Il mio precedente post, in cui sostengo l’inefficacia delle immagini choc sui pacchetti di sigarette, ha suscitato un interessante dibattito. Oltre alla diatriba fra ministero della sanità e fumatori – i quali vogliono esser lasciati liberi di fumare senza sentirsi dei suicidi -, il dibattito è anche fra chi, come me, sostiene l’inutilità di queste etichette e chi, come alcune associazioni, le ritengono utili.
La replica più dettagliata l’ho ricevuta dalla Campaign for Tobacco-Free Kids di Washington, a firma del loro esponente Claudio Tanca. Riporto le argomentazioni dell’associazione contro il tabacco e la mia risposta, invitando come sempre tutti voi ad esprimere le vostre opinioni in merito.
Rispondo nel dettaglio alla sua replica. Lei dice:
“I critici letterari del Washington Post hanno definito le conclusioni a cui è giunto Lindstrom nel suo libro come “spiegazioni pseudo scientifiche formulate per favorire l’incremento dei budget pubblicitari”. Inoltre questo studio non è stato oggetto di revisione da parte di altri scienziati o ricercatori. La sua natura sperimentale unita alla dimensione ridotta del campione non consentono alcuna generalizzazione riguardo l’impatto delle etichette sulle popolazioni dei paesi presi in esame. A maggior ragione, non si possono estendere tali conclusioni a tutti gli altri paesi del mondo che hanno adottato tali etichette.”
Concorderà sul fatto che “i critici letterari” di un giornale, seppur autorevole, non abbiano titolo per liquidare un dibattito scientifico così importante. Quelle che considerano “spiegazioni pseudo scientifiche”, sono ottenute attraverso un metodo, quello della risonanza magnetica funzionale (fMRI) all’epoca quasi sconosciuto. Questo metodo, come tutte le innovazioni, ha suscitato inizialmente alcuni interrogativi nel mondo della scienza, salvo finire poi largamente adottato. Grazie ad esso (e i nostri lettori potranno averne prova guardando qualunque documentario scientifico in tv) sono state fatte grandiose scoperte. In questo caso Lindstrom ha vissuto la tipica situazione dell’autore stroncato dai critici e acclamato dalla storia.
La sua lettera continua:
Tali studi affermano l’esatto opposto e cioè che le etichette che contengono frasi ed immagini choc: 1) informano i consumatori riguardo i rischi del tabagismo, 2) dissuadono i ragazzi dal cominciare a fumare, 3) spingono i fumatori incalliti a smettere, 4) contrastano le strategie di marketing delle multinazionali del tabacco.
Punto 1. Che queste immagini, come le scritte, contribuiscano ad informare è fuori dubbio. Tutti i cartelli lo fanno. Che questo sia collegato col non fumare è un altro paio di maniche. Basti pensare che nel caso di malati curati per tumori polmonari, continua a fumare una percentuale di pazienti compresa tra 11% e 48%, mentre nel gruppo delle neoplasie di pertinenza otorinolaringoiatrica la percentuale si assesta tra il 21% e il 35%. Arriva perfino al 70% la percentuale di chi continua a fuma pur essendogli stato diagnosticato un cancro ematologico. L’informazione (in questo caso una diagnosi) da sola non basta.
Sugli altri punti rispondo analizzando gli studi che cita come fonte a essi. Il contenuto dei link che segnala è ben riassunto da uno in particolare, questo, di cui riporto i concetti salienti, seguiti dalle mie repliche.
Il fatto che sempre più Paesi adottino le etichette choc non ne prova l’efficacia. Nella storia svariati comportamenti collettivi si sono rivelati spesso dannosi. Basti pensare al riscaldamento globale in atto o, per fare un esempio diverso, all’uso dell’amianto che abbiamo fatto per decenni.
Riguardo la dichiarazione: As Canadian Cancer Society says in their press release, “A picture says a thousand words. Pictures can convey a message with far more impact than can a text-only message… the effectiveness of warnings increases with size.”. E’ esattamente quello che, con altri termini, dico nel mio post: le immagini (ovvero la comunicazione non verbale) comunica in modo enormemente maggiore rispetto alle semplici scritte (comunicazione verbale). Questo è un punto che condividiamo. La domanda che pongo però è su quale effetto abbiano queste immagini.
