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Succede che mi trovo in Giappone proprio in questi giorni, quando a Tokyo la Camera Alta del Parlamento ha approvato una nuova interpretazione dell’articolo 9 della Costituzione, dicendo che le loro Forze di Autodifesa potranno intervenire e sparare oltre i confini nipponici, sempre che sia per aiutare i Paesi alleati nelle loro missioni.
Una ragazza seduta accanto a me sul tatami di un ristorante di sashimi nell’isola di Naoshima dice: “No, che non sono contenta. Adesso gli americani trascineranno il nostro esercito nelle loro guerre insensate”. Il giorno prima, Kunio, un’amico che vive nella periferia di Osaka, accompagnandomi a un festival di 32 carri trainati dai ragazzi e dai giovani di diversi quartieri, confessava invece di non capire l’opposizione a questa svolta storica: “Ma come, abbiamo la Cina e la Corea del Nord qui fuori che continuano a minacciar i loro vicini, a sconfinare su isole e mari…bisogna essere pazzi a volersi tenere le mani legate.”
Anche un altro amico, un ex imprenditore del settore ittico a Fukuoka, ammette che non capisce cosa ci sia di male nel tornare a potersi difendere e poter usare il proprio esercito anche nell’Oceano Pacifico o, come prevede la legge, per liberare i propri ostaggi. Ricordate cos’è accaduto ai due giapponesi Haruna Yukawa e Kenji Goto in Siria a fine gennaio?
E adesso che la squadra di rugby del Giappone ha fatto l’impossibile, battendo il fortissimo Sudafrica, ci si chiede perché il Giappone non possa tornare, dopo 70 anni in castigo forzato dal diktat americano, a muovere le sue truppe quando e dove necessario. Anche perché sono sempre gli Stati Uniti a fare forti pressioni per avere questo aiuto, muovendo la pedina Giappone in opposizione alla Cina.
Ma se è vero che il Giappone ha inflitto la più grande sconfitta della storia moderna contro l’allora Gigante dormiente degli Stati Uniti a Pearl Harbor, è anche vero che la cultura pacifista nata dopo Hiroshima e Nagasaki è arrivata a influenzare il mondo tramite il lavoro diretto e indiretto di Yoko Ono, un’altro prodotto della cultura giapponese.
Così, adesso, nelle piazze del Giappone sfilano le nuove generazioni di studenti pacifisti, che raffigurano il premier Abe brandendo un fantoccio con i baffetti alla Hitler, mentre in Parlamento si sono presi a pugni per tentare un’inutile ostruzionismo prima del voto finale.
Keiko, che lavoro a Tokyo, è preoccupata e teme che la guerra riporterà sconfitte e morte in un Giappone ancora traumatizzato dal terremoto del 2011 con conseguente disastro di Fukushima.
Myuki a Fukuoka non nasconde la preoccupazione che si risvegli lo spirito dei samurai, che finora si era convogliato solo su tentare di risollevare un’economia che zoppica da ormai troppo tempo, con occasionali impennate di speranza, come quelle che ha visto il Nikkei questo mese.
Le reazioni cinesi al volto parlamentare giapponese sono arrivate subito. Il Giappone dovrebbe “imparare le profonde lezioni della storia”, hanno detto gli organi ufficiali di Pechino. Il ministero della Difesa ha detto che queste riforme “risvegliano profonde preoccupazioni tra i suoi cittadini, le nazioni confinanti dell’Asia e la società internazionale. L’agenzia stampa ufficiale della Corea del Nord ha virgolettato il proprio Ministero della Difesa dicendo che il Giappone: “E’ ossessionato con l’ambizione anacronistica di una nuova invasione.”
Ciò che è anacronistico sono queste interpretazioni.
Il Giappone questa volta non è la punta d’invasione asiatica dell’asse Roberto (Roma-Berlino-Tokyo, Seconda Guerra Mondiale), ma è un argine alla Cina su un nuovo scenario internazionale. E dall’altra parte ci sono gli Stati Uniti che spingono.
Questa è la vera preoccupazione per i giapponesi: non solo la fine del pacifismo, ma il dover fare guerre per conto terzi che poco apportano all’economia e alla salvaguardia del loro paese. E come biasimarli?
