Hotspot attivi da novembre, più controlli alle frontiere esterne e un miliardo di euro alle agenzie Onu che aiutano i profughi. Sono questi i punti su cui è stato raggiunto nella notte l’accordo tra i leader europei riuniti nel vertice straordinario di Bruxelles, che ha fatto muovere all’Unione europea i primi passi in avanti sull’emergenza migranti. Il premier Matteo Renzi parla di “notte importante”.
Juncker: “Atmosfera positiva, soddisfatto”
L’Europa si ricompatta dunque sulla necessità di riportare le sue frontiere esterne sotto controllo, dopo lo strappo con i Paesi dell’Est sui 120mila ricollocamenti. Il vertice apre la strada ad un piano comune per far fronte alla peggiore crisi di profughi dal dopoguerra. E anche dai quattro premier (Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Romania) che hanno votato contro il meccanismo di ridistribuzione e si sono visti imporre la decisione non ci sono state resistenze particolari. “L’atmosfera è stata migliore delle mie attese. Sono soddisfatto”, puntualizza il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker. E il presidente del consiglio Ue Donald Tusk parla di “momento simbolico” perché si è messo fine al “gioco rischioso del biasimo reciproco”. Tra l’altro i quattro Paesi del cosiddetto gruppo Visegrad (Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria) si sono presentati alla riunione con una dichiarazione congiunta esprimendo, in parte, i concetti delle conclusioni del vertice. Mentre vari partner hanno rimproverano alla Grecia i mancati controlli sulle migliaia di migranti che attraversano la frontiera senza registrazione.
Renzi: “Regolamento di Dublino verrà superato”
Il summit – come ricorda l’Ansa – si è riunito dopo che Bruxelles ha aperto una quarantina di procedure di infrazione contro 19 Stati per mancanze nell’applicazione dei regolamenti sul sistema comune d’asilo (registrazioni, raccolta di impronte, accoglienza e rimpatri). L’Italia non è nel gruppo. E anche se l’Europa insiste sulla necessità di applicare in pieno il regolamento di Dublino – come si ribadisce nella dichiarazione finale – Renzi sottolinea come un “passettino” dopo l’altro si stia andando “verso il suo superamento”.
Soldi a fondo per Siria e Africa
Ma occorre anche sostegno economico ai Paesi del vicinato più esposti alle crisi di Iraq e Siria, a partire dalla Turchia, il cui presidente Erdogan sarà a Bruxelles il 5 ottobre prossimo. I fondi a disposizione però non bastano e Bruxelles ha richiamato i partner comunitari a mettere sul piatto altri soldi, ottenendo riscontri positivi.
Ai Paesi si sono chiesti 500 milioni di euro per il ‘trust fund’ per la Siria (a cui l’Italia contribuisce con tre milioni di euro e la Germania con cinque); 1,8 miliardi di euro per il ‘Fondo per l’Africa‘; ma anche che gli stanziamenti dei Paesi (“drasticamente ridotti” nel 2015) per le agenzie che si occupano di rifugiati come il World food program e l’Unhcr tornino ai livelli del 2014, fino ad un miliardo di euro almeno.
Un confronto anche su quello che sta accadendo in Siria e in Libia. Mogherini ha aggiornato i leader sulla situazione, anche in vista della prossima assemblea generale dell’Onu dove si parlerà di tutte le crisi aperte. “Qualsiasi strada possibile per trovare una soluzione in Siria deve essere percorsa” afferma Francois Hollande quando gli viene chiesto se Vladimir Putin può avere un ruolo, e in una bilaterale col premier britannico David Cameron si ipotizza che i voli di ricognizione possano essere seguiti da attacchi. Per il premier bulgaro Bojko Borissov “solo con la collaborazione di Stati Uniti e Russia si può risolvere il conflitto”. Questa “è la vera soluzione” anche alla crisi dei profughi, spiega.
Tusk: “Siamo a punto critico, milioni di potenziali migranti”
A dare un’idea del fenomeno che l’Europa si potrebbe trovare ad affrontare nei prossimi mesi Tusk, che reduce da viaggi in Turchia e Giordania, avverte: “Con 8 milioni di sfollati in Siria, oggi parliamo di milioni di potenziali rifugiati che cercano di raggiungere l’Europa. Siamo a un punto critico”. L’ondata più grande di profughi “deve ancora arrivare”, dice Tusk ed “è chiaro a tutti che non possiamo continuare come prima” con “porte e finestre aperte”, e si pensa alla creazione di guardie di frontiera Ue. Per la cancelliera tedesca Angela Merkel “si sono fatti passi avanti verso una soluzione”; il premier Cameron assicura che il Regno Unito “lavorerà con i partner Ue per mitigare il conflitto” in Siria ed offre altri cento milioni di sterline per la crisi dei profughi.
Orban a Merkel: “Non faccia moralismo imperialista”
I mal di pancia per la decisione sui ricollocamenti restano sullo sfondo. Hollande schiaffeggia i critici: “L’Europa è costituita da principi, e chi non li rispetta deve porsi la domanda sulla sua presenza in seno all’Ue”. Il più duro è il premier slovacco Robert Fico, che ha già annunciato ufficialmente di volere procedere legalmente contro il provvedimento. Il primo ministro ceco Bohuslav Sobotka si dissocia: nonostante i malumori preferisce “non accrescere le tensioni”. L’ungherese Viktor Orban, stufo di essere additato come “l’europeo cattivo”, invita Merkel a non fare esercizi di “moralismo imperialista“. E non rinuncia a uno scambio di battute con il collega austriaco.
