È partita ieri la quattordicesima edizione del Gf, sempre su Canale 5. In che stato di salute si trova il format? E quanto è ancora la casa del reality?
Riccardo Marra
Ricordo bene il settembre del 2000. C’ero pure io tra quelli in fissa del Grande Fratello 1. C’erano quelle finestrelle che mostravano interminabili momenti di nulla: gente comune che ronfava, fumava in giardino o sulla cyclette. E noi a spiare e a chiederci cosa si provasse a farsi la barba in diretta Tv. Strano eh? Ma era il reality… e mica c’era prima! Ok. Bene. E oggi? Oggi che sono passati 15 anni da allora? Oggi, l’edizione n.14, cosa ci dà e dove ci porta? Ecco, forse… in una specie di pianeta deserto in cui rimbombano le urla della Marcuzzi. Mi spiego: da quella edizione del 2000, è successo che il web è esploso e sono arrivati i social network e Internet s’è fatto casa di un Grande Fratello mastodontico. I canali YouTube, i blog, Periscope, Facebook, sono piattaforme di esibizione (ismo), esagerazione ed euforia. Tutti cantano, parlano e creano il proprio show. Il reality è Internet, Internet è il reality. E quindi, i Peppe, i Kevin, i Rossella, Igor… ieri sera, galleggiavano mestamente in un mondo abbandonato. Perché i 3,4 milioni di spettatori (19,2% share) sono un piccolo flop e lo sono ancor di più se confrontati con i numeri del web. Una distanza siderale.
Davide Venturi
A volte penso che il reality non sia nato 15 anni fa come scrivi tu, ma nel 1981, vicino al pozzo dove è caduto il piccolo Alfredo Rampi. E penso che sia morto con un paradosso, senza una data esatta, ma molto prima della 14esima edizione del Gf Come avviene nel disegno del barbiere de La scopa del Sistema di David Foster Wallace, il Gf “esplode” su se stesso e con se stesso. Una trasmissione che nasce con le intenzioni di raccontarne alcuni spaccati del nostro Paese, scoppia per essere diventata l’esatto opposto e dopo il suo boato resta solo una scenografia posticcia. E le novità del 2015? Rebecca, che dopo anni in monastero decide di diventare donna viene apostrofata dalla Marcuzzi come: “la storia di una società italiana nuova, tollerante e senza pregiudizi”. E intanto, su Rete4, Del Debbio aveva da poco presentato l’Italia che si mangia la tolleranza a colazione e utilizza il pregiudizio come digestivo preserale. Ma volenti o nolenti, anche questa è realtà. E dove l’ha scovata/radunata? Per le strade. Strade, come quelle che percorrono uomini, donne e bambini che camminano senza sosta per cercare il loro posto tra 120mila disponibili. Allora, giunti alla 14esima edizione viene da pensare che è il luogo il principale problema e, come Cinecittà tutta, anche la casa del Grande Fratello è ormai giunta al tramonto da tempo.