Tra le colline dell’Astigiano, patrimonio mondiale dell’Unesco, è appena terminata la vendemmia del Moscato. Se le stime parlano di un’annata senza precedenti in termini di qualità del vino, la qualità delle condizioni di lavoro dei braccianti non è migliorata. La maggior parte di loro arriva dalla Bulgaria e dalla Macedonia e si affida alle cooperative che forniscono manodopera a basso costo alle aziende agricole del territorio. Le paghe non superano i 5 euro all’ora per oltre dieci ore di lavoro al giorno senza alcuna pausa: “E’ dal 2008 che vengo a lavorare qui insieme a mia moglie – racconta un lavoratore bulgaro – ci fermiamo per 30 giorni per poi tornare in Bulgaria in attesa della raccolta delle arance a Rosarno”. Dormono nel loro furgone parcheggiato nel cortile dell’azienda dove lavorano. Chi non possiede un mezzo proprio si accampa tra i boschi attorno a Canelli o lungo le rive del fiume Belbo. L’unico sostegno ai lavoratori arriva dalla Caritas che ha aperto un dormitorio temporaneo per venti persone e dalla Flai CGIL che, insieme a CarovaneMigranti, nei giorni della vendemmia ha volantinato tra le vigne. “Negli ultimi anni sono sorte tante cooperative che forniscono manodopera a basso costo alle aziende agricole – spiega il sindacalista Paolo Capra – i contratti stipulati sono “grigi” senza timbro né firma del datore di lavoro”. Contratti che riconoscono solamente cinque giornate di lavoro a fronte di oltre venti giornate reali: “E’ dura – spiegano i bulgari – ma non abbiamo alternative”  di Simone Bauducco

Articolo Precedente

Lavoro nero, a ogni Regione il suo

next
Articolo Successivo

Firenze, rifiutano trasferimento in Nuova Zelanda: licenziati. Cgil: “E’ un ricatto”

next