esclusive di Milano. “Avremmo dovuto comunque sostenere le spese della cena, come previsto in queste occasioni. Invece di mandare i consiglieri in giro abbiamo quindi pensato di organizzare una serata di rappresentanza”, risponde Iacopino. Alla quale avranno accesso anche gli accompagnatori. Mogli e mariti dei consiglieri, insomma: “Pagheranno di tasca propria. Anzi, dirò di più: i consiglieri che verranno accompagnati, parliamo di quattordici persone, non hanno diritto all’indennità spettante per i tre giorni di riunioni”.
I colleghi dell’Odg Lombardia la pensano diversamente. E hanno declinato l’invito arrivato in sede lo scorso 10 settembre. Dietro quei posti vuoti in cima a palazzo Pirelli, “un piccolo gesto di attenzione in un momento di certo non roseo per la categoria”, si annida anche una battaglia legale nella quale ballano alcune decina di migliaia euro di contributi degli iscritti rivendicati dalla sede di via Parigi. Roma ha infatti citato in tribunale Milano per il mancato storno di circa 50mila euro, ovvero la parte di quota associativa annua versata dai giornalisti lombardi che spetta all’ordine nazionale, chiedendo anche 90mila euro per danni a vario titolo.
“Quei soldi corrispondono alle quote dei praticanti delle scuole di giornalismo e dei morosi, alcuni anche in difficoltà economiche”, fanno sapere dalla Lombardia. L’ordine regionale infatti non fa pagare gli studenti delle tre scuole attive a Milano e nel corso degli anni ha accumulato un numero ragguardevole di morosi, in parte (circa un terzo) condonati poiché si trattava di colleghi in evidenti difficoltà economiche. “Non si capisce perché l’Odg nazionale voglia buttare soldi dei colleghi in una causa perfettamente inutile perché, come sanno benissimo dalle nostre comunicazioni, tra dicembre e aprile scorso abbiamo provveduto a cancellare tutti i morosi per la stragrande parte pubblicisti e in questo momento l’Odg Lombardia è perfettamente in regola – spiega il tesoriere lombardo Luca Pagni – L’Ordine è al corrente di tutto e pertanto la decisione di non partecipare alla cena di gala è un contributo al risparmio nel momento in cui si buttano via soldi in cause legali di cui si potrebbe fare a meno”.
Roma però non arretra: “Il pagamento della quota è un obbligo di legge. Non siamo stati mai avvisati dall’Odg Lombardia della decisione presa riguardo agli studenti-praticanti e ai giornalisti in condizioni disagiate. Non esiste neanche una delibera – attacca Iacopino – L’hanno fatto in clandestinità. Noi quei soldi li abbiamo inseriti in bilancio, del quale rispondo io”.
Una situazione che va avanti da anni, ma della quale all’Ordine nazionale non si erano evidentemente mai accorti o che avevano tollerato a lungo senza chiedere spiegazioni. La questione è degenerata a luglio, dopo un incontro tra il tesoriere nazionale e i rappresentanti della Lombardia. In quella riunione – secondo quanto apprende ilfattoquotidiano.it – si era arrivati a un differenziale minimo tra quanto l’ordine regionale deve ancora a Roma (una cifra vicina 60mila euro) e quanto a Milano aspettano di ricevere per la formazione continua dei giornalisti (58mila euro), obbligatoria dallo scorso anno. L’accordo non si trova e parte l’iter legale. Che comporterà oneri per entrambi e nel frattempo lascia l’Odg Lombardia in difficoltà dal punto di vista dell’organizzazione dei corsi di formazione per gli iscritti.
“Abbiamo programmato un contributo di circa 500mila euro agli ordini regionali”. I soldi che spettano alla Lombardia, prosegue, l’ordine regionale “li ha ormai persi perché non era in regola nei termini fissati dalla delibera, approvata all’unanimità. Agli altri ordini – continua Iacopino – è già stata corrisposta la loro parte perché sono in regola. La riunione di luglio era finalizzata a trovare un’intesa, come fatto con alcune altre regioni. Non lo abbiamo trovato e non possiamo restare fermi”.
Immobile è invece la riforma dell’Ordine stesso. È stato bocciato dal Consiglio nazionale il progetto avanzato da Carlo Bonini e Pino Rea che prevedeva, tra le altre cose, una composizione decisamente più snella (60 membri) dello stesso consiglio. Nella sua lettera di dimissioni in seguito al caso Farina, Bonini – definendo il consiglio nazionale un consesso rassegnato “ad essere solo il simulacro di ciò che vorrebbe difendere e dice di voler difendere” – specificava che quella bozza venne respinta poiché “insostenibile” in quanto “troppo avanzata”. L’ultima proposta è stata presentata nel novembre 2014 dal deputato Pino Pisicchio e comporterebbe un sostanziale dimezzamento dei membri del Cnog. Nel frattempo 144 consiglieri continuano a riunirsi sette, otto volte all’anno tra sale convegni in hotel a quattro stelle e cin-cin pagati dai colleghi.
Aggiornato da Redazione web il 22 settembre 2015 alle 18.01