Carlo Pizzati
Scrittore e docente di teoria della comunicazione
Mondo - 23 Settembre 2015
Giappone, se anche il paese pacifista va alla guerra
Succede che mi trovo in Giappone proprio in questi giorni, quando a Tokyo la Camera Alta del Parlamento ha approvato una nuova interpretazione dell’articolo 9 della Costituzione, dicendo che le loro Forze di Autodifesa potranno intervenire e sparare oltre i confini nipponici, sempre che sia per aiutare i Paesi alleati nelle loro missioni.
Una ragazza seduta accanto a me sul tatami di un ristorante di sashimi nell’isola di Naoshima dice: “No, che non sono contenta. Adesso gli americani trascineranno il nostro esercito nelle loro guerre insensate”. Il giorno prima, Kunio, un’amico che vive nella periferia di Osaka, accompagnandomi a un festival di 32 carri trainati dai ragazzi e dai giovani di diversi quartieri, confessava invece di non capire l’opposizione a questa svolta storica: “Ma come, abbiamo la Cina e la Corea del Nord qui fuori che continuano a minacciar i loro vicini, a sconfinare su isole e mari…bisogna essere pazzi a volersi tenere le mani legate.”
Anche un altro amico, un ex imprenditore del settore ittico a Fukuoka, ammette che non capisce cosa ci sia di male nel tornare a potersi difendere e poter usare il proprio esercito anche nell’Oceano Pacifico o, come prevede la legge, per liberare i propri ostaggi. Ricordate cos’è accaduto ai due giapponesi Haruna Yukawa e Kenji Goto in Siria a fine gennaio?
E adesso che la squadra di rugby del Giappone ha fatto l’impossibile, battendo il fortissimo Sudafrica, ci si chiede perché il Giappone non possa tornare, dopo 70 anni in castigo forzato dal diktat americano, a muovere le sue truppe quando e dove necessario. Anche perché sono sempre gli Stati Uniti a fare forti pressioni per avere questo aiuto, muovendo la pedina Giappone in opposizione alla Cina.
Ma se è vero che il Giappone ha inflitto la più grande sconfitta della storia moderna contro l’allora Gigante dormiente degli Stati Uniti a Pearl Harbor, è anche vero che la cultura pacifista nata dopo Hiroshima e Nagasaki è arrivata a influenzare il mondo tramite il lavoro diretto e indiretto di Yoko Ono, un’altro prodotto della cultura giapponese.
Così, adesso, nelle piazze del Giappone sfilano le nuove generazioni di studenti pacifisti, che raffigurano il premier Abe brandendo un fantoccio con i baffetti alla Hitler, mentre in Parlamento si sono presi a pugni per tentare un’inutile ostruzionismo prima del voto finale.
Keiko, che lavoro a Tokyo, è preoccupata e teme che la guerra riporterà sconfitte e morte in un Giappone ancora traumatizzato dal terremoto del 2011 con conseguente disastro di Fukushima.
Myuki a Fukuoka non nasconde la preoccupazione che si risvegli lo spirito dei samurai, che finora si era convogliato solo su tentare di risollevare un’economia che zoppica da ormai troppo tempo, con occasionali impennate di speranza, come quelle che ha visto il Nikkei questo mese.
Le reazioni cinesi al volto parlamentare giapponese sono arrivate subito. Il Giappone dovrebbe “imparare le profonde lezioni della storia”, hanno detto gli organi ufficiali di Pechino. Il ministero della Difesa ha detto che queste riforme “risvegliano profonde preoccupazioni tra i suoi cittadini, le nazioni confinanti dell’Asia e la società internazionale. L’agenzia stampa ufficiale della Corea del Nord ha virgolettato il proprio Ministero della Difesa dicendo che il Giappone: “E’ ossessionato con l’ambizione anacronistica di una nuova invasione.”
Ciò che è anacronistico sono queste interpretazioni.
Il Giappone questa volta non è la punta d’invasione asiatica dell’asse Roberto (Roma-Berlino-Tokyo, Seconda Guerra Mondiale), ma è un argine alla Cina su un nuovo scenario internazionale. E dall’altra parte ci sono gli Stati Uniti che spingono.
Questa è la vera preoccupazione per i giapponesi: non solo la fine del pacifismo, ma il dover fare guerre per conto terzi che poco apportano all’economia e alla salvaguardia del loro paese. E come biasimarli?