L’ultima frase di questa citazione è particolarmente interessante: “l’efficacia delle avvertenze aumenta con la loro grandezza”. Questo sembra confermare la mia versione: non sempre sono quelli più razionali i motivi per cui interrompiamo o meno un’abitudine (le scienze cognitive ce lo dimostrano. Anch’esse, ora usate da governi e multinazionali, hanno suscitato polemiche nel primo periodo della loro diffusione).
Il fatto che più sia grande l’immagine, più sia efficace, fa pensare che l’effetto non sia dovuto al contenuto della foto in sé, ma al fatto che copra il pacchetto. Scatola che, come lei riconosce, è un vero strumento di marketing per l’industria del tabacco. In Australia infatti sembra essere efficace l’idea di fare pacchetti tutti uguali, neutri, senza loghi in vista, e altre nazioni stanno facendo studi positivi al riguardo.
La marca di sigarette è uno status simbol. Nasconderla (con qualunque cosa) toglie parte del fascino attribuito al fumare.
Anche la conclusione secondo la quale “If picture warnings did not work to reduce smoking, then the tobacco industry would not be opposed”, ovvero che se le immagini di avvertimento non funzionassero nel ridurre il fumare, allora l’industria del tabacco non si opporrebbe, sembra più una supposizione che una dimostrazione scientifica. Sappiamo che le lobby non sopportano neanche una minima modifica imposta al proprio settore. Sia perché temono una escalation proibizionista, sia per trasmettere un senso di protezione e sicurezza nella categoria, non apparendo deboli.
Poiché ho criticato alcune strategie senza proporre soluzioni, mi permetta di indicare brevemente quella che secondo me è la reale fonte del problema del tabagismo dalla quale partire. Condivido la teoria di Allen Carr (scrittore del libro E’ facile smettere di fumare), autore che merita un riconoscimento per la quantità di persone che ha aiutato a smettere di fumare (compreso il sottoscritto). Carr sostiene che i fumatori siano vittime di false credenze, come quella che smettere sia doloroso o che un fumatore è sexy. È dunque, ancora una volta, quella culturale la battaglia che dovremmo fare. Attraverso una comunicazione positiva, ovvero che proponga e non neghi. Accanto all’eroe fumatore e bevitore incallito che ci viene proposto nelle serie tv, sarebbe opportuno creare modelli altrettanto affascinanti che rifiutino certi vizi e facciamo apparire sexy la loro determinazione. Il tutto mai – questo è il mio pensiero – in direzione proibizionista. Sia perché sono un difensore del libero arbitrio, anche riguardo a vizi e sostanze, ma soprattutto perché proibire qualcosa non risolve mai il problema. Piuttosto ne crea altri, come il mercato nero.
Marco Venturini
Consulente in comunicazione politica
Società - 25 Settembre 2015
Fumo, le etichette choc funzionano? Mi confronto con chi non la pensa come me
Il mio precedente post, in cui sostengo l’inefficacia delle immagini choc sui pacchetti di sigarette, ha suscitato un interessante dibattito. Oltre alla diatriba fra ministero della sanità e fumatori – i quali vogliono esser lasciati liberi di fumare senza sentirsi dei suicidi -, il dibattito è anche fra chi, come me, sostiene l’inutilità di queste etichette e chi, come alcune associazioni, le ritengono utili.
La replica più dettagliata l’ho ricevuta dalla Campaign for Tobacco-Free Kids di Washington, a firma del loro esponente Claudio Tanca. Riporto le argomentazioni dell’associazione contro il tabacco e la mia risposta, invitando come sempre tutti voi ad esprimere le vostre opinioni in merito.
Rispondo nel dettaglio alla sua replica. Lei dice:
“I critici letterari del Washington Post hanno definito le conclusioni a cui è giunto Lindstrom nel suo libro come “spiegazioni pseudo scientifiche formulate per favorire l’incremento dei budget pubblicitari”. Inoltre questo studio non è stato oggetto di revisione da parte di altri scienziati o ricercatori. La sua natura sperimentale unita alla dimensione ridotta del campione non consentono alcuna generalizzazione riguardo l’impatto delle etichette sulle popolazioni dei paesi presi in esame. A maggior ragione, non si possono estendere tali conclusioni a tutti gli altri paesi del mondo che hanno adottato tali etichette.”
