Il presidente dell'Inps ha sottolineato che "ci sono sproporzioni", anche se negli ultimi anni la situazione è migliorata. A penalizzare le lavoratrici sono gli stipendi mediamente più bassi e le regole pensionistiche che avvantaggiano i maschi, i quali tendono a avere maggiore anzianità contributiva
In Italia la spesa media per le pensioni è più alta per gli uomini che per le donne: l’assegno medio dei cittadini di sesso maschile è superiore del 41,4%. Lo ha riferito il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in audizione alla Camera. Il dato si riferisce agli assegni in essere al 31 dicembre 2014. L’economista ha sottolineato che ci sono “sproporzioni” nel trattamento pensionistico di uomini e donne: queste ultime alla fine dello scorso anno “rappresentavano il 52,9% dei beneficiari di trattamenti pensionistici”, ma “la spesa a loro riservata si fermava al 44,2%”. Quindi, anche se le pensionate sono di più come numero, l’esborso medio per i loro assegni è inferiore.
Negli ultimi tempi qualcosa è cambiato in meglio, visto che “nel 2006 la spesa media per prestazione era più alta del 44% per gli uomini che per le donne”, mentre nel 2014 il divario si è ridotto al 41%. Ma le differenze restano e sono dovute “a due aspetti: il mercato del lavoro e le regole pensionistiche”. Boeri ha fatto notare che nel lavoro dipendente privato le retribuzioni delle donne sono in media pari al 68% di quelle degli uomini e la percentuale scende al 50% circa se si guarda al lavoro parasubordinato. Pesa anche la bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
Parte della differenza, però, si spiega con le regole pensionistiche. “Una grossa componente della disparità è legata alle pensioni di anzianità che hanno avvantaggiato gli uomini”, grazie al fatto che possono vantare “una maggiore anzianità contributiva“. Tanto che, ha precisato Boeri, “le pensioni di anzianità 4 volte su 5 sono a vantaggio degli uomini”. Anche in questo caso nel tempo, con il passaggio al sistema contributivo, “l’asimmetria si è ridotta”. Ora occorre però che il governo gestisca con attenzione il promesso intervento per anticipare l’uscita dal lavoro rispetto a quanto previsto dalla legge Fornero: “Non bisogna ripristinare vecchi criteri pensionistici. Se si vuole introdurre maggiore flessibilità dobbiamo porre dei criteri di natura anagrafica e non contributiva. Se questo non si farà, andrà a vantaggio degli uomini”. Ancora una volta.
Boeri ha auspicato poi, sempre a beneficio delle lavoratrici, che venga rivisto “l’istituto delle ricongiunzioni onerose”, cioè la necessità di pagare per unificare presso l’Inps il monte dei contributi versato a gestioni previdenziali separate per poi ottenere un’unica pensione. Oggi i costi sono “molto elevati”, ha detto Boeri, ma un ”disegno più complessivo non viene intrapreso per questioni di finanza pubblica”. Rendere meno onerosa l’operazione andrebbe a vantaggio delle donne che tipicamente ”hanno carriere spezzettate” e ricorrono con più frequenza alle ricongiunzioni.