Zonaeuro
Migranti, raggiunti primi accordi a vertice Ue: hotspot attivi da novembre
Leader europei riuniti a Bruxelles. Juncker: "Clima positivo". Più controlli alle frontiere esterne e un miliardo di euro alle agenzie Onu. Il premier Matteo Renzi: "Notte importante, Dublino verrà superato un passettino dopo l'altro"
Hotspot attivi da novembre, più controlli alle frontiere esterne e un miliardo di euro alle agenzie Onu che aiutano i profughi. Sono questi i punti su cui è stato raggiunto nella notte l’accordo tra i leader europei riuniti nel vertice straordinario di Bruxelles, che ha fatto muovere all’Unione europea i primi passi in avanti sull’emergenza migranti. Il premier Matteo Renzi parla di “notte importante”.
Juncker: “Atmosfera positiva, soddisfatto”
L’Europa si ricompatta dunque sulla necessità di riportare le sue frontiere esterne sotto controllo, dopo lo strappo con i Paesi dell’Est sui 120mila ricollocamenti. Il vertice apre la strada ad un piano comune per far fronte alla peggiore crisi di profughi dal dopoguerra. E anche dai quattro premier (Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Romania) che hanno votato contro il meccanismo di ridistribuzione e si sono visti imporre la decisione non ci sono state resistenze particolari. “L’atmosfera è stata migliore delle mie attese. Sono soddisfatto”, puntualizza il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker. E il presidente del consiglio Ue Donald Tusk parla di “momento simbolico” perché si è messo fine al “gioco rischioso del biasimo reciproco”. Tra l’altro i quattro Paesi del cosiddetto gruppo Visegrad (Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria) si sono presentati alla riunione con una dichiarazione congiunta esprimendo, in parte, i concetti delle conclusioni del vertice. Mentre vari partner hanno rimproverano alla Grecia i mancati controlli sulle migliaia di migranti che attraversano la frontiera senza registrazione.
Renzi: “Regolamento di Dublino verrà superato”
Il summit – come ricorda l’Ansa – si è riunito dopo che Bruxelles ha aperto una quarantina di procedure di infrazione contro 19 Stati per mancanze nell’applicazione dei regolamenti sul sistema comune d’asilo (registrazioni, raccolta di impronte, accoglienza e rimpatri). L’Italia non è nel gruppo. E anche se l’Europa insiste sulla necessità di applicare in pieno il regolamento di Dublino – come si ribadisce nella dichiarazione finale – Renzi sottolinea come un “passettino” dopo l’altro si stia andando “verso il suo superamento”.
Soldi a fondo per Siria e Africa
Ma occorre anche sostegno economico ai Paesi del vicinato più esposti alle crisi di Iraq e Siria, a partire dalla Turchia, il cui presidente Erdogan sarà a Bruxelles il 5 ottobre prossimo. I fondi a disposizione però non bastano e Bruxelles ha richiamato i partner comunitari a mettere sul piatto altri soldi, ottenendo riscontri positivi.
Ai Paesi si sono chiesti 500 milioni di euro per il ‘trust fund’ per la Siria (a cui l’Italia contribuisce con tre milioni di euro e la Germania con cinque); 1,8 miliardi di euro per il ‘Fondo per l’Africa‘; ma anche che gli stanziamenti dei Paesi (“drasticamente ridotti” nel 2015) per le agenzie che si occupano di rifugiati come il World food program e l’Unhcr tornino ai livelli del 2014, fino ad un miliardo di euro almeno.
Un confronto anche su quello che sta accadendo in Siria e in Libia. Mogherini ha aggiornato i leader sulla situazione, anche in vista della prossima assemblea generale dell’Onu dove si parlerà di tutte le crisi aperte. “Qualsiasi strada possibile per trovare una soluzione in Siria deve essere percorsa” afferma Francois Hollande quando gli viene chiesto se Vladimir Putin può avere un ruolo, e in una bilaterale col premier britannico David Cameron si ipotizza che i voli di ricognizione possano essere seguiti da attacchi. Per il premier bulgaro Bojko Borissov “solo con la collaborazione di Stati Uniti e Russia si può risolvere il conflitto”. Questa “è la vera soluzione” anche alla crisi dei profughi, spiega.
Tusk: “Siamo a punto critico, milioni di potenziali migranti”
A dare un’idea del fenomeno che l’Europa si potrebbe trovare ad affrontare nei prossimi mesi Tusk, che reduce da viaggi in Turchia e Giordania, avverte: “Con 8 milioni di sfollati in Siria, oggi parliamo di milioni di potenziali rifugiati che cercano di raggiungere l’Europa. Siamo a un punto critico”. L’ondata più grande di profughi “deve ancora arrivare”, dice Tusk ed “è chiaro a tutti che non possiamo continuare come prima” con “porte e finestre aperte”, e si pensa alla creazione di guardie di frontiera Ue. Per la cancelliera tedesca Angela Merkel “si sono fatti passi avanti verso una soluzione”; il premier Cameron assicura che il Regno Unito “lavorerà con i partner Ue per mitigare il conflitto” in Siria ed offre altri cento milioni di sterline per la crisi dei profughi.
Orban a Merkel: “Non faccia moralismo imperialista”
I mal di pancia per la decisione sui ricollocamenti restano sullo sfondo. Hollande schiaffeggia i critici: “L’Europa è costituita da principi, e chi non li rispetta deve porsi la domanda sulla sua presenza in seno all’Ue”. Il più duro è il premier slovacco Robert Fico, che ha già annunciato ufficialmente di volere procedere legalmente contro il provvedimento. Il primo ministro ceco Bohuslav Sobotka si dissocia: nonostante i malumori preferisce “non accrescere le tensioni”. L’ungherese Viktor Orban, stufo di essere additato come “l’europeo cattivo”, invita Merkel a non fare esercizi di “moralismo imperialista“. E non rinuncia a uno scambio di battute con il collega austriaco.
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".