Concorderà sul fatto che “i critici letterari” di un giornale, seppur autorevole, non abbiano titolo per liquidare un dibattito scientifico così importante. Quelle che considerano “spiegazioni pseudo scientifiche”, sono ottenute attraverso un metodo, quello della risonanza magnetica funzionale (fMRI) all’epoca quasi sconosciuto. Questo metodo, come tutte le innovazioni, ha suscitato inizialmente alcuni interrogativi nel mondo della scienza, salvo finire poi largamente adottato. Grazie ad esso (e i nostri lettori potranno averne prova guardando qualunque documentario scientifico in tv) sono state fatte grandiose scoperte. In questo caso Lindstrom ha vissuto la tipica situazione dell’autore stroncato dai critici e acclamato dalla storia.
La sua lettera continua:
Tali studi affermano l’esatto opposto e cioè che le etichette che contengono frasi ed immagini choc: 1) informano i consumatori riguardo i rischi del tabagismo, 2) dissuadono i ragazzi dal cominciare a fumare, 3) spingono i fumatori incalliti a smettere, 4) contrastano le strategie di marketing delle multinazionali del tabacco.
Punto 1. Che queste immagini, come le scritte, contribuiscano ad informare è fuori dubbio. Tutti i cartelli lo fanno. Che questo sia collegato col non fumare è un altro paio di maniche. Basti pensare che nel caso di malati curati per tumori polmonari, continua a fumare una percentuale di pazienti compresa tra 11% e 48%, mentre nel gruppo delle neoplasie di pertinenza otorinolaringoiatrica la percentuale si assesta tra il 21% e il 35%. Arriva perfino al 70% la percentuale di chi continua a fuma pur essendogli stato diagnosticato un cancro ematologico. L’informazione (in questo caso una diagnosi) da sola non basta.
Sugli altri punti rispondo analizzando gli studi che cita come fonte a essi. Il contenuto dei link che segnala è ben riassunto da uno in particolare, questo, di cui riporto i concetti salienti, seguiti dalle mie repliche.
Il fatto che sempre più Paesi adottino le etichette choc non ne prova l’efficacia. Nella storia svariati comportamenti collettivi si sono rivelati spesso dannosi. Basti pensare al riscaldamento globale in atto o, per fare un esempio diverso, all’uso dell’amianto che abbiamo fatto per decenni.
Riguardo la dichiarazione: As Canadian Cancer Society says in their press release, “A picture says a thousand words. Pictures can convey a message with far more impact than can a text-only message… the effectiveness of warnings increases with size.”. E’ esattamente quello che, con altri termini, dico nel mio post: le immagini (ovvero la comunicazione non verbale) comunica in modo enormemente maggiore rispetto alle semplici scritte (comunicazione verbale). Questo è un punto che condividiamo. La domanda che pongo però è su quale effetto abbiano queste immagini.
L’ultima frase di questa citazione è particolarmente interessante: “l’efficacia delle avvertenze aumenta con la loro grandezza”. Questo sembra confermare la mia versione: non sempre sono quelli più razionali i motivi per cui interrompiamo o meno un’abitudine (le scienze cognitive ce lo dimostrano. Anch’esse, ora usate da governi e multinazionali, hanno suscitato polemiche nel primo periodo della loro diffusione).
Il fatto che più sia grande l’immagine, più sia efficace, fa pensare che l’effetto non sia dovuto al contenuto della foto in sé, ma al fatto che copra il pacchetto. Scatola che, come lei riconosce, è un vero strumento di marketing per l’industria del tabacco. In Australia infatti sembra essere efficace l’idea di fare pacchetti tutti uguali, neutri, senza loghi in vista, e altre nazioni stanno facendo studi positivi al riguardo.
La marca di sigarette è uno status simbol. Nasconderla (con qualunque cosa) toglie parte del fascino attribuito al fumare.
Anche la conclusione secondo la quale “If picture warnings did not work to reduce smoking, then the tobacco industry would not be opposed”, ovvero che se le immagini di avvertimento non funzionassero nel ridurre il fumare, allora l’industria del tabacco non si opporrebbe, sembra più una supposizione che una dimostrazione scientifica. Sappiamo che le lobby non sopportano neanche una minima modifica imposta al proprio settore. Sia perché temono una escalation proibizionista, sia per trasmettere un senso di protezione e sicurezza nella categoria, non apparendo deboli.
