Oltre 60mila richieste di protezione internazionale all’Italia e di queste ne sono state accolte poco più della metà (60 per cento) nel 2014 e ancora meno nel 2015 (50 per cento). E’ questa l’analisi del Rapporto 2015 firmato da Caritas, Migrantes, Cittalia, Anci, Sprar e Unhcr sull’emergenza migranti in Europa.
Nel 2014 nei Paesi Ue sono state presentate 626.715 domande di protezione internazionale. Quasi 200.000 in più rispetto all’anno precedente. Uno dei dati che emerge dal rapporto è che meno del 10% dei rifugiati arriva in Europa e, di questi, meno del 3% in Italia. L’86% infatti, nel 2014 era ospitato da Paesi in via di sviluppo. La sola Turchia, realtà che riceve più rifugiati in assoluto, ne accoglieva quasi 1,6 milioni. Lo Stato italiano nel 2014 ha registrato 64.625 richieste di protezione internazionale con un incremento del 142,8 per cento rispetto al 2013. Nei primi 5 mesi del 2015 invece, a richiedere protezione sono stati in 25.000. Nei primi mesi del 2015 inoltre, sulle coste italiane sono arrivati 121.500 migranti, mille in più al mese rispetto all’anno precedente.
A livello europeo, l’Italia è il terzo Paese per domande ricevute. Al primo posto si trova la Germania, 202.815 nel 2014, pari al 32,4% del totale e a un 60% in più rispetto all’anno precedente. Al secondo posto si trova la Svezia, con 81.325 domande presentate. L’Italia è anche la realtà ad aver registrato la crescita maggiore di domande di protezione internazionale (142,8%), seguita dall’Ungheria con un piu’ 126,3% e dalla Danimarca (+103,5%). Delle 626.715 domande di protezione internazionale presentate a Stati Ue, 183.385 sono state accolte positivamente.
Presenza nei centri di accoglienza: da 70.000 a 82.000 in un anno
In Italia le strutture di accoglienza si dividono in CPSA, CDA, CARA, CAS e SPRAR. In tutte le strutture di queste tipologie, nel 2014 erano ospitate 70.000 persone. Distribuite, per quanto riguarda i Cas, prevalentemente in Lombardia e Campania, che accoglievano rispettivamente il 15,3%, il 12,2% e il 10,4% dei migranti. Mentre, circa gli sprar, ad ospitare più persone erano quelli del Lazio (22,6%) e della Sicilia (19,7%). Nelle stesse strutture si è avuto un aumento di presenza: nel 2015 si è passati a 82.000 accolti, per di più nigeriani e uomini (88,7%). Negli sprar inoltre, si trovano più di mille minori non accompagnati, per la maggior parte provenienti da Gambia, Mali, Senegal e Nigeria.
Le richieste di protezione da parte di siriani sono aumentate del 144% in un anno
La maggior parte dei richiedenti protezione internazionale è rappresentata da siriani, sono 122.115 e sono aumentati, dal 2013 al 2014, del 144,3%. La Siria è anche il primo Paese al mondo per origine dei rifugiati: ne ha 3,9 milioni sparsi in tutto il globo. Dopo i siriani a presentare più richieste in Europa sono gli afghani, con 41.370 domande, in aumento del 57,8% rispetto all’anno precedente. Le richieste da eritrei invece, sono 39.925 e hanno registrato un più 154,9%
In 7 anni quadruplicati i viaggi dalla Libia all’Italia
Le vie di cui si servono i migranti per entrare in Europa sono tendenzialmente quattro. Una possibilità è seguire la rotta che dalla Libia porta, attraverso il Mediterraneo, all’Italia. Nel 2014 più di 170.000 migranti hanno intrapreso questo viaggio (4 volte di più rispetto al 2008). Nel 2015 invece, sono stati, fino a ora, già 121.500. E ad aumentare sono state anche le persone che hanno deciso di entrare in Europa passando per i Balcani: nel 2014 erano 43.360, nel 2014 invece, 102.000. Hanno invece provato ad accedere all’Ue tramite la Grecia in 288.020. Decisamente in numero minore chi ha tentato di entrare dalla Spagna: nel 2015 sono stato 1953.
“Ue ha fallito nella gestione dell’emergenza migranti”
Il rapporto, circa il modo in cui l’Ue sta affrontando la situazione migranti, è piuttosto duro e parla di “disunione europea”. Quella dell’immigrazione è “una situazione che ha messo alla prova la coesione del 28 membri dell’Europa. Prova fallita, dal momento che ogni Paese ha agito in ordine sparso, adottando una propria politica, spesso contraddittori e xenofoba”. L’Ue, si legge nella presentazione del rapporto, “ha reagito senza una strategia politica complessiva, ma mettendo in campo una serie di interventi tampone, di tipo emergenziale”. Quella che abbiamo davanti agli occhi è una ” crisi migratoria globale” che l’Ue ha mostrato difficoltà ad affrontare, in quanto “manca un governo della crisi, mancano linee di azione comuni in grado di dare risposte” a un fenomeno di tale portata. Nel dossier c’è anche la chiamata all’Europa affinché promuova un approccio orientato alla tutela dei diritti umani, impedendo le restrizioni della libertà di movimento, adottando le quote per ridistribuire i richiedenti protezione internazionale e prevedendo una revisione del trattato di Dublino. Tutto ciò anche alla luce delle circa 2900 persone che hanno perso la vita tentando di attraversare il Mediterraneo e dei 200 morti asfissiati all’interno di tir o travolti lungo strade e ferrovie. Riguardo l’Italia invece, il rapporto auspica che si superi il dualismo tra prima e seconda accoglienza. Il fine è quello di “favorire in ogni singola persona la riconquista dell’autonomia personale e l’emancipazione”.