Ovidiu Burdusa, 36 anni, rumeno, è arrivato nella Capitale nel 1998. Negli anni è riuscito a ristrutturare un locale per fare l'affittacamere in via del Corso perché "se ti metti in testa di cambiare vita - dice - prima o poi ce la fai". E ora, con moglie e figli, vuole tornare a casa: "Tutto questo sacrificio deve avere una fine, no?"
Via del Corso, l’arteria dello shopping della Capitale. Davanti al civico 117 c’è il “Corso grand suite”, un affittacamere aperto da un anno. Nella hall, seduto dietro la scrivania c’è Ovidiu Burdusa, 36 anni, rumeno. Lui è il proprietario. Fino a sette anni fa faceva il guardiano notturno di un hotel. Un ambiente di 200 metri quadri. I colori dominanti sono cioccolato e crema. Ci mostra le sei stanze, tutte abbastanza grandi, con tre o cinque letti, metà si affacciano su un cortile interno con l’edera che si arrampica sui muri, l’altra metà sulla strada di fronte alla Basilica dei santi Ambrogio e Carlo. “Se ti metti in testa di cambiare vita prima o poi ce la fai – è una delle prime cose che ci dice -. Se aspetti che ti aiuti lo Stato, stai fresco. La chiave del successo ce l’abbiamo tutti, è nelle nostre mani. Il problema è saperla vedere, magari l’abbiamo solo messa in tasca”.
Ovidiu l’ha trovata quasi subito. Solo che la sua fatica è stata doppia perché in Italia è uno straniero e fino al 2007 (anno in cui la Romania è entrata nell’Unione europea) era un extracomunitario. È arrivato a Roma per la prima volta nel 1998. “L’Italia per noi era come l’America. Avevo già uno zio qui, che mi ha ospitato”. Ovidiu è partito dal basso per arrivare in alto. Da dipendente a datore di lavoro. Senza chiedere aiuto a nessuno, neanche alle banche. “Le odio – sputa il rospo -. Io non ho mai acceso un mutuo. Aspetto di avere liquidità per fare le cose”.
La sua carriera è iniziata come addetto al carico e scarico merci per un’azienda di alimentari. Poi ha fatto l’addetto alle pulizie e il receptionist in un hotel del centro. Il suo pallino è sempre stato il turismo. Così non era contento. Pretendeva di più da se stesso. Alla fine del 2000 è tornato in Romania, a Bucarest, per frequentare la facoltà di Economia del turismo. Dopo cinque anni era di nuovo qui, con un centinaio di curriculum stampati infilati in una carpetta.
“Li ho portati a tutti gli hotel da Piazza della Repubblica a Piazza del Popolo”. Il cuore chic di Roma. E la mente scivola nel ricordo che tiene stretto al suo cuore: “Mi sentivo come quando ero appena arrivato, rannicchiato sulla scalinata di Trinità dei Monti, mentre sottolineavo con l’evidenziatore il mio numero di telefono sul curriculum. Non dimenticherò mai quel momento, mai quel luogo”.
Con una laurea nel cassetto e un master in affari e turismo che seguiva a distanza (in una delle università di Bucarest), è stato assunto come guardiano notturno dopo dieci giorni. Dal 2008 al 2011 è diventato manager dello stesso hotel. Ma l’obiettivo era mettersi in proprio. “Così ne ho acquistato uno, pagato per metà a rate, in Piazza di Spagna insieme a un collega”. Passati due anni, hanno venduto l’attività a oltre il doppio di quanto lo avevano comprata. Un affare, insomma. A quel punto, prosegue, “ero pronto per fare tutto da solo. Ho visto questo locale, abbandonato. L’ho ristrutturato e l’ho preso in affitto per 18 anni a 6500 euro al mese”.
Oggi, che ormai ha toccato il traguardo (si è pure sposato e ha due bambini), ne è ancora più convinto: “Ritornerò in Romania, spero già l’anno prossimo. Tutto questo sacrificio deve avere una fine, no? Non cambierei nulla del mio passato, ma in 17 anni ho fatto solo una vacanza, il viaggio di nozze. In 36 anni di vita ho visitato appena sette stati, non sono mai uscito dall’Europa. Voglio impegnarmi per il mio Paese, magari anche in politica. Voglio che i miei figli inizino le scuole là. Non ho preso la cittadinanza italiana, non mi serve, sono un cittadino comunitario orgoglioso delle mie radici. È vero, cinquant’anni di comunismo ci hanno distrutto ma ora c’è spazio per fare nuove cose. Con i miei fratelli ho un noleggio di auto a Bucarest. Il mio sogno è aprire un hotel in una località turistica di montagna”.
Ovidiu parla fluentemente quattro lingue, oltre al rumeno e all’italiano, l’inglese e lo spagnolo. Il Corso gran suite ha fatturato 160mila euro nei primi sei mesi di attività. I clienti sono al 90 per cento stranieri, soprattutto americani, scandinavi e rumeni. Lui è soddisfatto: “Ho ospitato anche la nostra ambasciatrice”. E pronto per un’altra avventura.