La scuola è iniziata e molti genitori stanno accompagnando i figli disabili, senza sapere ancora quante ore di assistenza avranno effettivamente in aula. Un copione che si ripete ogni anno, ma che a Milano e provincia è più preoccupante del solito. “Alcuni comuni stanno ancora aspettando di mettere a bilancio i fondi che dovrebbero arrivare da Città metropolitana (l’ente che ha sostituito la provincia di Milano dopo la riforma Delrio, ndr)”, spiega Marco Zambelli, papà di un bambino disabile che insieme ad altri genitori ‘tempesta’ le amministrazioni comunali della provincia di Milano con mail, per sollecitare l’arrivo degli assistenti alla comunicazione (figure previste per legge) da affiancare allo studente disabile. Cambiano le famiglie, ma i timori dei genitori sono sempre gli stessi: “Senza un’assistenza adeguata mia figlia in aula guarda gli altri, ma non impara nulla – si sfoga una mamma – La scuola non è un parcheggio, ma un diritto”. Per affrontare la riduzione di ore di educatori e assistenti alla comunicazione in corso, c’è perfino chi pensa di pagare le ore integrative di tasca propria. E chi, come l’associazione Ledha, non esiterà a usare le vie legali, minacciando di fare causa “per discriminazione” contro l’ente pubblico di Francesca Martelli
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