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Calcio, ‘Non League’: senza agenti, qui non serve sopperire alla mancanza di talento

Sul Fatto Quotidiano del 21 settembre ho raccontato la “Non League” inglese, e l’ondata di ragazzi italiani che sta andando a giocare a calcio nell’Essex, perché in Italia i club piccoli non pagano, perché il sistema calcistico italiano è ormai allo sbando, e nelle mani di agenti, procuratori, procacciatori d’affari, ominidi che si aggirano intorno alle squadre di calcio e cercano profitti personali. Perché nella Non League gli agenti non sono ammessi, non servono per sopperire alla mancanza di talento (metafora bellissima, il calcio). Perchè chi è bravo ha il diritto di non avere agenti, e di proseguire il proprio percorso solamente con merito. Dimostrando con la bravura, in campo.

Ho raccontato di due ragazzi che sono appena partiti, Tomasz e Lorenzo, da Roma e da Milano. E ho raccontato del primo allenatore italiano che è arrivato (dai Castelli Romani) in Inghilterra: la forza di questa persona è impressionante, si chiama Enrico Tiritera, è arrivato prima di Ranieri, prima di Zola, prima di Mancini sui campi inglesi, e ha portato una nuova mentalità all’inizio degli anno ’90, che gli inglesi non avevano proprio. Già solo come ha iniziato, fa capire la potenza di un lavoro in Inghilterra: ha messo un annuncio sul quotidiano free-press dell’Essex, il South and Echo. All’annuncio ha risposto una delle squadre locali, il Concorde Rangers. Enrico ha iniziato su quella panchina, ha vinto subito la Coppa della Conference, e ha continuato alternando tantissime squadra: alcune leggendarie, come l’Hullridge, o il Great Wakering Rovers, o il Romford. Dovete pensare che nel raggio di 20 miglia ci sono 50 squadre di calcio, e tutte con i propri campi e i propri gruzzoli di tifosi (a centinaia, a migliaia). A nessuno lì interessa la Premier League, esiste solo la Non League: e sono una cinquantina di campionati (figuratevi il numero totale delle squadre!).

Un’altra riflessione che volevo fare riguarda la squadra che Enrico sta cercando di mettere in piedi: l’Fc Italia. Ci sta lavorando da un anno, e dopo aver avuto a che fare con malfattori e gentaglia tipica del nostro calcio che voleva avvicinarlo per i soliti motivi loschi che conosciamo bene, e che nel calcio di oggi sono evidentissimi (ma nessuno fa niente, figuriamoci l’attuale Presidente della Figc) ora forse è a buon punto. Ma è difficile per lui, perché questi stanno dietro l’angolo, si infilano, arrivano con qualsiasi scusa. Ora, la mia speranza è questa, forse fino in Inghilterra, con Enrico come angelo custode, forse non ce la faranno. L’Fc Italia ha il solo intento di far giocare gli italiani presenti sul territorio a calcio in un’unica squadra: i dati dicono che in 650 mila italiani sono migrati in Inghilterra, il 50% a Londra, e il restante 50% fuori. Ora si tratta solo di avere Enrico come riferimento, e restare a guardare cosa succede. Sarebbe bello vederli giocare tutti insieme. Pagati, certo. Com’è la normalità in quei posti.