Poiché ho criticato alcune strategie senza proporre soluzioni, mi permetta di indicare brevemente quella che secondo me è la reale fonte del problema del tabagismo dalla quale partire. Condivido la teoria di Allen Carr (scrittore del libro E’ facile smettere di fumare), autore che merita un riconoscimento per la quantità di persone che ha aiutato a smettere di fumare (compreso il sottoscritto). Carr sostiene che i fumatori siano vittime di false credenze, come quella che smettere sia doloroso o che un fumatore è sexy. È dunque, ancora una volta, quella culturale la battaglia che dovremmo fare. Attraverso una comunicazione positiva, ovvero che proponga e non neghi. Accanto all’eroe fumatore e bevitore incallito che ci viene proposto nelle serie tv, sarebbe opportuno creare modelli altrettanto affascinanti che rifiutino certi vizi e facciamo apparire sexy la loro determinazione. Il tutto mai – questo è il mio pensiero – in direzione proibizionista. Sia perché sono un difensore del libero arbitrio, anche riguardo a vizi e sostanze, ma soprattutto perché proibire qualcosa non risolve mai il problema. Piuttosto ne crea altri, come il mercato nero.
Articolo Precedente
Migranti: per il bene di tutti, il sindaco delibera
Articolo Successivo
“La mia scalata in Italia, da addetto alle pulizie fino all’hotel a Roma. E ora torno in Romania”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Putin: “Vogliamo finire la guerra, non congelarla. La Slovacchia si è offerta di ospitare negoziati con Kiev”. Intanto Minsk è “pronta a schierare missili Oreshnik”
Mondo
Cavi sottomarini danneggiati nel mar Baltico, la Finlandia abborda la “nave ombra” russa
Mondo
“Un missile russo ha fatto precipitare l’aereo in Kazakistan”: fonti del governo azero accusano Mosca. Usa: “Forse colpito dalla contraerea”
Roma, 24 dic. (Adnkronos) - SuperEnalotto, centrato oggi 24 dicembre un '5+1' a Veglie in provincia di Lecce che vince 627.284,27 euro. Alla prossima estrazione il jackpot a disposizione del '6' sarà di 49.9 milioni di euro.
Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:
- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;
- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;
- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;
- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;
- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.
La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.
La giocata minima della schedina è una colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.
E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.
La combinazione vincente di oggi è 6-18-27-30-52-56. Numero Jolly: 83. Superstar: 80.
Palermo, 24 dic. (Adnkronos) - Il gip di Palermo Maria Cristina Sala ha convalidato il provvedimento di fermo e ha disposto gli arresti in carcere per Francesco Lupo, 30 anni, l'uomo accusato di avere sparato a un operaio della Reset davanti al cimitero dei Rotoli a Palermo. La vittima è ancora ricoverata in ospedale con la prognosi riservata.
Roma, 24 dic (Adnkronos) - "La visita di oggi al carcere di Regina Coeli ha confermato l’insostenibile stato di degrado in cui versa il nostro sistema penitenziario. L’istituto, che comprende sezioni fatiscenti e sovraffollate, è solo l’emblema di un problema che il Governo Meloni continua colpevolmente a ignorare”. Lo dichiarano gli esponenti di Italia Viva Maria Elena Boschi, Roberto Giachetti e Luciano Nobili che oggi si sono recati in visita nell’istituto penitenziario romano.
"Chi varca le porte di un carcere, che sia un detenuto o un operatore penitenziario, entra in un luogo dove la dignità umana è costantemente calpestata. Celle sovraffollate, spazi inadeguati e condizioni di lavoro inaccettabili sono il frutto dell’immobilismo di un Governo che rifiuta di affrontare con serietà e responsabilità le gravi emergenze del sistema carcerario", proseguono.
"Il 26 dicembre Papa Francesco aprirà simbolicamente la “Porta della Speranza” a Rebibbia. Un gesto potente - sottolineano - che richiama l’attenzione sull’urgenza di restituire umanità e dignità a chi vive in carcere. Ci auguriamo che questo Governo si lasci finalmente “illuminare” da quel faro acceso dal Pontefice, rompendo il silenzio e l’indifferenza che lo hanno caratterizzato fino ad ora”.
