Il dicastero ha consegnato ai sindacati l'elenco degli esami a maggior rischio di “inappropriatezza”, quelli cioè che non sono sempre ritenuti necessari. I medici potranno essere sanzionati nel caso di “abuso”. Le conseguenze per i cittadini? Se non ricorrono le condizioni elencate nel documento del ministero, dovranno pagare la prestazione di tasca propria. L'obiettivo: risparmiare 7 miliardi entro il 2017
Sono 205 le prestazioni sanitarie che secondo il ministero della salute, Beatrice Lorenzin, possono essere tagliate per ridurre la spesa pubblica. Vanno dagli esami di laboratorio, ai test genetici e allergici per arrivare fino a risonanze magnetiche e tac. Il dicastero ha infatti appena completato l’elenco degli esami a maggior rischio di “inappropriatezza”. Quelli cioè che non sono sempre ritenuti necessari. La lista è stata appena presentata ai sindacati dei medici che potranno anche essere sanzionati nel caso di “abuso” nelle prescrizioni. I camici bianchi avranno ora due giorni di tempo per fare le loro osservazioni prima che il testo finisca davanti al Consiglio Superiore della Sanità e poi passi all’approvazione. Se il documento non subirà modifiche, allora diventerà più difficile per i cittadini accedere a tutta una serie di prestazioni sanitarie.
Con questa mossa, il governo Renzi pensa di poter incidere notevolmente sugli sprechi contenendo la spesa sanitaria che l’esecutivo punta a ridurre di 7 miliardi entro il 2017. Nelle idee del ministero della salute, la maggior parte dei risparmi verrà dalle risonanze magnetiche il cui numero supera quello degli altri Paesi europei. L’esame della colonna vertebrale senza mezzo di contrasto, ad esempio, potrà essere prescritto gratuitamente solo se il dolore persiste su un lasso temporale di almeno un mese o nei casi di fratture. Nel caso in cui non si evincano patologie, non sarà possibile ripetere immediatamente l’esame a carico del servizio sanitario nazionale, ma bisognerà attendere un anno. O, in alternativa, pagarlo.
Teoricamente quindi il documento della Lorenzin punta dritto agli sprechi, caricando sulle casse pubbliche solo quegli accertamenti ritenuti davvero necessari. Nella pratica pero’ il provvedimento rischia di essere un boomerang per i pazienti: da un lato infatti i medici saranno condizionati dalla possibilità di sanzioni pecuniarie, dall’altro, in coscienza, potranno magari suggerire di procedere comunque agli accertamenti che ricadranno sulle spalle dei pazienti. “Il punto debole del decreto ministeriale della Lorenzin è che mette in moto un meccanismo, quello sanzionatorio rispetto alle prescrizioni cosiddette inappropriate, che oltre a spaventare il medico e farlo lavorare male, creano un danno al malato che vedendosi negare la Tac o l’esame rinuncerà a curarsi del tutto o andrà nel privato – precisa Domenico Iscaro, presidente nazionale dell’ associazione dei dirigenti medici, Anaao Assomed – così salta il delicato e fondamentale rapporto paziente-medico”. Ma soprattutto, secondo Iscaro, si “rischia di fare una grande confusione e trasferire sulla spalle dei pazienti più deboli il peso di alcune scelte”.
L’intervento della Lorenzin “si traduce nei fatti in un altro taglio alla sanità” come spiega Massimo Cozza, segretario Fp Cgil medici, subito dopo l’incontro con il ministro Lorenzin sul decreto contro le iper-prescrizioni. “E’ giusto avere linee guida e criteri contro l’inappropriatezza prescrittiva – prosegue il sindacalista – ma non si può procedere con diktat e liste di prescrizione, che rischiano di minare il rapporto di fiducia fra il medico e il cittadino. L’anamnesi (cioè l’indagine conoscitiva, ndr) è un atto medico complesso che non si può racchiudere in una griglia di criteri”. Secondo Silvestro Scotti, vicesegretario dei medici di famiglia della Fimmg, la “sensazione è che i medici prescrittori siano lasciati soli, con il rischio di sanzioni e quello di mettere in discussione il rapporto con gli assistiti”. Con la probabilità elevata che alla fine siano i pazienti a pagare il prezzo più alto.