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Roma, 2 mar. (Adnkronos) - La capitale si prepara ad accogliere il ‘Resp Festival’, un evento innovativo che promette di trasformare Ariccia in un epicentro di suoni, luci e performance artistiche. Organizzato dal gruppo 06, il Festival si terrà presso il nuovo mega club ‘Factory46’, una struttura di 2.000 mq, (in Via Quarto Negroni 46, Ariccia), dotata di impianto audio all’avanguardia, giardino e zona food. L’evento si svolgerà dal 15 marzo per cinque sabati consecutivi, offrendo un’esperienza sensoriale unica, e rappresentando un nuovo capitolo nella scena della musica elettronica di Roma, portando con sé una ventata di innovazione e sperimentazione.
Il Resp Festival vanta un cartellone con 20 Dj internazionali e italiani, che si esibiranno ogni sabato dalle 23:00 alle 5:00, in un mix di performance dal vivo, spettacoli laser e led wall mozzafiato. Il primo sabato, 15 marzo, vedrà la partecipazione della star internazionale Pablo Say dalla Spagna, insieme alla talentuosa Debora Savasto e Katoff dall’Inghilterra. Tra gli altri protagonisti ci saranno Manuel Le Saux e Sygma, DJ e producer resident del festival. I tanti artisti porteranno sul palco una varietà di stili e influenze, creando un’esperienza sonora unica e coinvolgente.
“Siamo incredibilmente entusiasti di presentare il Resp Festival. Questo evento rappresenta un’opportunità unica per esplorare nuove frontiere della musica elettronica e delle arti visive. Miriamo a creare un’esperienza dinamica e coinvolgente per tutti i partecipanti. Abbiamo lavorato duramente per portare artisti di fama internazionale e talenti emergenti, creando un programma che celebra la diversità e l’innovazione. Non vediamo l’ora di condividere questa avventura con il nostro pubblico e di vedere come il Festival contribuirà a far crescere la scena culturale romana e non solo”, ha spiegato Sergio Serafini, organizzatore del Resp Festival e fondatore del gruppo 06.
Dopo l’inaugurazione del 15 marzo, si prosegue sabato 22 marzo con un evento misterioso e imperdibile, ‘Top Secret’. Poi sabato 29 marzo, si terrà una serata dedicata alle donne DJ, con la partecipazione di Alessandra Roncone, Las Mellizas, Francesca Fagiani, Kalhea e Consuelo. Sabato 5 aprile, sarà ‘La notte House of Vibe’ con il leggendario Joe T. Vannelli e Kristine.
Mentre sabato 12 aprile ci sarà il gran finale con la crew dell’Insomnia Discoacropoli d’Italia di Pisa, guidata dal fondatore Antonio Velasquez e DJ come Gabry Fasano, Alessandro Tognetti, Antonio Marki, Sandro Vibot e Riccardo Brush. Il Resp Festival non è solo un evento musicale, ma anche un’occasione per esplorare nuove forme di espressione artistica e per abbattere le barriere, connettendo presente e futuro, radici e prospettive. Inoltre il Festival si propone come un punto di incontro per artisti e pubblico, promuovendo la condivisione, il movimento e l’ascolto.
Il festival è accessibile con un unico biglietto Full Pass da € 69,90 per tutte le cinque serate, acquistabile online su Xceed. Non manca anche l’aspetto della solidarietà e della cultura. In collaborazione con Admo (Associazione Donatori Midollo Osseo), il Festival avrà anche una componente solidale, con l’obiettivo di sensibilizzare e promuovere il valore del dono del midollo osseo. Ogni serata vedrà anche la presentazione di libri da parte di giovani scrittori emergenti. Inoltre il festival sarà molto attento anche alla sicurezza e garantirà un’esperienza senza preoccupazioni, grazie ai servizi navetta gratuiti per raggiungere la location in totale tranquillità.
Milano, 2 mar. (Adnkronos) - Altra sconfitta per il Milan di Conceicao con una diretta concorrente per l'Europa. Dopo il ko con il Bologna nel recupero, i rossoneri escono sconfitti da San Siro anche con la Lazio, per 2-1 in una gara folle, decisa al 98' da un calcio di rigore realizzato da Pedro, dopo che Chukwueze aveva riportato in parità la sfida pareggiando il gol di Zaccagni, con i rossoneri in dieci uomini per l'espulsione di Pavlovic. I rossoneri scivolano così in nona posizione, superati anche dalla Roma, mentre la Lazio sale a 50 punti e si riprende la quarta posizione, ai anni della Juventus impegnata domani con il Verona, e si avvicina all'Atalanta terza a 55 punti.