(Adnkronos) - "Se il grado di civiltà di un Paese si misura osservando lo stato delle sue carceri, l’Italia, sotto il Governo Meloni, sta fallendo questa prova fondamentale. Serve un cambio di rotta immediato, con interventi concreti per garantire condizioni dignitose non solo a chi è privato della libertà, ma anche a chi, ogni giorno, lavora tra mille difficoltà. Noi continueremo a batterci affinché il nostro sistema carcerario diventi finalmente all’altezza di una Repubblica che si definisce democratica e civile. Il tempo delle scuse è finito: è ora di agire”, concludono gli esponenti di Iv.
Mosca, 24 dic. (Adnkronos) - Vasyl Nechet, capo, nominato dai russi, del consiglio di occupazione della città di Berdiansk, nell'oblast di Zaporizhia, è rimasto ferito dopo l'esplosione della sua auto. Lo ha riferito Suspilne, citando Mykola Matvienko, capo ad interim dell'amministrazione militare della città di Berdiansk. La causa dell'esplosione non è nota. L'auto di Nechet è esplosa in un cortile fuori da una casa. A seguito dell'esplosione, Nechet è stato ricoverato in ospedale, secondo il canale Telegram del movimento di resistenza femminile Zla Mavka. Le sue attuali condizioni non sono note.
La Russia ha occupato Berdiansk dall'inizio del 2022. La città si trova sul Mar d'Azov e funge da snodo di trasporto chiave per le autorità occupanti.
Mosca, 24 dic. (Adnkronos) - Il gruppo Nord ha colpito le formazioni di 14 brigate ucraine nella regione di confine di Kursk. Lo ha riferito il Ministero della Difesa russo, precisando che, "durante le operazioni offensive, le unità del gruppo di truppe Nord hanno sconfitto formazioni di una brigata meccanizzata pesante, cinque meccanizzate, tre brigate d'assalto aereo, una brigata marina e quattro brigate di difesa territoriale delle forze armate ucraine".
Inoltre - afferma ancora la nota ministeriale - i combattenti russi hanno respinto quattro contrattacchi da parte di gruppi d’assalto delle forze armate ucraine. L'aviazione e l'artiglieria hanno colpito il personale e l'equipaggiamento nemico nelle aree di nove insediamenti nella regione di Kursk e tre nella regione di Sumy. L'esercito russo continua a sconfiggere le formazioni delle forze armate ucraine che hanno invaso il territorio della regione di Kursk, ha sottolineato il Ministero della Difesa.
Roma, 24 dic (Adnkronos) - "I centri storici delle nostre città sono un patrimonio inestimabile, fatto di botteghe artigiane e non solo, che portano avanti tradizioni millenarie. Mestieri ed arti che si tramandano di padre in figlio e che rappresentano un fiore all'occhiello del nostro Paese. Forza Italia è sempre stata al fianco dei negozianti in questa battaglia grazie anche all'impegno e al sostegno di Maria Spena. Finalmente si dà loro pieno riconoscimento anche attraverso sostegni specifici, per far sì che tradizioni, mestieri ed arti non vadano dispersi, ma siamo promossi e rilanciati". Lo dice Paolo Barelli, presidente dei deputati di Forza Italia.
Mosca, 24 dic. (Adnkronos) - Mosca non sta chiudendo il suo confine con l'Estonia, né ha sottoposto i cittadini russi in possesso di passaporti Ue a un controllo più rigoroso all'ingresso. Lo ha affermato la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, aggiungendo che "i valichi di frontiera russi vicino al confine estone funzionano normalmente".
"L'Estonia sta diffondendo informazioni completamente inventate ai suoi cittadini, che stanno attualmente pianificando di visitare la Russia, tramite social e mass media, sostenendo che la Russia sta chiudendo i suoi confini. Anche le affermazioni secondo cui le guardie di frontiera russe stanno sottoponendo i russi con passaporti Ue a un controllo più rigoroso sono false", ha affermato la Zakharova in una dichiarazione pubblicata sul sito web del Ministero degli Esteri russo in risposta a un'inchiesta dei media.