Il ministro dell'Economia ha detto alla Camera che il governo "si impegna" a intervenire già nella manovra. Ma non ha dato alcun dettaglio e ha chiarito che l'operazione deve essere "compatibile con il quadro di finanza pubblica", cioè a costo zero per lo Stato e a carico degli stessi pensionati. Boeri avverte: "Con assegni troppo bassi li attende un futuro di assistenza". Cgil e Cisl: "Grande confusione"
Dopo una lunga serie di annunci e marce indietro, il governo Renzi ora torna a promettere che il tema della flessibilità dell’età di pensionamento sarà affrontato già nella legge di Stabilità. Ad annunciarlo, smentendo quel che aveva detto neanche dieci giorni fa, è stato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, durante un’audizione davanti alle commissioni congiunte Lavoro e Bilancio della Camera. Il titolare del Tesoro però non ha fornito alcun dettaglio. E ha puntualizzato che l’intervento per modificare la legge Fornero dovrà essere “compatibile con il quadro di finanza pubblica”, cioè a costo zero per le casse dello Stato. In attesa di conoscere il meccanismo, dunque, sembra di capire che chi desidera andare in pensione prima di aver raggiunto l’età e l’anzianità contributiva necessaria dovrà rinunciare a una bella fetta di assegno. Con il rischio, ha avvertito il presidente dell’Inps Tito Boeri, di “condannare queste persone a un futuro di assistenza“.
Padoan ha anche promesso una nuova “salvaguardia” a favore dei lavoratori esodati, quelli rimasti nel limbo perché non hanno più lo stipendio ma in base alle nuove regole non hanno ancora diritto alla pensione. “Il governo si impegna a utilizzare le eventuali risorse disponibili accertate per gli anni futuri per dare copertura a un eventuale nuovo ma definitivo intervento in materia di salvaguardia dei lavoratori”, ha detto il ministro. Nei giorni scorsi i sindacati hanno protestato dopo che via XX Settembre ha fatto sapere che i soldi del fondo ad hoc non ancora spesi erano già stati destinati ad altri scopi. Ora arriva l’apertura, ma anche su questo fronte mancano i dettagli. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, anche lui intervenuto in commissione, ha detto che la manovra finanziaria è “la sede ideale” per affrontare il problema, ma per ammissione di Padoan il governo sta ancora “studiando” una norma per sfruttare le risorse già stanziate e inutilizzate. Soluzione lontanissima, poi, per l’eventuale estensione dell’opzione donna: “Risulterebbe necessaria una modifica alla normativa vigente, dalla quale risulterebbero maggiori oneri”, ha tagliato corto Padoan.
Anche sul fronte della flessibilità, del resto, il titolare del Tesoro è stato molto cauto. “Il nostro è un Paese caratterizzato da un elevato debito pubblico” e il sistema pensionistico deve rimanere “in linea” con gli obiettivi di rientro, ha ricordato il ministro. E occorre considerare che “in una società con un incremento di vita atteso è ipotizzabile un progressivo aumento dell’età di pensionamento”. Fatte queste premesse, “la disponibilità a margini di flessibilità che consentano di adeguare le scelte di pensionamento alle esigenze individuali sulla base di criteri attuariali è di per sé un aspetto positivo e potrebbe essere utile”, ma “ogni eventuale intervento di anticipo determina un aumento di spesa e dell’indebitamento netto e necessita di copertura finanziaria, il meccanismo attuariale potrebbe non essere sufficiente”.
A proporre una possibile soluzione è stato il presidente dell’Inps Tito Boeri, secondo il quale “se si vuole introdurre maggiore flessibilità dobbiamo porre requisiti di natura anagrafica e non contributiva”. Vale a dire, ha spiegato l’economista davanti alla commissione Lavoro di Montecitorio, che “l’età deve essere il fattore che decide, non l’anzianità contributiva”. Sarebbe “importante”, per Boeri, “non ripristinare vecchi requisiti di anzianità contributiva, vantaggiosi per gli uomini“, visto che “è indubbio che le norme del 2011 abbiano bloccato moltissime donne, allontanando per loro la prospettiva di andare in pensione”. Boeri ha poi chiesto cautela sul tema della pensione anticipata, spiegando che “imporre delle soglie minime nei livelli pensionistici, chiaramente fino a una certa età, ha una razionalità a tutela delle persone coinvolte”: “Andare via presto con pensioni molto basse condanna le persone a un futuro di assistenza”.
Cgil e Cisl attaccano parlando di “grande confusione”, perché “il rinvio generico alla legge di Stabilità significa dire che il tema non si risolve”. “Il governo non può confondere i termini della discussione, facendo il gioco delle tre carte su esodati, opzione donna e flessibilità pensionistica”, afferma il segretario della Cisl Annamaria Furlan. “Bisogna fare chiarezza e assumersi la responsabilità di risposte improrogabili che il Paese attende”.