Caro compagno Ingrao,
il dolore per la tua morte è grande e forte l’abbraccio ai tuoi cari.
Il dolore si affianca alla felicità di avere avuto il privilegio di conoscerti nella tua lunga vita, piena di passione, curiosità, umanità. Ci hai mostrato nel corso degli anni che la militanza politica comunista – nella ricerca come nello studio e negli inevitabili errori – non chiude né la testa né il cuore ma apre la strada all’interesse per gli uomini e le donne in carne ed ossa, all’umanità più vera.
Direi di più. La cosa che più mi ha colpito della tua militanza politica è stata la capacità di porti e porre domande, anche quando non eri in grado di dare una risposta compiuta o quando la risposta era flebile. Vi è stato chi ha valutato la tua azione da dirigente politico a partire dalle mancate risposte. Io penso al contrario che il contributo importante che hai dato al comunismo italiano del secondo dopoguerra è stata la capacità di porti e fare domande. L’ortodossia stalinista aveva trasformato il dibattito in una specie di rituale stanco, più simile ad una messa cantata che non ad una libera ricerca. La tua capacità di rompere lo schema e di reintrodurre la critica, il dubbio, la possibile diversa lettura, ha rappresentato molto nella storia del movimento comunista ed è stato un passaggio ineludibile per uscire dal dogmatismo stalinista. E’ stato un passaggio ineludibile per riprendere il metodo marxiano che aveva caratterizzato il movimento operaio e comunista da Marx fino alla generazione che seppe fare la rivoluzione in Russia e quel grande ciclo di lotte a cavallo degli anni ’20 in tutta Europa. Hai ricordato in tempi difficili che il metodo scientifico, basato sul disvelamento delle apparenze, sulla ricerca in campo aperto e sul riconoscimento degli errori, il provare e riprovare, è il l’unica strada attraverso cui è possibile superare il capitalismo e costruire un percorso di liberazione per la classe operaia e per il genere umano. Molti considerano la politica l’arte del governo e alla fine si piegano ai rapporti di forza interiorizzando e riproducendo gerarchie. Tu hai sempre mantenuto al centro della politica la ricerca della libertà, anche in una fase in cui questo era difficile. Sei stato un precursore e come tutti i precursori hai vissuto contraddizioni. Non le contraddizioni ma la centralità della ricerca sono però il tuo lascito.
Di questa testimonianza appassionata di lotta politica e ricerca personale ti ringraziamo perché indica una strada, la strada di una vita che vale la pena di essere vissuta. La strada che ci auguriamo tanti e tante ragazze vorranno seguire.
Un caro saluto compagno Ingrao, riposa in pace.
Paolo Ferrero