Giusto e sacrosanto sarebbe lo sciopero dei medici contro il decreto voluto da Beatrice Lorenzin, che di fatto introduce nuovi costi per i pazienti e sanzioni per i medici. Perché giusto? Facciamo un esempio. Un paziente vuole fare una visita di prevenzione, magari per sentirsi più sicuro rispetto a una malattia, come un melanoma alla pelle o un tumore ai polmoni. Peccato però che la ragione per la quale va dal medico di famiglia a chiedere l’esame non sia presente tra quelle inserite nei criteri previsti per la prescrizione, che comunque hanno avuto come obiettivo quello di stringere i criteri per far risparmiare lo Stato. Cosa succede, quindi? O il paziente va dal privato, con un aumento notevolissimo dei costi, oppure non fa l’esame ma nel caso poi gli accada realmente di ammalarsi di quella malattia avrà probabilmente tutta l’intenzione di fare causa al medico, visto che allo stato non può farla.
E questo è il punto: la medicina difensiva. Il governo sostiene che il decreto serve proprio a limitare gli abusi compiuti dai medici per difendere se stessi da azioni legali proprio attraverso esami di controllo magari inutili se non dannosi. Ma così non è, perché il problema del contenzioso tra paziente e medici, ormai giunto a livelli spaventosi, con costi assicurativi per i medici anche di decine di migliaia di euro, non si risolve sanzionando il medico pesantemente qualora prescriva un esame non conforme ai criteri. Anzi, così si lasciano i medici ancora più scoperti e vulnerabili, costretti a consultare anche per un esame banale la lista delle ragioni per le quali l’esame può essere o meno fatto. Se si volesse aggredire la medicina difensiva, con una fisiologica, in questo caso sì, riduzione dei costi, bisognerebbe intervenire con norme che scoraggino le cause facili e soprattutto fermino il fenomeno degli studi di avvocati-sciacalli che ormai imperversano incitando i cittadini a fare causa ai medici. Bisognerebbe poi che tutti gli ospedali fossero assicurati – così non è – e che il medico possa godere della protezione dell’ospedale stesso.
Insomma occorrerebbe agire su tutt’altro fronte, normativo-legislativo, e non gravare ancora di più le schiene dei medici e il portafoglio dei pazienti. Tra l’altro la sanità già oggi è mezza privatizzata, tra super ticket e liste di attesa che costringono all’intra moenia la spesa dei cittadini che a fine anno viene detratta è sempre più alta (provate a controllare gli ultimi anni) quindi il decreto non fa altro che peggiorare la situazione per tutti. Non si riduce la spesa sanitaria mettendo una mannaia sul capo di medici che spesso si barcamenano tra le paure dei pazienti e pazienti che invece non si curano e che andrebbero incitati a farlo. Così si favoriscono solo, appunto, gli avvocati sciacalli, rendendo i medici più fragili ancora. Sarebbe più onesto parlare di tagli alla sanità, necessari per racimolare fondi per altri fronti. Banale spending review sulle spalle del cittadino medio, impoverito e sempre più costretto a ricorrere ad assicurazioni – oggi non avere un’assicurazione è un rischio – o a strutture mediche private, le uniche che traggono beneficio da un decreto fatto passare falsamente come esempio di risparmio virtuoso e senza conseguenze negative di sorta.