Dovrà aspettare molto probabilmente fino a dicembre ma, per Vasco Errani, governatore dell’Emilia-Romagna per quasi tre mandati e bersaniano di ferro, potrebbe essere in arrivo un posto a Palazzo Chigi. E’ anche merito suo – spiegano a taccuini chiusi dal Pd – se l’accordo tra maggioranza e minoranza dem sulla riforma del Senato sta ormai andando in porto e se, non più tardi di stamattina, le due anime del Partito democratico si sono ricompattate sul voto favorevole a tre emendamenti della riforma, da oggi in discussione in Senato. Un risultato in cui sperava la maggioranza dem dopo che in direzione nazionale i colleghi della minoranza avevano lasciato la sala al momento del voto sulla riforma in Senato, non votando a favore ma per lo meno neanche votando contro. Una scelta di “collaborazione” che aveva fatto sperare nell’adesione a un percorso comune.
Tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e l’ex segretario Pier Luigi Bersani ormai è guerra aperta e nessuno dei due si preoccupa di nasconderlo, come constatano con irritazione i vertici del Pd, ma Errani sta riuscendo nell’ardua impresa di mettere d’accordo le due fazioni del partito mediando con il segretario nazionale. Per chi ha la memoria corta, la sua azione di paciere è iniziata fin dalle primarie del 2012 che hanno visto Renzi e Bersani scontrarsi. Del resto Renzi ha sempre manifestato simpatia nei suoi confronti. Il ruolo di Errani nel “far ragionare” i ribelli dem sull’accordo sulla riforma del Senato è stato fondamentale come ammettono i dem emiliani sia nei corridoi del Pd bolognese che in Transatlantico. Non tutti però sono entusiasti di questa distensione, com’è evidente dall’irritazione e dalla perplessità che serpeggia tra le truppe bersaniane in Senato.
Quando ci sarà il rimpasto di Governo e della segreteria dem, secondo i più vicini al premier non prima di dicembre, per Errani potrebbe essere già pronto, in ogni caso, un posto al Governo. Dal Pd emiliano si parla del dicastero agli Affari Regionali (una materia di cui Errani è esperto) che è rimasto vacante dopo le dimissioni del ministro Maria Carmela Lanzetta a gennaio. Per ora il ministero è nelle mani di Renzi, ad interim. Si tratta però di un ministero senza portafoglio perciò un’altra delle ipotesi è che Errani venga nominato sottosegretario alla Presidenza, con reali deleghe di peso, anche se il posto che fu di Graziano Delrio (ora ministro delle Infrastrutture) è stato da poco assegnato a Claudio De Vincenti e si vocifera di un approdo al Governo anche del vice-segretario dem Lorenzo Guerini.
L’incarico a Errani non sarebbe solo un premio per il suo ruolo di “tessitore” dell’intesa tra Renzi e Bersani ma un modo, da parte del premier, di rendere la “ditta” organica al Governo e in posizione di comando affianco a Renzi e alla maggioranza dem, attraverso uno dei suoi rappresentanti più potenti. Una mossa vincente per rendere più innocua la minoranza, spesso una spina nel fianco per Renzi. Che Errani sia pronto a rimettersi in gioco dopo la travagliata vicenda giudiziaria (e dopo l’annullamento della condanna da parte della Cassazione) è testimoniato dal ritorno sulla scena plitica. Per la prima volta, dopo mesi di silenzio, ha ripreso a rilasciare interviste nella sua Emilia-Romagna.
In ogni caso tutto è rimandato a dopo l’approvazione delle riforme, come ha precisato più volte Renzi. Soltanto dopo si discuterà di rimpasti al Governo e in Segreteria, applicando quel “metodo Mattarella” che Bersani ha evocato parlando positivamente dell’apertura di Renzi sul Senato. Il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini intanto si prepara a ricoprire il ruolo a responsabile Enti Locali in segreteria nazionale che rimetterebbe l’Emilia–Romagna al centro di governo e partito, se mai se ne fosse allontanata. La stima di Bonaccini verso Errani è nota anche se nel Pd non si mai smesso di mormorare, neanche in questi giorni, che tra i due non c’è mai stata nessuna simpatia.