La battuta di Crozza sullo scandalo Volkswagen credo sia passata per la mente di milioni di italiani non appena letta la notizia. Ma non eravamo noi leader storici nell’ambito del raggiro e della truffa? Non era nostro il primato della furbizia e dell’inganno del prossimo? Guarda un po’ scopriamo di essere stati surclassati proprio dai tedeschi, che anche in questo come sempre hanno voluto aggiungere il loro tipico e inconfondibile sovrappiù di megalomania, tentando di farsi beffe delle ferree regole americane (per paradosso il mercato più libero ma anche più regolato del mondo) con un trucchetto simile a quello del benzinaio che ritocca la pompa per racimolare qualche euro, il taxista che manipola il tassametro o il direttore del ristorante famoso in tutto il mondo che fosse sorpreso a mescolare l’acqua col vino.
Tutti si sono resi conto delle dimensioni irreparabili della figuraccia, assai peggiore di quelle derivanti dall’errore di progettazione perché qui c’è la frode volontaria ed enormemente grave perché ordita dalla più grande azienda del paese che si vuole simbolo di integrità e rispetto delle regole, abituato guardare con spregio e superiorità gli altri meno inclini.
La faccenda alimenta ora lo sdegno, una certa rivalsa verso i tedeschi, per non dire delle ricadute a livello industriale e economico del settore, ma agli occhi di uno che ha la mia età quello che emerge è solo una cosa: l’incredibile banalità del male. La sproporzione inspiegabile tra la potenza e il prestigio del truffatore e la piccolezza dell’imbroglio, che ora pagheranno come al solito i piccoli risparmiatori che hanno investito su Volkswagen a scatola chiusa. Truffe che ti aspetti dal povero cristo che vive di espedienti, dal politico italiano che promette di abbassare le tasse e poi ne cambia il nome, ma cosa va cercando il management della prima industria automobilistica al mondo con 25 miliardi di utili taroccando i software di 11 milioni di veicoli? Di vendere qualche migliaio di auto in più? Di lasciare i concorrenti di stucco di fronte alle straordinarie e ineguagliabili performances di efficienza tedesca? Non è dato sapere.
A noi che della furbizia abbiamo autentica venerazione, per dirla con Prezzolini, persino di quella fatta a nostro danno, fa ora effetto pensare al giorno in cui ai piani alti del quartier generale di Wolfsburg quell’idea è parsa geniale e invece era soltanto incredibilmente banale (e costerà qualcosa come 30 miliardi di dollari). La verità è che abbiamo costruito un mondo insaziabile, dove domina quasi sempre la stupidità nelle decisioni e l’emotività nelle reazioni, dove nemmeno il prestigio e i risultati riconosciuti trattengono dal richiamo dell’illecito per una pagnotta in più.
In collaborazione con Alox Cross Media Player