Ha, naturalmente, ragione il presidente Piero Grasso quando dice che Calderoli presentando 82 milioni di emendamenti con l’obiettivo dichiarato di paralizzare gli uffici di Palazzo Madama e l’attività del Senato offende le istituzioni.
E, persino un bambino, troverebbe infantile, puerile, provocatoria e capricciosa l’affermazione del senatore Calderoli quando dice che scrivendo a colpi di algoritmi che producono sinonimi e contrari 82 milioni di emendamenti e poi presentandoli starebbe difendendo la democrazia.
Ma si sbaglierebbe a rubricare l’iniziativa di Roberto Calderoli come una “bravata goliardica” e provocatoria. Siamo, infatti, davanti ad un autentico attentato al corretto funzionamento di un ufficio pubblico, non uno qualsiasi – il che pure basterebbe – ma il Senato della Repubblica.
Ed è pericoloso manifestare rassegnazione ed impotenza davanti a chi – tanto più se senatore della Repubblica – tra risate e sorrisi e, forse, in cuor suo sentendo, persino, di meritare una medaglia al valor civile, pensa di poter impunemente tenere in scacco una delle più alte istituzioni repubblicane.
“Chiunque, fuori dei casi preveduti da particolari disposizioni di legge cagiona una interruzione o turba la regolarità di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità, è punito con la reclusione fino a un anno. I capi, promotori od organizzatori sono puniti con la reclusione da uno a cinque anni”. E’ questo il testo dell’art. 340 del Codice Penale, guarda caso intitolato “Interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità”.
Ed è facile riconoscere nel comportamento del senatore leghista, uno per uno, tutti gli elementi che, normalmente, valgono a spedire dritto in galera chi ferma, magari per protesta un autobus o un treno. Forse, varrebbe la pena che qualcuno facesse capire al senatore Calderoli che il vaso è colmo, il segno è passato da un pezzo e la democrazia è una cosa seria e non una scacchiera sulla quale esercitarsi, peraltro vigliaccamente ad armi impari, schierando macchine ed algoritmi contro persone e cervelli umani.