Si attendeva il Gp del Giappone per verificare, con un pizzico di speranza o forse d’illusione, se le Mercedes avessero presentato i problemi, ancora ignoti, avuti a Singapore. Il verdetto però ci riporta con i piedi per terra, ristabilendo l’ordine dei valori visti in pista dall’inizio di questa stagione e con una Ferrari, quindi, seconda forza del campionato.
Lo ha dichiarato subito dopo la gara Toto Wolff (direttore esecutivo della Mercedes) che i problemi che avevano afflitto la Mercedes erano stati individuati ma alla domanda su quali fossero, non ha voluto ovviamente rispondere. Probabilmente rimarranno un mistero a cui solo i tecnici della Mercedes, forse, hanno saputo dare una risposta; rimane solo la speranza, per i tifosi ferraristi, che nel proseguo della stagione possa ripetersi una qualche “amnesia tecnica fulminante”.
Per il momento quello che è certo è che in casa Mercedes dispongono di risorse che altri team non possono vantare. Dopo solo pochi giorni dal Gp di Singapore, in Giappone il team Mercedes è stato l’unico a modificare, in modo più vistoso, la vettura. In genere quando si affrontano doppie trasferte ravvicinate come queste (Singapore e Giappone) i team mantengono quasi invariate le vetture. In Mercedes invece si è lavorato tantissimo e si è continuato a migliorare ed adattare la W06. Va specificato però che questi interventi non vanno visti come riparatori alla brutta perfomance del Gp precedente, al contrario, sono lavori che erano stati già pianificati e quindi, come da programma, spediti dall’Inghilterra direttamente in Giappone per questa gara.
Al posteriore gli interventi sicuramente più incisivi. L’ala posteriore, infatti, è stata modificata nuovamente ripristinando il bordo d’uscita del flap superiore curvato verso il basso alle due estremità. Soluzione che riduce la superficie complessiva del profilo abbassandone il Drag (il coefficiente di resistenza aerodinamica all’avanzamento) e migliorando la capacità della vettura di raggiungere alte velocità di punta. Su una pista come Suzuka, infatti, è fondamentale trovare il giusto compromesso aerodinamico che consenta di avere una buona quantità di “carico” senza però sfavorire troppo le velocità massime e quest’ala riesce, grazie alla sua conformazione, a non penalizzare troppo la vettura alle alte velocità.
Altra operazione in questo senso è rappresentata dall’intervento indicato nel Det.1. Lungo la paratia verticale dell’ala posteriore è stato aggiunto uno slot che percorre buona parte del bordo d’entrata, in precedenza era molto più piccola e posizionata più in basso. Soluzione che ricorda quella provata in alcune sessioni di libere dalla Red Bull e che ha lo scopo di scaricare un po’ l’ala alle alte velocità, senza perdere però, in modo eccessivo, carico aerodinamico nei curvoni da medio-alta velocità. Si eliminano, in questo modo, alcune turbolenze generate dalle gomme posteriori e si aumenta la quantità d’aria che passa tra le paratie sotto il flap superiore. Condizione questa che consente di trovare una soluzione di compromesso per il complesso e completo circuito di Suzuka.
Interessante è anche la modifica apportata alla parte terminale delle pance dove è stato inserito un convogliatore di flusso. Particolare che era già stato visto nei Gp precedenti ma che in quest’ultimo GP è stato ampliato e migliorato. Vedi det.2. Questo convogliatore elimina le turbolenze dei flussi dell’aria che giungono poi nella delicata zona del diffusore aiutando quest’ultimo a lavorare con un flusso più stabile ed essere perciò più efficiente e generare più carico.
Infine l’impego nuovamente di un monkey-seat semplificato e più “scarico” rispetto alla versione dello scorso anno. Un profilo che aggiunge carico ma non troppo sempre cercando di trovare quel compromesso aerodinamico fondamentale a Suzuka.
Un mondiale che quindi sembra chiudere alle speranze rosse di potersi inserire in una lotta iridata. Al di là di qualche noia tecnica e di affidabilità il potenziale della Mercedes appare ancora molto distante. Le speranze quindi vanno rimandate al 2016 augurandosi che a Maranello siano, con gli uomini rimasti e scelti, in grado di chiudere definitivamente il gap con l’avversario tedesco.