Cultura

La Bellezza Disarmata, il saggio teologico di Don Julian Carron: l’Europa nata sotto i valori cristiani è in pericolo

Don Julian Carron, dal 2005 alla guida di Comunione e Liberazione, mutua se stesso nel suo primo libro pubblicato in lingua italiana: è dalla “bellezza disarmata”, una sorta di spoglio ritorno all’origine del senso della fede dal richiamo neoplatonico, che prende le mosse il senso di un pensiero che colloca la Chiesa Cattolica, proprio dinanzi al pontificato più ‘pop’ di papa Francesco, in una posizione di stallo e di necessaria ripartenza

Talvolta basta una parola, una frase evocatrice e il mistero della mistica teologica assume connotati affascinanti ed infiniti. Don Julian Carron, dal 2005 alla guida di Comunione e Liberazione, mutua se stesso nel suo primo libro pubblicato in lingua italiana (La Bellezza disarmata – Rizzoli), quando intervenendo sul Corriere della Sera il 13 febbraio 2015, a margine della strage nella redazione di Charlie Hebdo pose un interrogativo: “Ma noi cristiani crediamo ancora nella capacità della fede che abbiamo ricevuto di esercitare un’attrattiva su coloro che incontriamo e nel fascino vincente della sua bellezza disarmata?”.

Ed è proprio da questa “bellezza disarmata”, una sorta di spoglio ritorno all’origine del senso della fede dal richiamo neoplatonico, che prende le mosse il senso di un pensiero che si pone sulla difensiva, che colloca la Chiesa Cattolica, proprio dinanzi al pontificato più ‘pop’ di papa Francesco, in una posizione di stallo, arenata, e di necessaria ripartenza. Il saggio teologico di Carron poggia le sue fondamenta su un concetto chiave, di crisi, per la cristianità odierna: l’Europa è in pericolo. O ancor meglio: l’Europa nata sotto i valori cristiani di libertà e progresso si trova di fronte al crollo delle evidenze. Carron cita Ratzinger quando l’ex pontefice ancora cardinale perseguiva l’obiettivo di far comprendere il fallimento dell’Illuminismo, cioè di tenere “i valori morali fuori dalle contraddizioni e di cercare per loro un’evidenza che li rendesse indipendenti dalle molteplici divisioni ed incertezze delle varie filosofie e confessioni”. “La ricerca di una tale rassicurante certezza, che potesse rimanere incontestata al di là di tutte le differenze, è fallita”, dice Carron con le parole del penultimo papa. La “pretesa” di un “tentativo portato all’estremo di plasmare le cose umane facendo completamente a meno di Dio ci conduce sempre di più sull’orlo dell’abisso”.

Onda lunga di questo processo sembrano essere i tragici fatti di Parigi del gennaio 2015 che, secondo Carron, documentano come l’Europa intesa come “spazio di libertà non si preserva da sé ma può essere minacciata da chi teme la libertà e vuole imporre con la violenza la propria visione delle cose” (nel testo non appare mai la parola “islam” o “islamismo” ndr). Soluzioni possibili? “Mezzi legali e politici, come il dialogo con i Paesi arabi disponibili a impedire un disastro che danneggerebbe anche loro” e “un’adeguata cornice giuridica che garantisca un’autentica libertà religiosa per tutti”. Ma serve altro per il sacerdote dell’Estremadura, perché la radice del malessere, il “vuoto corrosivo”, il “nulla dilagante” che in qualche modo lega i terroristi islamici, che vivono e compiono le loro efferate gesta nelle grandi città occidentali da “cittadini europei”, ai giovani occidentali (“i nostri figli”) laici o non ancora credenti, ha origine in questa “libertà europea” che si deve nuovamente “riempire di significato”.

Il proselitismo della Chiesa Cattolica deve ripartire da queste macerie di un “nichilismo disperato” prodotte, comunque, da altri. Lavoro improbo, tutto inclinato sul crinale tradizionale della lezione di Don Giussani e di CL, l’incontro con l’altro – e qui c’è papa Francesco “al principio del dialogo c’è l’incontro. Da esso si genera la prima conoscenza dell’altro”. E’ un vademecum operativo sull’educazione dell’uomo al mistero “dell’infinito”, del “ritorno ai fondamenti” di “bellezza” e “desiderio”, questo libro di Carron. Un ricominciare letteralmente da capo unendo i puntini di un cattolicesimo frammentario, e spesso apparentemente non conciliato, dove convivono comportamenti testacoda alla Ratzinger (autore di un “gesto di libertà inedito”) e di Francesco (autore di gesti dalla “semplicità disarmante”).

La linea Maginot di Carron da cui provare a ripartire non trascura il pragmatismo, anzi detta nuove (e vecchie) direzioni in cui la fede deve svilupparsi. Ci sono certi valori “che crollano senza una carezza del Nazareno”, riferendosi al caso Englaro e ai malati terminali; c’è il richiamo all’essenza della verginità nel nucleo della famiglia tradizionale, richiamo – “Cristo è tutto” – che viene ribadito anche per chi segue la “vocazione”; c’è il legame dei cattolici con la politica che si deve basare per il bene della nazione sul “riconoscere l’altro” perchè “è la vera vittoria per ciascuno e tutti”, a prescindere dal partito in cui si milita. Infine una specifica che scivola nella cronaca, di fronte a persone del movimento di CL coinvolte nello scandalo di Mafia Capitale: “Nessun opera o impresa (profit o no profit) è sotto la responsabilità diretta di CL. Il movimento non fa parte del cda di questa o quell’opera (…) La Compagnia delle Opere viene spesso presentata dai giornali come il ‘braccio economico’ di CL. Ciò porta a pensare che CL dipenda economicamente da essa. Nulla di più lontano dalla realtà”, conclude Carron. “Lo scopo del movimento di CL è educativo, di educare persona che possano poi prendere l’iniziativa di generare opere. Ma questa è uan responsabilità totalmente affidata all’adulto, alla persona. Il movimento non entra nella gestione dell’opera, perché sarebbe come ammettere che non è capace di generare adulti che si prendano la propria responsabilità. Sarebbe il fallimento totale dell’esperienza di CL”.