Conceiçao per la sfida interna, con la Curva che è entrata a gara iniziata per protesta, conferma nove undicesimi della formazione scesa in campo dal 1' contro il Bologna. Inserisce Gabbia al posto di Thiaw al centro della difesa e Pulisic per Joao Felix nel tridente offensivo con Leao e Reijnders alle spalle di Gimenez. In mezzo al campo Musah e Fofana, sugli esterni Jimenez a destra con Theo Hernandez a sinistra. Baroni, invece, deve rinunciare a Castellanos e Romagnoli e in difesa schiera Gila con Gigot davanti a Provedel. Sugli esterni Marusic e Nuno Tavares, con Rovella e Guendouzi a centrocampo, mentre in avanti Tchaouna, con Dia, Isaksen e Zaccagni a supporto.
La Lazio parte subito forte e al 3' Rovella serve Dia che scatta sul filo del fuorigioco ma viene fermato da intervento prodigioso di Maignan. Un minuto dopo sul cross di Nuno Tavares dalla sinistra, svetta Dia di testa ma non inquadra la porta. Poi al 6' tocca a Nuno Tavares a rendersi pericoloso ma Pavlovic sbroglia. Al 12' Isaksen fa partire un violento sinistro dalla distanza, ma la palla sfiora il palo alla sinistra di Maignan. Il Milan reagisce nel momento in cui i tifosi rossoneri fanno il proprio ingresso in curva Sud ma non basta. Al 19' Leao viene pescato al limite dell'area laziale e imbuca per Reijnders, bravo nel centrare la porta in caduta ma non abbastanza da impensierire Provedel. La Lazio riprende ad offendere e al 28' passa: Tchaouna tocca per Marusic che impegna Maignan con il destro in diagonale, sulla respinta arriva Zaccagni che insacca in spaccata con il sinistro per l'1-0. Dopo la rete ospite, Conceiçao si gioca subito la carta Joao Felix per provare a dare la scossa decisiva, ma nel finale Zaccagni va vicinissimo al raddoppio con un destro al volo, fuori di un soffio.
A inizio ripresa il tecnico rossonero fa uscire Jiménez per mettere dentro Walker, ma la Lazio continua a rendersi pericolosa. Al 50' ennesima ripartenza con Nuno Tavares che serve Gigot al centro dell'area ma il difensore biancoceleste calcia debolmente e Maignan blocca. Al 51' Pulisic serve Joao Felix che sii gira e calcia di prima intenzione ma manda di poco sopra la traversa. La gara è aperta e la Lazio al 54' sfiora il bis con Zaccagni: Guendouzi serve il compagno che rientra sul destro e calcia a giro ma manda la palla fuori di pochissimo. Al 55' ancora Joao Felix protagonista, poi la palla arriva a Pulisic che non trova la porta da pochi passi.
Il Milan rischia, si sbilancia e la squadra di Baroni affonda ancora al 58' con Gila che in girata di sinistro spedisce il pallone sopra la traversa. La partita si complica ulteriormente per il Milan al 67': recupero di Guendouzi al limite della propria area e palla per Isaksen che scappa via a Pavlovic che lo stende e per l'arbitro Manganiello è rosso diretto per il giocatore serbo. Milan in dieci e sotto di un gol. Al 71' punizione tagliata di Nuno Tavares dalla sinistra, Maignan non ci arriva e Theo Hernandez rischia l'autorete, poi la difesa rossonera spazza via.
il Milan con le poche energie rimaste prova a raggiungere il pari che arriva un po' a sorpresa all'84' con Chukwueze che di testa trova l'angolino sul cross morbido di Leao sul secondo palo per l'1-1. I rososneri provano anche a vincerla ma la Lazio non ci sta e all'86' Dia serve Isaksen che controlla al limite e calcia in porta col destro, ma Maignan non si fa sorprendere e blocca. Finale concitato che si decide al 98' grazie a Pedro che realizza su calcio di rigore il gol vittoria del 2-1 dopo l'on field Review con Manganiello che assegna il penalty per il fallo di Maignan su Isaksen. Pedro glaciale spiazza il francese e stende il Milan, alla terza sconfitta consecutiva e in piena crisi con Conceicao sempre più in bilico.
Roma, 2 mar (Adnkronos) - "Il vertice di Londra di oggi ha dimostrato che la posizione assunta da Giorgia Meloni in questi giorni è ampiamente condivisa, da Starmer a Tusk a molti altri leader. Quando Giorgia Meloni dice che le due sponde dell’Atlantico non devono dividersi, questo è proprio uno dei messaggi forti che arrivano da Londra". Lo ha detto l’europarlamentare di Fratelli d’Italia- Ecr Carlo Fidanza, capo delegazione del partito a Bruxelles, intervenendo in studio a '4 di sera' su Rete 4.
