Starbucks

Una miriade di colossi dell’economia mondiale promette di passare al solare. Spero che lo facciano anche per amore, ma che sia per amore, o per immagine, o per soldi, il risultato non cambia. E’ un altro passo, piccolo o grande che sia, verso la fine delle nostre petrol-società.

In questi giorni Starbucks, Wal-Mart, Goldman Sachs, Siemens, Johnson & Johnson hanno promesso di passare completamente al solare nei prossimi anni, aderendo al progetto Re100 promosso da “The Climate Group” una non-profit americana fondata circa un anno fa, dopo la marcia del clima a New York.

In totale sono 36 le mega-corporazioni che hanno volontariamente deciso di tagliare le loro emissioni di CO2 e di usare solo energia green. Oltre alle quattro su citate, fanno parte di Re100, la Nike, la Procter and Gamble, Ikea, Nestle, H&M.

Johnson and Johnson produce shampoo ed affini. Annuncia di voler arrivare al 100% di solare entro il 2050. Goldman Sachs, 100% solare entro il 2020, Nike 100% solare nel 2025. Steelcase produce mobili made in the Usa. E’ già 100% solare e cosi pure Voya International, fondo immobiliare. Amazon, Apple e Google hanno già attuato programmi solari molti anni fa. La Siemens dice che investirà 100 milioni di euro per passare al 100% rinnovabili entro il 2030.

In totale le trentasei socie di Re100 sono Alstria, Autodesk, Bt Group, Commerzbank, Dsm, Elion Resources Group, Formula E, Givaudan, Goldman Sachs,  H and M, Ikea Group, Infosys, J. Safra Sarasin, Kingspan, Kpn, Johnson and Johnson, Marks & Spencer, Mars, Incorporate, Nestlé, Nike,  Philips, Procter and Gamble, Proximus, Relx Group, Salesforce, Sap, Sgs, Starbucks, Steelcase, Swiss Re, Ubs, Unilever, Vaisala, Voya Financial, Walmart e Yoox Group.

Non male, dopo un solo anno di attività, e segno che la grande marcia di un anno fa ha avuto dei risvolti veri.

Intanto, sono circa 400 le organizzazioni che hanno deciso di investire dalle fonti fossili, seguendo l’appello di Bill Mc Kibben di 350.org.

Quello che sembrava essere un piccolo gruppo di utopistici sognatori è diventato un movimento planetario. Nel loro complesso gli aderenti al “divestment committment” valgono 2.6 trillioni di dollari, cioè 2,600,000 milioni di dollari. Fra i magnifici 400, campus americani, gruppi religiosi e filantropici, fondi pensione e enti locali. Anche la Fondazione di Leonardo Di Caprio fa parte di questo gruppo.

Come detto, non sappiamo perché queste ditte abbiano deciso di passare alle rinnovabili e di programmare le loro ditte per un futuro il più possibile petrolio-free. Certo è che la spinta verso l’energia green dal basso diventa sempre più forte e che è sempre più economicamente vantaggioso usare le rinnovabili. Secondo alcuni studi di the Climate Group, passare al solare comporta ritorni del 27% sugli investimenti iniziali. E si, lo so che alcune di queste ditte, come la Nestlè, non sono da prendere ad esempio per quasi niente, ma il fatto e’ che se anche la Nestlè si convince da sola a entrare nel club delle rinnovabili, allora vuol dire che veramente il futuro è splendente.

Qui le immagini della “Green big Apple” march di New York di un anno fa da dove tutto questo è partito

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