“Ho detto la mia opinione e avvertito dei rischi di strascichi legali senza minacciare nessuno”. L’ex sindaco Pds di San Lazzaro (Bologna) Aldo Bacchiocchi è tra gli indagati per presunte pressioni al primo cittadino Isabella Conti (Pd) dopo che aveva deciso di annullare il progetto di una new town da 580 alloggi affidati a una cordata di imprese comprendente tra gli altriCoop Costruttori, Astrale Srl, Palazzi Srl. “Nel nostro Paese”, dice a ilfattoquotidiano.it, “fino a prova contraria c’è la libertà di esprimere il proprio parere”. L’accusa è per cinque persone, quattro delle quali appartenenti o comunque vicine alle due più importanti realtà di potere da queste parti, Partito democratico e Legacoop, e ha scosso la dirigenza democratica a Bologna che per il momento “preferisce non commentare le indagini”.
Ora però gli indagati nell’inchiesta della pm Rossella Poggioli e del procuratore aggiunto Valter Giovannini si difendono: “Andai a parlare con il sindaco, di mia iniziativa, e le dissi sostanzialmente che quando piove bisogna aprire l’ombrello”, racconta Bacchiocchi, ex sindaco Pds di San Lazzaro. Per Bacchiocchi, come per gli altri, l’accusa dei pm è quella di minaccia a un corpo politico e amministrativo. “Se si fanno atti di chiusura indiscriminata, dissi sostanzialmente al sindaco, è da mettere in conto anche una conseguenza giudiziaria, che secondo me è meglio evitare. Se si può fare una transizione limpida, chiara, alla luce del sole piuttosto che tirarsi dietro delle cause, è meglio. Dissi questo al sindaco, in modo educato e sommesso, senza minacciare nessuno”.
Bacchiocchi, oggi iscritto Pd, spiega però anche l’antefatto di questo incontro col sindaco: due consiglieri comunali avrebbero chiesto a Bacchiocchi (che di mestiere fa l’avvocato, come Isabella Conti del resto) cosa sarebbe potuto succedere se il consiglio avesse bloccato il Poc, il Piano che prevedeva la cosiddetta “Colata di Idice“: “Ne parlammo in maniera molto trasparente e non in incontri segreti. Dissi che c’erano dei rischi, perché se si fa un procedimento di rottura unilaterale della scelta urbanistica ci saranno dei contenziosi”. Poi l’ex sindaco conclude: “E dire che io nel 2005 ero contrario a quel piano urbanistico”.
In effetti la cordata di aziende che avrebbero dovuto costruire la new town ora ha fatto ricorso al Tar: “La cosa curiosa – spiega Guido Magnisi, avvocato del costruttore Massimo Venturoli, anche lui nella cordata e oggi indagato – è che il mio assistito ha sempre fatto presente che ci sarebbe stata una richiesta danni se non si fosse risolta la questione del Poc. E ora infatti la sua azienda, la Palazzi s.r.l. è parte in causa, assieme alle altre, nel ricorso al Tar per 47 miloni di euro contro lo stop del Comune. Certamente – conclude Magnisi con una punta di ironia– se questa è una minaccia, la minaccia c’è stata”.
Simone Gamberini direttore generale di Legacoop Bologna (ed ex sindaco Pd di Casalecchio di Reno) si affida a una nota: “Ho sempre operato in piena trasparenza, senza nessun intento intimidatorio, nell’ambito delle funzioni legate al ruolo che ricopro. Ho agito nel pieno rispetto delle istituzioni e della legalità, la mia storia personale ne è la testimonianza più piena”. Stefano Sermenghi, sindaco Pd di Castenaso, comune confinante con quello di San Lazzaro, si dice “sereno”, ma “sorpreso dalla notifica”. Quali fatti gli contestino i pm non è chiaro. Sermenghi, renziano della prima ora, era finito nelle pagine delle cronache nazionali per avere inserito nella sua giunta comunale la sorella di Matteo Renzi, Benedetta, residente da tempo a Castenaso. Lo stesso premier a gennaio non tardò ad appoggiare le denunce di Isabella Conti.
Infine Germano Camellini, ex revisore dei conti del Comune di San Lazzaro – che in passato aveva lavorato come revisore anche per alcune coop rosse e per i Democratici di sinistra – parla per bocca del suo avvocato, Tommaso Guerini, e si dichiara “estraneo a ogni addebito”. “Quando potremo conoscere le carte e i risultati delle indagini siamo certi che Camellini potrà dimostrare di non avere mai tenuto alcuna condotta illecita o impropria rispetto al sindaco di San Lazzaro”, spiega il legale. Sarebbe stato Camellini a dire la frase, sentita da una funzionaria del Comune e riportata al sindaco Conti: “La Conti vuole finire sotto una macchina?”. “Forse la dirigente ha equivocato una mia battuta”, si difese il commercialista in un’intervista. “Ammesso che l’abbia detto, probabilmente mi riferivo a possibili guai per il Comune. Finire sotto una macchina in quel senso, nel senso di avere dei danni”.