Papa Bergoglio mi piace e sono d’accordissimo con quello che ha detto all’Onu: “Stop al narcotraffico”. Però c’è un problema. Solo in Sudamerica (che ovviamente il Papa conosce benissimo), senza contare il resto del mondo, c’è un sacco di gente che non ne vuole sapere di mollare l’osso. La direzione e tutto lo staff del porto di Rio per esempio. Cosa credete? Che le tonnellate di cocaina che arrivano dal Sudamerica in Usa ed Europa le portino con della lance fuoribordo due tipi loschi strafatti ridendo, con una bottiglia di cachaça in mano, nelle tenebre?
È il figlio di un avvocatessa di Rio che mi ha spiegato come sia consuetudine dribblare i controlli anche su interi container. E nei container ci puoi mettere di tutto: droga, armi, addirittura persone. Ma questo sarebbe niente se non fosse per l’esercito di manovali che vanno da un paese sudamericano all’altro con i loro carichi di coca e di armi, transitando da frontiere che sono dei colabrodo. E l’altro esercito, quello di ragazzini e ragazzi delle favelas di tutto il subcontinente che preferiscono scegliere di portare e vendere droga piuttosto che essere sfruttati in nero in qualche impresa raffazzonata di edilizia. E poi i capi. Questi sono dappertutto, nelle favelas, nelle polizie, negli uffici. Hanno agganci ovunque a basso, medio e alto livello. Poi ci sono i territori sconfinati, dove non c’è nessuno. Mentre città come San Paolo e Rio non sono pattugliate, bensì letteralmente presidiate dalla polizia militare, al di fuori dei confini metropolitani non c’è nessuno, e la terra è di nessuno. Non si incontra una pattuglia per centinaia e centinaia di chilometri. Compaiono solo quando devono reprimere una protesta dei “sem terra” disperati. Per il resto un poliziotto che ho incontrato nel Minas Gerais, giovane e che sembrava onesto, mi ha spiegato che la polizia non può intervenire per le strade se non per violazioni del codice e per i reati solo in caso di flagranza. In sostanza per le strade del Brasile posso trasportare qualsiasi cosa, l’unica possibilità di essere fermato sarebbe da imputare al fatto che ho dato fastidio a qualcuno che per incastrarmi ha pagato qualcun altro.
Non chiedo affatto ai lettori di credermi. Io, se non me l’avesse detto qualcuno lì sul posto che fa quel lavoro, non ci crederei.
In sostanza dovremmo fare una riunione a Copacabana, che nel 2006 ha ospitato un milione di persone per il mega-concerto dei Rolling Stones, e, anche in video conferenza con un maxi-schermo andrebbe benissimo, il Papa dovrebbe spiegare a tutti che è ora di finirla col narcotraffico. Magari riuscirebbe a convincere tutti.
Questo per quel che riguarda la droga, ma ci sono anche i problemi di povertà e abbandono e il conseguente sfruttamento. I poveri fanno comodo poiché oggi sono mano d’opera a bassissimo costo, domani, se migliora la loro condizione, potenziali “consumatori”. Si può dare o togliere denaro alle masse a seconda degli obiettivi del momento.
Purtroppo le cose sono messe talmente male che i media sono costretti a dire quello che va detto. E quello che dice il Papa è quello che tutti vorrebbero sentire, chi non sarebbe d’accordo. La realtà vista dal basso è diversa e nessuno, ma veramente nessuno ha idea di quale potrebbe essere la soluzione, se non un salto di coscienza profondo che interessasse una buona fetta di umanità. La situazione è talmente incancrenita che a tutti non resta che sperare che le parole di un leader spirituale possano veramente servire a qualcosa.
Foto @maurovillone