Mauro Merlino è stato querelato per diffamazione da Attilio Befera, ex numero uno di Equitalia, per aver pubblicato su Youtube un video in cui dichiarava che l’ente “dovrebbe essere denunciato per istigazione al suicidio”. Alcune decine di persone hanno manifestato in solidarietà dell'operaio: "Abbiamo dimostrato che non bisogna avere paura". L'udienza è stata rinviata al 22 novembre
Una cinquantina di persone in presidio con megafoni e bandiere, una bara in corteo e striscioni che recitano “condannati dallo Stato”. E’ iniziato con una manifestazione di solidarietà davanti al Tribunale di Modena il processo a Mauro Merlino, il disoccupato di Fiorano (Mo) querelato per diffamazione da Attilio Befera, ex numero uno di Equitalia, per aver pubblicato su Youtube un video in cui dichiarava che l’ente “dovrebbe essere denunciato per istigazione al suicidio”. L’udienza è stata rinviata al 22 dicembre prossimo perché gli avvocati della parte offesa, cioè Befera, non hanno ricevuto la notifica entro i tempi previsti. “E tuttavia – spiega Merlino a ilfattoquotidiano.it – stamattina abbiamo lanciato un messaggio: non bisogna avere paura di Equitalia”. L’udienza, infatti, è stata anche l’occasione per organizzare una protesta contro la società di riscossione tributi, lanciata attraverso la pagina Facebook di Merlino, “La voce degli inascoltati”. Una cinquantina le adesioni alla manifestazione, che ha portato in corteo una bara, simbolo delle vittime della crisi, e sventolato mutande, “perché è così che ci lascia lo Stato”. “E’ giusto pagare laddove bisogna pagare – sottolinea il disoccupato di Fiorano – ma bisogna anche dialogare col cittadino, non bisogna vessarlo né costringerlo ad avere un cappio al collo”.
La vicenda di Merlino, 45 anni, era iniziata nel 2011, quando aveva perso il lavoro a causa della delocalizzazione dell’azienda ceramica dove era impiegato. “Le ho provate tutte per trovare un altro posto – racconta – ma senza grandi risultati. Ho fatto le pulizie, il giardiniere, ma sempre cose da una o due giornate”. Merlino si era anche rivolto alle istituzioni, per chiedere un aiuto: “Mi sarebbe bastato qualcosa da fare, per avere una piccola entrata, ma nessuno mi ha dato una mano”. Così, qualche mese fa ha pubblicato un video su YouTube, in cui dichiarava che Equitalia dovrebbe essere denunciata per istigazione al suicidio: “Volevo sfogarmi, dire la mia, perché da anni vedo solo porte chiuse davanti a me, anche se debiti con Equitalia non ne ho. E non era nemmeno la prima volta che qualcuno pronunciava quelle parole, anche la politica lanciava accuse simili, e c’erano stati cortei in tutta Italia contro l’ente di riscossione”.
Secondo Befera, tuttavia, quel video, poi rimosso, andava a colpire Equitalia nella reputazione e nell’onore, tanto da far scattare una denuncia per diffamazione. Merlino, invece, scuote il capo. E nonostante la querela, di video ha continuato a pubblicarne, mettendo, tra le altre cose, in vendita un rene “per pagarci le tasse”. “Io ho il diritto di dire la mia opinione – racconta uscendo dal tribunale di Modena – e se dovessi essere condannato significherebbe che nessuno è più libero di parlare”.