L’accordo sarà anche stato raggiunto. Ma nella minoranza dem non manca chi continua a nutrire seri dubbi sull’impianto della riforma costituzionale, nonostante le modifiche al controverso articolo 2 relativo all’elettività dei senatori sulle quali è stata trovata l’intesa all’interno del Partito democratico. Al punto che si continua a cercare ogni possibile appiglio per convincere il presidente del Senato, Pietro Grasso, ad ammettere tutti gli emendamenti presentati sull’intera norma. Sono infatti ben 176, quindici in più rispetto alla maggioranza richiesta a Palazzo Madama (161), i senatori che hanno proposto interventi correttivi. E non solo quelli relativi al discusso quinto comma, l’unico sul quale, avendo la Camera modificato il testo precedentemente approvato dal Senato, è mancata la doppia approvazione conforme dei due rami del Parlamento che precluderebbe ogni modifica sul resto del controverso articolo del disegno di legge firmato dalla ministra Maria Elena Boschi.
Una decisione che, se dovesse essere presa dalla seconda carica dello Stato, rischierebbe, nel segreto dell’urna, di esporre l’articolo 2 a modifiche ulteriori rispetto a quelle pattuite nell’intesa siglata con la minoranza dem. Così, oltre a chi nel Pd continua a dichiararsi apertamente insoddisfatto assicurando che non voterà comunque la riforma, come gli “irriducibili” Walter Tocci (“La mediazione non corregge il premierato assoluto e non cancella la mia valutazione negativa”) e Corradino Mineo (“Così com’è questa riforma è un pasticcio, non la voto”), non manca neppure chi, tra gli stessi dem ma anche nelle file del centrodestra, confida nell’effetto delle valutazioni che, come risulta a ilfattoquotidiano.it, proprio in queste ore terrebbero banco tra i tecnici del Senato.
L’analisi verte essenzialmente sul dato sorprendente dell’ampio numero dei senatori (176) che ha presentato emendamenti all’intero testo dell’articolo 2 e non solo al quinto comma. “Il fatto che così tanti eletti abbiano chiesto di modificare l’intero assetto della norma anche nella parte non modificata dalla Camera, potrebbe essere un motivo valido per indurre il presidente del Senato a dichiarare emendabile l’intero articolo 2, nonostante la doppia conforme”, svela un autorevole parlamentare del Pd dietro la garanzia dell’anonimato. Basterà a convincere Grasso, l’unico cui spetta per regolamento ogni decisione in materia di emendabilità?
Twitter: @Antonio_Pitoni