Il rispetto delle regole è cruciale e non prevede eccezioni. Parola del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, che martedì ha ribadito come occorra “essere più seri rispetto alle regole e agli strumenti che già abbiamo”. “Non lasciamo ricordare solo ad alcuni stupidi tedeschi le regole” esistenti, è stata la sua chiosa. La Commissione Ue, ha sostenuto il “falco” di Berlino, deve “fare meno raccomandazioni” Paese per Paese, visto che poche vengono davvero implementate. Ne bastano poche, ma “devono essere legalmente vincolanti, anche per il governo tedesco”, ha poi auspicato.

Poi il ministro, che ha parlato durante una conferenza sul bilancio Ue, ha proposto che i fondi europei di coesione – cioè quelli che dovrebbero ridurre le disuguaglianze tra le diverse aree d’Europa – e quelli per l’agricoltura siano spostati dalla destinazione originaria e utilizzati per supportare le riforme strutturali. I quasi mille miliardi che i 28 Paesi spenderanno tra 2014 e 2020, ha fatto notare, sono stati distribuiti sulla base di “priorità storiche” invece che tenendo conto delle “sfide attuali”. Con il risultato che “soldi europei vanno a finanziare politiche non europee”. Una situazione a cui occorre porre rimedio. Come? La Commissione, per Schaeuble, dovrebbe finanziare progetti nazionali solo a fronte dell’attuazione delle riforme concordate con l’esecutivo Ue. Non solo: “Non servono soldi extra, quello che è disponibile è sufficiente se usato nel modo giusto”, ha sentenziato Schaeuble.

Chiari avvertimenti, insomma, per gli “osservati speciali” Parigi e Roma. Per la Francia, infatti, sono fondamentali i sussidi all’agricoltura, mentre all’Italia per questo settennato di programmazione spettano ben 54 miliardi di euro, ma come è noto finora la Penisola non è stata in grado nemmeno di spendere tutti i fondi che le erano state assegnati per il periodo 2007-2013.

Schaeuble ha poi rivendicato che “nell’ultimo paio di settimane la Germania ha salvato un po’ l’immagine dell’Ue” con le sue decisioni sulla crisi dei migranti. L’Europa “deve rispondere a questa sfida” dei rifugiati e “se sarà necessario fare di più sono sicuro che l’Ue e gli stati membri risponderanno”, ha detto. Aprendo a una “maggiore flessibilità del bilancio Ue se sorgono nuove sfide”, come appunto quella della gestione dei profughi. Ma attenzione: il riferimento è solo alla possibilità di spendere più soldi in un determinato anno, senza modificare il tetto di spesa complessivo. Resta invece fermo il “Nein” alla richiesta di un minor rigore sui conti pubblici per far fronte alle spese impreviste legate all’accoglienza: solo lunedì il vice ministro delle Finanze, Thomas Steffen, ha chiarito che il governo tedesco punta ancora a raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio quest’anno e il prossimo nonostante il costo aggiuntivo. Tutto da vedere, dunque, come la Commissione Ue risponderà alla richiesta dell’Italia di poter fare deficit aggiuntivo per 3,4 miliardi a fronte dell’emergenza migranti.

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