Fondi pubblici svizzeri spesi in Italia, scoppia il caso oltreconfine. Musei, fondazioni ma anche l’archivio di Stato di Bellinzona per stampare i loro cataloghi e le loro pubblicazioni ricevono una discreta quantità di soldi pubblici (mezzo milione di franchi l’anno, 460 mila euro al cambio attuale), ma per la realizzazione dei loro prodotti si rivolgono spesso ad aziende italiane. Più blasonate e più economiche di quelle elvetiche – anche grazie ad una valuta più forte rispetto al passato – e quindi preferite per ragioni di prestigio e di bilancio.
Una pratica che, in tempi di magra – con molte aziende tipografiche svizzere che rischiano il tracollo -, non viene più tollerata, tanto che la Viscom Ticino, l’associazione di categoria che rappresenta l’industria grafica del Cantone, ha iniziato a fare la voce grossa: “Ci sono realtà che prendono sussidi in Svizzera, soldi che la gente versa con le tasse, è scandaloso che finiscano in Italia”. A parlare è Stefano Gazzaniga, direttore dell’associazione, che stila l’elenco dei beneficiari di finanziamenti pubblici che spendono i soldi degli svizzeri oltreconfine.
L’INDIGNAZIONE – “I sussidi pubblici – ha detto Gazzaniga al sito Ticinonline- andrebbero sempre spesi su suolo svizzero. Se uno non è d’accordo, allora rinunci all’aiuto statale. Non dimentichiamo poi che in molti casi un museo appartiene al Comune o al Cantone. I soldi utilizzati sono dunque completamente pubblici. Non solo per quanto riguarda i sussidi. Certe cose le paghiamo tutti quanti, con le imposte. Diciamolo chiaramente: si va in Italia a stampare per risparmiare. E forse per una questione di prestigio. Già perché potersi vantare di essersi affidati a Skira, Silvana Editoriale, Mazzotta o Electa non è da tutti. Però, allora, si abbia l’onestà di non usare i soldi dei cittadini ticinesi per farlo”. La polemica di Viscom Ticino va oltre l’editoria culturale e attacca anche lo sport, molte le società che ricevono contributi statali e poi “stampano le maglie in Italia. Vi sembra corretto? Bisognerebbe regolamentare il tutto. Chi riceve sussidi, deve mostrare i giustificativi che dimostrino come il prodotto sia realizzato su suolo svizzero”.
LA PETIZIONE – La Viscom Ticino, proprio per mettere un freno a questa situazione ha dato vita ad una petizione, rivolta al Consiglio Federale (Governo Svizzero): “Gli affiliati dell’associazione padronale Viscom chiede al Consiglio Federale di agire in modo che tutto il materiale stampato per l’amministrazione federale e le ex-regie federali venga acquistato esclusivamente in Svizzera. Da un punto di vista ecologico, economico e sociale, non vi sono motivi validi per l’acquisto di prodotti stampati all’estero. L’industria grafica Svizzera conta oltre 1.000 aziende che garantiscono qualità e innovazione”.