Il ministro dei Trasporti tedesco ammette che il software truffaldino è stato montato pure su macchine commercializzate nel vecchio continente. Secondo il quotidiano britannico Germania, Francia e Gran Bretagna hanno fatto pressioni per evitare che i test fossero perfezionati. Intanto nella bufera finiscono anche Bmw e Seat
Il ministro dei Trasporti tedesco Alexander Dobrindt ha ammesso che il sistema utilizzato dalla Volkswagen per manipolare i test sulle emissioni di Co2 per le auto vendute negli Usa interessa anche i veicoli commercializzati nel Vecchio continente. Un’ammissione più che una rivelazione, visto che la casa tedesca nei giorni scorsi ha reso noto che le macchine con il software truffaldino sono ben 11 milioni, ma quelle finite sul mercato americano sono solo 500mila. Fatto sta che il governo di Angela Merkel, già nel mirino delle associazioni e consumatori tedesche, è sempre più nella bufera, in compagnia però di quelli di Francia e Gran Bretagna visto che secondo il Guardian anche Londra e Parigi hanno fatto pressioni sulla Commissione europea per evitare che i test sui gas nocivi fossero perfezionati. E così, complici le indiscrezioni della stampa tedesca e spagnola secondo le quali anche alcuni modelli di Bmw e Seat presentano emissioni superiori ai limiti e a quanto dichiarato dai produttori, le piazze finanziarie del Vecchio Continente hanno registrato l’ennesimo crollo dei titoli del settore, riassumibile con l’andamento dell’indice europeo dell’automotive che ha viaggiato ancora in negativo perdendo oltre il 3 per cento.
LE AMMISSIONI DI BERLINO E LA LOBBY UE CONTRO I TEST PIU’ ACCURATI -“Siamo stati informati che anche in Europa i veicoli con motori diesel 1.6 e 2.0 litri sono interessati dalle manipolazioni di cui si è parlato”, ha dichiarato Dobrindt a Fox News. L’esponente di spicco della Csu che governa insieme alla Cdu della Merkel, è lo stesso che a luglio, rispondendo a un’interrogazione parlamentare dei Verdi aveva di fatto ammesso che l’esecutivo tedesco era a conoscenza della pratica di manipolare i risultati dei test. La situazione è resa ulteriormente esplosiva dalle indiscrezioni del Guardian secondo il quale Germania, Gran Bretagna e Francia avrebbero fatto pressioni sulla Commissione europea per evitare di perfezionare i test sulle emissioni di carbonio, mantenendo un sistema che permetteva di inquinare più di quanto realmente dichiarato. Il quotidiano britannico cita dei documenti dai quali risulta che i Paesi spingevano per mantenere delle “falle” nei test che permettevano di manipolare i valori, aumentando le emissioni reali del 14% in più rispetto a quanto dichiarato. Un pressing su Bruxelles che sarebbe partito almeno 4 mesi fa puntando a trovare degli escamotage ai test messi a punto nel 1970, i Nedc, per la Procedura di verifica mondiale sui veicoli leggeri, da sostituire nel 2017. “E’ inaccettabile che i governi che giustamente chiedono un’inchiesta sullo scandalo Volkswagen contemporaneamente agiscano dietro le quinte per manipolare i test sulle emissioni”, ha commentato Greg Archer del think tank Transport and Environment mentre il ministro dei Trasporti britannico, Patrick McLoughlin, annunciava l’apertura di un’indagine nel Regno Unito che sarà seguita dalla Vehicle Certification Agency.
BRUXELLES VALUTA LA COSTITUZIONE DI UN’AUTORITA’ INDIPENDENTE – La commissaria Ue responsabile per mercato interno e industria Elzbieta Bienkowska ha intanto chiesto alla presidenza lussemburghese di turno di mettere lo scandalo Volkswagen in agenda della riunione del Consiglio competitività del primo ottobre. Non è invece stata fissata la data dell’incontro con le autorità nazionali di omologazione, annunciata dalla portavoce per il Mercato interno Lucia Caudet. Quest’ultima ha detto che “quello che è veramente necessario in questo momento è avere un quadro completo della situazione e rafforzare i nostri standard sulle emissioni”. Una delle proposte sul tavolo Ue, secondo quanto riferiscono fonti comunitarie è la creazione di un’autorità indipendente europea che sostituisca le 28 autorità nazionali di omologazione dei veicoli nell’Unione. Attualmente la Commissione non ha la capacità di condurre essa stessa i test sulle auto per vedere se rispettano le regole Ue, in quanto è competenza nazionale. La Francia, intanto, ha annunciato il lancio di “test casuali” su un “centinaio di auto” nel Paese . Lo ha fatto sapere il ministro dell’Ambiente, Segolene Royale precisando che il campione di auto da analizzare verrà “sorteggiato”. Se i proprietari daranno il loro “accordo” si potrà quindi procedere ai test per valutare il livello delle emissioni. Mossa analoga in arrivo anche in Italia: “In attesa che ci vengano comunicati i dati reali sulle auto coinvolte faremo dei controlli a campione su almeno mille macchine diesel di tutti i marchi. Il costo previsto è di otto milioni di euro“, ha detto il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio.
S&P: “VALUTIAMO PESO DI MULTE, COSTI E IMPATTO REPUTAZIONALE” – Continua, intanto, il conteggio dei potenziali danni per Volkswagen. Standard & Poor’s, che ha messo “sotto osservazione” la sua valutazione sul merito di credito (rating) della casa tedesca in vista di un possibile taglio, prevede un conto salato. Secondo l’agenzia che Wolfsburg dovrà sostenere “sanzioni e costi sostanziali per far fronte al problema” dei test truccati sulle emissioni. Se la casa ha annunciato l’accantonamento di 6,5 miliardi di euro in relazione al potenziale richiamo di 11 milioni di veicoli, la cifra potenzialmente in ballo, è molto più alta, rileva S&P. Che tiene in considerazione anche i risarcimenti che verranno chiesti dai consumatori e che il quotidiano Repubblica in edicola giovedì 24 stima in una cinquantina di miliardi di dollari. “Valuteremo l’impatto sulla liquidità, che al 30 giugno scorso era di 27,7 miliardi di euro”, anticipa intanto l’agenzia. Che evidenzia poi il rischio che lo scandalo possa “alterare notevolmente la reputazione” del gruppo di Wolfsburg, “indebolendo così la performance operativa, per minori volumi e costi addizionali”. Inoltre le dimissioni del numero uno Winterkorn potrebbero aprire la strada a una gestione “più debole”. Ilm analogo da Moody’s che ha tagliato da stabili a negative le prospettive (outlook) su Vw e fa sapere che l’attuale rating a lungo termine, confermato ad ‘A2’, potrebbe essere tagliato perché, anche se la casa “ha i mezzi” per coprire gli eventuali costi, l’esborso limita “severamente” la flessibilità finanziaria del gruppo. Intanto sulla borsa di Francoforte il titolo della casa tedesca che mercoledì aveva ripreso quota in scia alle dimissioni dell’amministratore delegato, giovedì è stato sull’ottovolante tutto il giorno e ha chiuso in parità. In generale l’indice di settore, lo Stoxx Europe 600 Automobiles & Parts, ha chiuso in rosso di oltre il 3 per cento. Tra i titoli peggiori quello di Fiat-Chrysler (-7,5%), Bmw (-5,39%), Daimler (-4,2%), Peugeot (-3,67%) e Renault (-1,8%).