precari scuola 675

Dopo le forzature al Senato mediante l’imposizione della fiducia sulla legge 107, dopo le polemiche estive sulla mobilità forzata connessa alle immissioni in ruolo, dopo la ripresa della campagna demagogica del governo e dei media ad esso sempre più asserviti sui 500 euro di bonus in busta paga, finalmente una buona notizia, a cui va dato il giusto spazio dal punto di vista sia concreto sia simbolico.

Si tratta delle ordinanze 4312 e 4313 del 23 settembre 2015 del Consiglio di Stato, in seguito alle quali potranno essere inseriti nelle graduatorie ad esaurimento per la scuola dell’infanzia e per la scuola primaria oltre mille diplomati magistrali.

Con queste pronunce per la prima volta il Consiglio di Stato – intervenendo sulle cause proposte dagli avvocati Isetta Barsanti Mauceri e Francesco Americo – dichiara l’illegittimità del recente Decreto ministeriale n. 325 del 03 giugno 2015, con cui il Ministero aveva deciso di ignorare i diplomati di indirizzo magistrale, che per diversi anni si erano visti negare l’inserimento nelle Gae e quindi anche la possibilità di ricevere supplenze più stabili in ambito scolastico.

La decisione dell’organo amministrativo è chiara, così come le sue implicazioni: se i provvedimenti del Ministero, che hanno negato sin dal 2001 l’inserimento nelle Gae a questi insegnanti, sono illegittimi, tocca ora alla politica intervenire con un provvedimento legislativo che sani davvero la situazione, con criteri che garantiscano equanimità.

Siamo di fronte a un episodio con un significato generale, che va ben oltre i diplomati magistrali, soprattutto ricordando che le norme sulla cosiddetta “buona scuola” contengono un’inaudita quantità di deleghe al governo – nove – su temi di grande importanza per l’assetto globale del sistema nazionale di istruzione. Si potrà per esempio intervenire sulla riforma della formazione iniziale e dell’accesso ai ruoli dei docenti o sulle modalità di esercizio del diritto allo studio senza alcun confronto parlamentare.

L’ordinanza del Consiglio di Stato dimostra che all’Esecutivo – nonostante il sempre più evidente stravolgimento dei rapporti con il Parlamento e le altre istituzioni in genere – non è permesso il totale arbitrio e che i suoi provvedimenti che contengono elementi di violazione sono destinati a non superare il vaglio della legittimità. E che coloro che hanno il coraggio di affermare e rivendicare i propri diritti possono ancora essere efficacemente tutelati e vincere le loro battaglie nella direzione dell’equità di trattamento e quindi dell’interesse generale.

Ripeto: è una buona notizia. Per la collettività scolastica, per la comunità educativa e per tutti i cittadini consapevoli e convinti che sia necessaria una quotidiana battaglia per la difesa della legittimità e della democrazia costituzionale. Per coloro che non si sono affatto arresi, e anzi si cimentano in una nuova stagione di ferma protesta e di costante e creativa mobilitazione, contro la scuola gerarchica e autoritaria imposta dal Pd. Per noi che abbiamo rilanciato la riflessione per l’elaborazione di una nuova legge di iniziativa popolare per una buona scuola della Repubblica, nella convinzione che i diritti vadano difesi con l’iniziativa in prima persona.

Ancora una volta i fatti smentiscono gli annunci di Renzi. Renzi difatti ha tentato di abolire, non il precariato, ma i precari ( o almeno una parte di essi). Ma ancora “c’è un giudice a Berlino”:  infatti Renzi si propone di rottamare la giustizia amministrativa che osa intervenire sull’operato del governo.

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