Per l'agenzia di rating "resta molta strada da fare per portare il pil a crescere più dell’1,5% l'anno". Salari bassi e disoccupazione alta "comprimono la domanda dei consumatori"
L’Italia è “fuori dalla recessione” ma la ripresa dell’economia “è ancora tiepida”. E la strada da fare per portare il prodotto interno lordo a crescere più dell’1,5% l’anno è “ancora molta”. E’ il giudizio messo nero su bianco da Standard &Poor’s nel suo ultimo rapporto di previsione “Il debole recupero italiano”. Che individua nella “bassa crescita dei salari e nella disoccupazione alta” i principali fattori che “comprimono la domanda dei consumatori”. L’economia della Penisola “ha dato segni di ripartenza” nel primo trimestre di quest’anno “ponendo fine a una recessione lunga tre anni e mezzo, durante la quale il pil si è ridotto del 5,4%”.
Ora, riconosce S&P, “sta migliorando la fiducia delle imprese, con l’indice Pmi di luglio cresciuto al suo livello più alto degli ultimi cinque anni, mentre la fiducia dei consumatori è al livello più alto dal 2008″. Nonostante questi segnali positivi, però, “la svolta in Italia è stata più debole che negli altri Paesi vicini dell’Eurozona”, scrive Jean-Michel Six, capo economista Standard & Poor’s per l’area Europa, Medio Oriente e Africa. E, conclude l’analista, “resta molta strada da fare per portare il pil a crescere più dell’1,5%”. Il governo, nella nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, ha fissato le previsioni di crescita per il 2016 all’1,6%.
Anni di declino nella formazione di capitale “hanno danneggiato la crescita potenziale e la competitività complessiva dell’economia, e la continua crescita dei salari sopra il trend della produttività ha contribuito a questo deterioramento”. Il settore bancario, a sua volta, “ha visto la sua profittabilità danneggiata in seguito all’aumento di tre volte dei prestiti deteriorati”. A questo va aggiunto il fatto che “l’aumento del debito pubblico ha causato una chiara limitazione della capacità del settore pubblico di tornare a spingere l’economia”. Una ripresa sostenibile, sottolinea il rapporto, richiederà un forte aumento degli investimenti, ma le condizione del comparto creditizio, che resta “vulnerabile“, non sono “ideali” per supportare le aziende in questo.