La procura della Bassa Sassonia ha aperto un'indagine nei confronti dell'ex numero uno, che dato le dimissioni la scorsa settimana: l'ipotesi di reato è la frode. Intanto è stato reso noto che sono 2,1 milioni gli esemplari Audi coinvolti nello scandalo
L’ex numero uno indagato per frode, quello nuovo che scrive ai dipendenti e prevede un futuro nerissimo, lo scandalo che si allarga e i consumatori che si ribellano. Volkswagen resta nella bufera e emergono nuovi particolari sulla truffa sui test per misurare le emissioni nociva. Il portavoce di Volkswagen Juergen de Graeve ha detto a Bloomberg che sono oltre 2,1 milioni nel mondo le Audi dotate del software in grado di truccare le rilevazioni. I modelli in questione sono A1, A3, A4, A5, A6, TT, Q3, Q5. Su 11 milioni di auto incriminate, oltre 1,4 milioni sono state vendute nella sola Europa occidentale, 577mila delle quali in Germania. Che il marchio di lusso del gruppo Volkswagen fosse invischiato nel diesel gate non è una novità assoluta, mentre lo è la portata del coinvolgimento. Lunedì, poi, si è saputo anche che la procura della Bassa Sassonia ha aperto un’indagine nei confronti dell’ex amministratore delegato Martin Winterkorn, che dato le dimissioni la scorsa settimana. L’inchiesta sarà concentrata su “accuse di frode nella vendita di auto con dati sulle emissioni manipolati”, ha fatto sapere la procura. I titoli Volkswagen hanno perso anche oggi più del 7% in borsa.
Il nuovo ad ai dipendenti: “Gruppo in situazione drammatica”
“Volkswagen è in una situazione drammatica. Sarà tutt’altro che facile ripristinare la reputazione della società e riconquistare la fiducia dei clienti” ha detto il nuovo a.d. di Volkswagen, Matthias Mueller, in una lettera al personale visionata da Reuters. Anche sulla testa del nuovo amministratore delegato pendono tutta una serie di interrogativi, a cominciare dalla sua adeguatezza al ruolo in un momento così delicato e in sostituzione del dimissionario Martin Winterkorn. “Lui ha fatto una carriera all’interno del sistema Vw, quindi come può essere credibile la promessa che tutto cambierà per il meglio a partire da ora? Questi dubbi stanno pesando sul titolo” ha detto Sascha Gommel, analista di Commerzbank.
Il governo tedesco: “Non eravamo a conoscenza dell’esistenza del software incriminato” – Volkswagen sta cercando di correre ai ripari, ma gli effetti negativi sono ben lungi dall’essere esauriti. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters, i vertici di Wolfsburg hanno deciso di sospendere i responsabili della ricerca e sviluppo di Audi, Porsche e della casa madre, dopo che nei giorni scorsi era emerso che i test sulle emissioni negli Usa, poi risultati truccati, erano gestiti direttamente da ingegneri impiegati in Germania. Fin qui il fronte interno della vicenda. Fuori dagli uffici Volkswagen, invece, continuano gli attacchi al marchio. E mentre il ministero dei Trasporti tedesco ha smentito di essere stato a conoscenza dell’esistenza del software incriminato, un importatore di auto in Belgio ha comunicato il blocco della vendita di 3,2 milioni di vetture che potrebbero essere dotate del programma installato da Volkswagen per manipolare i dati. D’leteren Auto, storico operatore dell’import belga, ha definito la decisione “precauzionale” in attesa che la casa tedesca renda noto un elenco completo e dettagliato dei veicoli equipaggiati con il software (il documento dovrebbe arrivare la prossima settimana). Le auto interessate dalla misura dell’importatore sono le Euro5 con motore diesel EA 189. L’operatore import non ha voluto confermare il dato fornito la scorsa settimana dal ministro dell’Economia belga, Kris Peeters, che aveva parlato di 500mila vetture coinvolte nello scandalo nel Paese.
Partita la prima class action negli Stati Uniti. Il ministro Delrio: “Possibile anche da noi” – Negli Stati Uniti, intanto, è partita la prima class action contro Volkswagen. A muoverla – riferisce l’Handelsblatt – è un fondo pensionistico del Michigan che ha deciso di rappresentare in giudizio una serie di investitori, che ritengono di aver pagato prezzi artificialmente gonfiati per investire in Volkswagen, visti livelli di emissione dei gas di scarico manipolati. E di aver perso così centinaia di milioni di dollari. Il quotidiano parla anche di 80 cause dei consumatori statunitensi contro la casa automobilistica tedesca. Iniziative replicabili anche in Italia? “E’ possibile, non si può prevedere, è certamente possibile” ha detto il ministro per le Infrastrutture e trasporti Graziano Delrio. In realtà qualcosa già bolle in pentola. Il Codacons, infatti, ha già raccolto oltre 12mila pre adesioni su tutto il territorio nazionale da parte di proprietari di auto diesel del marchio tedesco e sta ultimando l’atto di citazione contro la casa automobilistica tedesca, che verrà formalmente presentato nelle prossime ore. “Tecnicamente, l’azione collettiva mira a far riconoscere sia il danno contrattuale, legato alla vendita di un bene (l’automobile) avente caratteristiche diverse da quelle promesse – ha detto Carlo Rienzi, presidente dell’associazione dei consumatori – sia quello extracontrattuale, per essere stato l’automobilista indotto a diffondere sostanze tossiche vietate nell’aria, contribuendo a sua insaputa all’inquinamento atmosferico“.
Lo studio: anche altre case in Ue truccano i test sulle emissioni – Alcune macchine nuove, tra cui Mercedes classe A,C e E, Bmw serie 5 e Peugeot 308, consumano circa il 50% di benzina in più rispetto a quanto dichiarato dai risultati di laboratorio diffusi dalle marche stesse. Lo rende noto l’organizzazione Transport & Enviroment sulla base di loro test su strada. Secondo questo studio, la differenza tra le performance reali e quelle ufficiali è talmente rilevante che è difficile da spiegare secondo gli standard comuni, per cui non si può escludere la manipolazione dei test stessi. Anche se questa ricerca – sottolinea lo studio – non ha dimostrato la presenza di ‘dispositivi specifici‘ in grado di falsificare i dati, simili a quelli utilizzati da Volkswagen, tuttavia, raccomanda sempre la stessa ricerca, i governi europei dovrebbero estendere i loro controlli dai software per la misurazione delle emissioni a eventuali manipolazioni circa il reale consumo delle auto.