Se avessi avuto più tempo, avrei intitolato questo romanzo “futuro remoto”. Quando descrivi la vita sospesa di chi scorta o di chi ci vive sotto, cominci a pesare le parole e ti accorgi che la materia che tratti non è più vita, ma vita sotto…vivi una sotto vita o come dice Nick il protagonista del romanzo una “una vita …privata della vita…quasi una pre – morte continua”. Cominci a ritenere che il futuro è remoto, nel senso che viene garantito da “postazione remota” che manovra mosse itinerari ed avvenimenti che possono garantire una tutela efficace. E a pensarci bene oggi il nostro futuro è nel “remoto”…lontano in altro luogo dal quale ormai dipende tutto, la nostra socialità, le nostre scelte, le nostre amicizie…che ormai non sono che remote …aggiunte o da seguaci. Nel protagonista del romanzo Nick, che ha formulato la sua concezione nickiana del mondo contrapposta al nichilismo imperante, il passato regola e destina il futuro su quegli “holzwege” tanto cari ad Heidegger, i sentieri interrotti, imprevedibili noti solo al boscaiolo, che applicati alla realtà a volte salvano la vita. Il passato diventa l’ombra che ti segue e ritorna, e ti spiega dove stai andando. Tra Svizzera e Puglia, tra passato e futuro remoto, la storia di Nick passa dall’adrenalinica azione alla lentezza mediterranea con molte incursioni nel vero e che ci aiutano sempre a “non dimenticare”.
[….]“Il giorno della partenza la polizia svizzera suggerì a Nick una strada alternativa, tra le montagne scendendo da un lato alternativo. Si allungava, ma nessuno avrebbe pensato che il leone passasse di li perché il pericolo era il tipo di strada, il ghiaccio, l’altitudine e le curve. Ma gli svizzeri che conoscevano Nick e la sua subaru gli dissero che era il percorso che gli sarebbe piaciuto di più. Infatti! Ed allora via tra montagne, vallate argentate, spade di ghiaccio ai lati della strada pendenti e simili a stalattiti in una grotta, alberi che sembravano salutanti rigonfi di neve fresca, ogni tanto un piccolo villaggio che appariva disabitato ed invece pullulava di residenti. Il leone guardava i lati e forse anche lui ricordava altri tempi…..
I sistemi di frenata sulla subaru e la trazione integrale permanente davano a Nick una certa sicurezza. Il leone non si preoccupava abituato ad essere trasportato sulle blindate in Sicilia sempre a più di duecento all’ora. Si accese il Pedroni al caffè e chiese a Nick se avrebbero trovato una bar sulla strada. Nick disse che si sarebbero fermati di li a poco. Ma non si fermò. Troppo rischioso. In un bar o in un ristorante in Svizzera poteva lavorarci qualche siciliano che magari alla vista del leone chiamava i suoi in Sicilia per dirgli, dell’incontro. Magari in Sicilia quel parente era “tinto” ed avvertiva il suo amico d’onore che poteva subito contattare la centrale o qualcuno più in alto che facendo un piccolo calcolo poteva prevedere che il leone avrebbe viaggiato in quella direzione per un tal numero di ore. Cosa Nostra aveva la capacità di mettere in piedi e far intervenire un gruppo di fuoco nel giro di un’ora e mezzo su tutto il territorio svizzero e poteva far intervenire da Milano i killer più bravi. Insomma nel giro di due ore potevano intercettarli sull’autostrada del San Bernardino mentre scendevano verso Lugano ed era fatta. Con due auto veloci potevano fotterli senza che Nick potesse far nulla e la polizia elvetica che li seguiva dal satellite non avrebbe capito nulla ed avrebbe solo garantito di prendere i killer dopo l’esecuzione. Questi erano i patti ed allora Nick stava molto accorto. L’idea di finire sotto un lenzuolo bianco sull’asfalto o di essere sagomato col gesso lo infastidiva. Ed allora fermandosi su un lato della strada disse al leone che per pisciare quello era il posto ideale. Il leone sorrise con il sigaro tra i denti. Uscirono dall’abitacolo e respirarono quel l’aria secca e profumata di freddo a pieni polmoni. Naturalmente nessuno dei due doveva pisciare e non lo fecero, ma il leone sentiva il bisogno di sgranchirai libero e fece due passi nel bosco tra gli alberi. Il desiderio di libertà è duro a morire ed un uomo sotto scorta h24 non è più libero.”[….]