"E’ importante la posizione espressa dal premier italiano per cui vanno tenuti uniti gli USA e l’Europa. Da 75 anni la Nato garantisce la sicurezza dell’Europa, quindi prima di ragionare di soluzioni anche un po’ avventuristiche fuori dalla cornice Nato, occorre fare ogni sforzo possibile, tenendo gli Usa dentro al tavolo della trattativa sull’Ucraina -ha aggiunto-. Senza la deterrenza militare della Nato, e quindi senza la presenza degli Usa, è impensabile dare reali garanzie di sicurezza all’Ucraina. Una sicurezza che l’Europa da sola non è in grado di garantire e che serve anche per evitare che la Russia faccia ciò che ha fatto con l’Ucraina con altri Stati europei”.
Roma, 2 mar. - (Adnkronos) - Appello per una giovane 26enne di origini siriane scomparsa da Latina ieri. Ayah Krdi, si legge su post dell'associazione Penelope Lazio (associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse Odv), "si è allontanata da casa per recarsi alla casa di riposo Sasn Francesco di Latina. Era a piedi, con il cellulare. Potrebbe trovarsi presso stazioni di autobus o metro".
L'appello continua dando una descrizione della giovane: "è alta 1,64 mt, corporatura media, indossa un velo nero come copricapo, una giacca di colore nero e grigio, jeans, scarpe da ginnastica bianche ed ha una borsa nera. Potrebbe avere bisogno di aiuto", chiude l'appello dell'associazione pubblicando anche una foto della giovane.
Roma, 2 mar. - (Adnkronos) - L'ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino ha chiesto di poter accedere al regime di semilibertà. Nel 2017 era stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per il naufragio della nave da crociera avvenuto nella notte tra il 12 e il 13 gennaio 2012 davanti all'isola del Giglio provocando 32 vittime e centinaia di feriti. Schettino ha maturato il termine che gli consente di accedere alle misure alternative al carcere avendo già scontato la metà della pena. L'udienza davanti al Tribunale di Sorveglianza di Roma si terrà martedì 4 marzo.
Schettino, recluso nel carcere romano di Rebibbia, beneficia attualmente di 45 giorni all'anno di permessi ottenuti grazie alla buona condotta mantenuta nel carcere romano. L'ex comandante della Costa Concordia tre anni fa aveva ottenuto la possibilità di lavorare in carcere e gli era stato affidato il compito di contribuire alla digitalizzazione dei documenti giudiziari della strage di Ustica e della strage di via Fani a Roma con il sequestro e l'omicidio dello statista democristiano Aldo Moro.
Una delle persone sopravvissute al naufragio, Vanessa Brolli, 27 anni, che era in vacanza sulla Costa Concordia con i fratelli, i genitori e altri parenti per festeggiare i 50 anni di matrimonio dei nonni, ha dichiarato una volta appreso la notizia: "Dispiace sapere che potrebbe tornare a casa. Schettino deve pagare per le sue colpe. A prescindere dalla decisione dei giudici siamo certi che Schettino vivrà il resto dei suoi giorni con addosso il peso di questa tragedia. Questa è la più grande pena per lui. Anche se dovesse uscire dal carcere, dovrà convivere con questa colpa per tutta la vita".
Roma, 2 mar (Adnkronos) - "Ursula Von der Leyen dice che è 'urgente riarmare l’Europa', Macron parla di 'invio di truppe' in Ucraina. Per la Lega invece è urgente lavorare per la Pace. L’Occidente intero ha il dovere di evitare a tutti i costi il rischio di una Terza Guerra Mondiale, bene fa il governo italiano a cercare di tenerlo unito e il presidente Trump, con responsabilità e pragmatismo, a spingere tutti in questa direzione". Lo scrive la Lega in un post sui social.
Roma, 2 mar. (Adnkronos) - "We stand with Ukraine! Continuiamo a sostenere con forza e decisione, a livello nazionale ed europeo, la resistenza del popolo ucraino. Continuiamo a lavorare per una pace giusta, sicura e duratura. Continuiamo a difendere la libertà, i diritti, la democrazia”. Lo ha scritto su X Piero De Luca, deputato e capogruppo Pd in commissione Politiche europee, che ha partecipato alla manifestazione a sostengo dell’Ucraina che si è tenuta a Roma.