Vivace disputa verbale tra il giornalista de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi, e il direttore de L’Unità, Erasmo D’Angelis, entrambi ospiti di Otto e mezzo (La7) assieme alla giornalista Barbara Palombelli. Oggetto della discussione è l’aspra critica rivolta da Matteo Renzi ai talk show televisivi. Scanzi commenta: “Sul Fatto ho scritto che siamo passati dall’editto di Sofia all’etwitto di Rambo. Se a Renzi non piacciono i talk show, non li guardi. Giochi alla playstation con Orfini, giochi a ramino con il direttore D’Angelis o guardi la Fiorentina in tv. Quando il potere si vuole sostituire al giornalismo, è sempre pericoloso.E’ qualcosa che abbiamo già vissuto, ma quelle stesse persone che avevano consumato le scarpe facendo i girotondi contro la legge Bavaglio di Berlusconi adesso improvvisamente sono mansuete“. D’Angelis difende le parole del premier e ribatte: “Quale Paese vogliamo raccontare? Questi talk show raccontano la politica del divanetto di Montecitorio e la gente effettivamente si stufa. Quest’estate, ad esempio, ci sono state migliaia di feste dell’Unità, un fenomeno di massa forse unico al mondo. E invece hanno raccontato per mesi di Verdini che si è iscritto in un circolo del Pd. Sel è entrato nel Pd e non ha fatto notizia”. Poi puntualizza: “Scanzi è un bravissimo professionista e lo leggo volentieri, perché scrive bene e gli faccio tanti complimenti. Ma potrebbe portare in scena una performance straordinaria del film “Good Bye, Lenin!”“. Il direttore de L’Unità indugia nella descrizione della trama del film tedesco di Becker, ma Scanzi osserva: “Consiglio al direttore D’Angelis di aggiornare un po’ le sue metafore, perché è la stessa cosa che ha scritto qualche settimana fa su Marco Travaglio“. La firma de Il Fatto sottolinea il gran numero di cerimonieri del premier nell’informazione nostrana e stigmatizza l’uso degli ascolti televisivi come discrimine unico per criticare i talk show di approfondimento: “Se dovessimo ragionare solo per quantità di telespettatori o di lettori, allora dovremmo dire che Fabio Volo è più importante di Beppe Fenoglio o che Don Matteo dovrebbe fare il premier o che Alessia Marcuzzi dovrebbe fare il ministro delle Riforme. Io potrei essere anche d’accordo, perché comunque meglio di Renzi sarebbe anche Terence Hill“. D’Angelis sottolinea che nessuno celebra Renzi, perché è il premier a dettare l’agenda dei media, magari anche con un tweet. Scanzi replica che il nervosismo recente di Renzi è addebitabile al crollo di popolarità, come attestano i recenti sondaggi di Pagnoncelli. E aggiunge: “E’ anche importante la qualità delle persone che vanno nei talk show. Se volessi votare Renzi e se per disgrazia vedessi in tv una Picierno o una Madia, dopo voterei chiunque, anche un cercopiteco albino, tranne loro due“. Il direttore de L’Unità difende con convinzione l’operato del governo Renzi e Scanzi osserva: “Se noi del Fatto siamo vittime del film “Good Bye, Lenin!”, tu forse sei dentro “Il favoloso mondo di Amélie”, solo che al posto di Amélie c’è Renzi. Capisco che tu sia entusiasta di Renzi, visto che ti pagano per questo”